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La nuova disciplina processuale del segreto di Stato

Il segreto è tradizionalmente considerato come una categoria gnoseologica che pone su due piani completamente separati governanti e governati: gli uni dispongono della conoscenza; gli altri conoscono solo ciò che è loro rivelato. Tra le varie tipologie di arcana, il segreto di Stato rappresenta senza dubbio quello più delicato, posto che interagisce necessariamente con i valori e i principi che rappresentano le più alte conquiste delle società democratico-costituzionali. Ne deriva, come ovvia conseguenza, l'urgenza di collegare in maniera inequivoca l'istituto a fondamentali e irrinunciabili canoni costituzionali, in modo da rendere equa e “bilanciata” la compressione di diritti, garanzie e funzioni che pure trovano fondamento nella Carta Fondamentale, in particolare, il diritto della informazione e, soprattutto, la funzione di accertamento giudiziale.
L'esigenza di apprestare una risposta alle sempre più pressanti istanze di rinnovamento del segreto di Stato - rinnovatisi a seguito del verificarsi di torbide vicende giudiziarie, che hanno, da un lato, evidenziato un frequentissimo abuso dell'istituto da parte degli organi politici, da un altro, la “tendenza” della magistratura a forzare indebitamente le sfere di segretezza pur legittimamente apposte – ha condotto, dopo una gestazione di oltre trent'anni, all'approvazione della legge 3 agosto 2007, n. 124, intitolata “Sistema di Informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”.
La legge incide in maniera energica sulle procedure politico-amministrative di apposizione e sul rapporto segreto-servizi segreti, soffermandosi, infine, anche se in maniera piuttosto confusa, sulle interrelazioni tra processo penale e opposizione degli arcana imperii, nel tentativo di creare un sistema unitario che potesse far emergere in maniera chiara e limpida i confini dell'azione degli organi giudiziari allorquando venga ad intrecciarsi con con un segreto di Stato e/o con l'attività dei servizi segreti. Tuttavia, le problematiche emerse nel corso della vicenda “Abu Omar” - il cui epilogo è stato altamente politicizzato per la salvaguardia dei rapporti internazionali - dimostrano come sia altamente improbabile ricostruire, alla luce della predetta legge 124 del 2007, un ragionevole “sbarramento” al processo penale dovuto all'opposizione degli arcana imperii, con la conseguenza che, ancora oggi, risulti difficile affermare fino a che punto le esigenze di tutela della salus rei publicae possano legittimamente ostacolare il regolare corso dell'attività della magistratura.

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10 PREFAZIONE. Datata 24 ottobre 1977, n. 801, la legge allora tanto attesa, recante in diciannove stringati articoli la ‖Istituzione e ordinamento del servizio per le Informazioni e la sicurezza e la disciplina del segreto di Stato‖, stava per compiere i trent'anni di vita, quando, il 12 ottobre del 2007, l'entrata in vigore della legge 3 agosto 2007, n. 124, intitolata ―Sistema di Informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto‖, con i suoi quarantasei articoli, ne ha sancito l'abrogazione, fatte salve, in via provvisoria, alcune parti di ordine strutturale bisognose di specifica regolamentazione. Sebbene sia da annoverarsi tra le più brevi della storia, la XV legislatura è riuscita, quindi, nel difficile compito di varare la riforma dei servizi di intelligence e del segreto di Stato, fornendo finalmente una risposta alle sempre più pressanti istanze di rinnovamento di un sistema che, a partire dalla metà degli anni '90, ha cominciato ad evidenziare tutte le sue carenze strutturali. Un intervento del legislatore in questo settore era, invero, atteso da lungo tempo e reclamato da più parti, con toni che si erano fatti via via più insistenti. Alla base di queste esigenze, così fortemente avvertite, oltre alla constatazione che la legge n. 801 del 1977 era sostanzialmente incompleta, vi era una pluralità di fattori. La fine della guerra fredda e la sconfitta del fenomeno terroristico degli anni

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