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La Legge Francese sui «Mouvements Sectaires»

A partire dagli anni cinquanta, un’ampia letteratura si viene interessando della presenza di gruppi religiosi nati in gran parte negli ultimi due secoli, che si presentano come alternativi rispetto alle tradizioni religiose maggioritarie e che vengono indicati con i termini più diversi. In Italia, Francia, Spagna, Germania, tali gruppi vengono sovente indicati con il termine «setta». I sociologi ammettono però la difficoltà di utilizzare tale definizione, più idonea a definire movimenti religiosi che provengono dal mondo orientale e che sono quindi estranei all’area culturale dell’occidente cristiano. Inoltre il ricorso a tale termine può generare confusioni ed equivoci poiché nel linguaggio comune è sinonimo di gruppo socialmente pericoloso, carattere che aprioristicamente non è attribuibile ai movimenti religiosi e spirituali oggetto di questa trattazione. Sicché è venuta imponendosi, nell’uso di molti studiosi, l’espressione “nuove religioni” o “nuovi movimenti religiosi”, definizione quest’ultima che ha il pregio di essere ideologicamente neutra , non sottendendo alcun giudizio di valore che giustifichi per essi una normativa prevaricatoria o, comunque, di sfavore . Il comune denominatore di tali “movimenti”, risiede nel fatto che queste espressioni di fede si pongono in rapporto di alternatività ed estraneità rispetto alle religioni istituzionali ed in particolare alla tradizione ebraico-cristiana. Gli ordinamenti europei si sono trovati quindi di fronte ad uno sviluppo di questa fenomenologia religiosa che ha messo in moto il sistema dei rapporti tra istituzioni statali e confessioni religiose proponendo problemi giuridici del tutto nuovi in Stati che si ispirano a principi di laicità, libertà di religione e uguaglianza, di fronte ai quali ci sono reazioni di duplice ordine. Si è proposto, da una parte, di elaborare una strategia repressiva, fondata sulla elaborazione di una legislazione speciale capace di tipizzare specifiche patologie confessionali. Allo stesso tempo è stata rimessa in discussione la validità dei criteri attraverso cui è stato elaborato sino ad oggi il concetto di confessione religiosa, e di religione, e si è cercato di individuare un confine che facesse da spartiacque tra ciò che merita tutela della libertà religiosa e ciò che ne è fuori. Qualunque sia la posizione che si ritenga di dover assumere in ordine alla complessa vicenda che attualmente interessa il fenomeno religioso, non si può giungere a negare ogni rilevanza alla religione sul piano sociale, dal momento che la religiosità continua ancor oggi ad intervenire in vario modo nei diversi ambiti della vita sociale.

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A partire dagli anni cinquanta, un’ampia letteratura si viene interessando della presenza di gruppi religiosi nati in gran parte negli ultimi due secoli, che si presentano come alternativi rispetto alle tradizioni religiose maggioritarie e che vengono indicati con i termini più diversi. In Italia, Francia, Spagna, Germania, tali gruppi vengono sovente indicati con il termine «setta». I sociologi ammettono però la difficoltà di utilizzare tale definizione, più idonea a definire movimenti religiosi che provengono dal mondo orientale e che sono quindi estranei all’area culturale dell’occidente cristiano. Inoltre il ricorso a tale termine può generare confusioni ed equivoci poiché nel linguaggio comune è sinonimo di gruppo socialmente pericoloso, carattere che aprioristicamente non è attribuibile ai movimenti religiosi e spirituali oggetto di questa trattazione. Sicché è venuta imponendosi, nell’uso di molti studiosi, l’espressione “nuove religioni” o “nuovi movimenti religiosi”, definizione quest’ultima che ha il pregio di essere ideologicamente neutra 1 , non sottendendo alcun giudizio di valore che giustifichi per essi una normativa prevaricatoria o, comunque, di sfavore 2 . Il 1 S.FERRARI, Diritti dell’uomo e libertà dei gruppi religiosi. Problemi giuridici dei nuovi movimenti religiosi, Padova, 1989,4. 2 L’aggettivo “nuovo” inoltre risulta utile in quanto sta a indicare che questi movimenti religiosi sono portatori di «nuovo» nel senso di nuove forme e pratiche religiose; ma, oltre ciò, si fa riferimento alla proliferazione quantitativa del fenomeno nella realtà contemporanea. 3

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