La Comunità europea e lo sport: problematiche giuridiche scaturite dalla sentenza Bosman
Il tentativo del mondo sportivo di ricercare una sfera di azione autonoma è spesso sfociato nella convinzione da parte delle varie istituzioni del settore di poter esistere come ordinamento separato rispetto a quello statutario.
La situazione in Europa si è notevolmente complicata nel momento in cui allo Stato si è aggiunto l’ordinamento giuridico comunitario, nei confronti del quale il mondo dello sport ha sempre manifestato una certa diffidenza.
Nel dicembre 1995, la situazione appena delineata è stata notevolmente turbata dalla Corte di Giustizia delle Comunità europee la quale, rendendo la sua sentenza nel caso Bosman, ha provocato un vero terremoto nel mondo del calcio e dello sport in generale; mai come prima di allora il problema delle libere correzione degli sportivi all'interno della Comunità europea era stato assunto a gli onori della cronaca, suscitando un vivo interesse anche nei settori non specializzati in diritto comunitario.
È questo il principale oggetto della presente trattazione.
Com'è noto, la citata sentenza condannava alcune regole vigenti all’epoca nel settore calcistico, circostanza per cui, essendo il calcio uno degli sport più praticati e seguiti in Europa, una pronuncia pregiudiziale della Corte di Lussemburgo ha trovato eco, oltre che nella dottrina, anche tra i media ed il grande pubblico.
Un po' meno conosciuto è, forse, il fatto che, per quanto importante, la suddetta pronuncia non abbia rappresentato altro che la ripresa di un rapporto, o meglio ancora di un dialogo, tra il mondo dello sport e la Comunità europea, il cui legame si era bruscamente interrotto qualche anno prima.
Per la Comunità europea il caso Bosman ha rappresentato un mezzo attraverso cui riaffermare l'applicazione del diritto comunitario anche nel settore sportivo, apparentemente al di fuori delle sue regole; per il mondo sportivo europeo la stessa, è stata invece avvertita come un'indebita interferenza nell’affermazione dell'autonomia privata organizzata riconosciuta e rispettata dagli Stati.
Proprio dalle relazioni tra il mondo dello sport e il diritto nazionale, per poi passare a quello comunitario si è, infatti, ritenuto di dover originare lo svolgimento del presente lavoro.
Prima di addentrarsi in una dettagliata analisi della sentenza è, infatti, necessario considerare la rilevanza dell'attività sportiva sia a livello nazionale che comunitario; lo sviluppo del concetto di sport, il suo inserimento, nonchè i rapporti intercorrenti tra l'ordinamento giuridico interno e quello sportivo.
Si è inoltre cercato di analizzare la natura giuridica del lavoro sportivo nonchè la sua relazionale con la libertà di concorrenza, per poi passare ad un'analisi della libera circolazione dei lavoratori subordinati alla luce della sentenza Bosman.
Una certa attenzione è stata anche posta per comprendere se la libera circolazione degli sportivi potesse comunque essere regolata secondo altre norme pertinenti del diritto comunitario; tale analisi è stata fatta anche considerando contrasti e compromessi, in materia, tra UEFA e Comunità europea.
L'esame del problema è stato condotto, in special modo, attraverso la giurisprudenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee, la cui interpretazione estensiva delle norme del Trattato ha portato a riconoscere, a determinate condizioni, l'applicabilità –in materia– delle norme riguardanti la libera circolazione dei lavoratori.
La sentenza Bosman viene quindi inserita nell'alveo di altre significative pronunce anteriori (quali la sentenza Walrave e la sentenza ha Donà) e successive (come la sentenza Deliège e la sentenza Lehtonen) rese, in materia, dalla stessa Corte; circostanza questa che permetterà di apprezzare nella giusta misura l'evoluzione delle discipline in oggetto.
Mentre le due sentenza anteriori, entrambe degli anni Settanta, forniscono i principi cardine della materia, le due ultime esprimono senza dubbio, non solo un nuovo approccio verso lo sport, materia che indubbiamente riesce a collegare l'aspetto prettamente economico e finanziario con quello dello svago, della competizione e della sua rilevanza sociale, ma anche un crescente interesse per tale attività all'interno della Comunità.
È stato anche analizzato il profilo degli sportivi comunitari, ossia di quei cittadini di uno degli stati membri che compongono la comunità europea differenziando quelli non comunitari, per il quale è prevista una differente disciplina.
Per questi ultimi soggetti viene fatta un'ulteriore distinzione tra cittadini extracomunitari, nel caso in cui essi provengono da Paesi terzi con i quali la comunità ha concluso degli accordi di associazione o nel caso in cui, pur provenendo da Paesi esterni all'Europa, siano stati -per le ragioni che si vedranno- “equiparati” a quelli comunitari.
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Citroni |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Parma |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Fausto Capelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 264 |
FAQ
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