L'oggetto del giudizio amministrativo ed il riparto di giurisdizione
Fin dalla nascita della giurisdizione amministrativa, con le leggi del 20 marzo 1865, n.2248, All.E e del 31 marzo 1889, n.5992, il processo amministrativo è stato caratterizzato da una certa qual difficoltà nel delineare con precisione quale fosse l'ambito di competenza da riconoscersi al giudice amministrativo e quale al giudice ordinario. La formulazione della legge, mai particolarmente chiara, ha comportato nel corso degli anni la nascita i diverse correnti di pensiero, tanto a livello dottrinale quanto a livello di giurisprudenza, in quest'ultimo caso creando più di una volta contrasti in seno allo stesso Consiglio di Stato, ora favorevole in alcune pronunce ad un tesi, ora promulgatore di teorie contrarie in altre sentenze. Ciò che da sempre ha costituito terreno di scontro è rappresentato dalla necessità di distinguere con una certa precisione quanto pertiene alla giustizia ordinaria e quanto a quella amministrativa. Concetti quali causa petendi e petitum, carenza e cattivo esercizio del potere si sono rincorsi lungo gli anni per cercare di consegnare alla storia una suddivisione il più possibile logica e stabile per quanto concerne il riparto di giurisdizione. Ciò non ostante, forse anche a causa di una legislazione mai particolarmente chiara, il processo amministrativo è quasi sempre stato considerato un processo in tono minore e questo ha comportato più e più volte oggettive difficoltà per il cittadino alla ricerca di tutela per il proprio diritto. Proprio il concetto di diritto è stato, e lo è tutt'ora, il fulcro del riparto di giurisdizione: da un lato i diritti veri e propri, con la loro tutelabilità di fronte al giudice ordinario, dall'altro i cosiddetti interessi legittimi, tutelabili di fronte al giudice amministrativo. Non che tale suddivisione si riveli risolutiva di tutte le problematiche: da un lato gli interessi legittimi portano con sé la questione della diversità (e della conseguente diversa tutelabilità) degli interessi pretensivi rispetto a quelli oppositivi ed inoltre il caso del silenzio della pubblica amministrazione (silenzio-rigetto piuttosto che silenzio-rifiuto) ha costituito un nodo essenziale nello sviluppo della tutela nei confronti della P.A. Per altro, nemmeno i diritti godono di un tutela così incondizionata in quanto, sebbene difensibili di fronte al giudice ordinario, troppo spesso hanno trovato sbarrata la strada verso la loro tutela dal cosiddetto Principio della separazione dei poteri. Il divieto di annullamento di atti amministrativi ha quindi impedito, in determinati casi, che la tutela del diritto si esplicasse in modo pieno così come, invece, sarebbe accaduto in caso di controversia insorta non tra P.A. e privati bensì solo tra privati.
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Informazioni tesi
Autore: | Maurizio Piacenza |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Claudio Dal Piaz |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 395 |
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