Il rito abbreviato. Evoluzione dalla legge Carotti ad oggi
Il legislatore italiano ha introdotto la disciplina dei procedimenti speciali nel libro VI del codice di rito penale, prevedendone cinque tipi, ossia giudizio abbreviato, giudizio immediato, giudizio direttissimo, procedimento per decreto e applicazione della pena su richiesta dell’imputato, distinguibili e catalogabili in tre gruppi: riti speciali soggettivi fondati in altre parole sulla scelta volontaria di una o entrambe le parti( tra questi, giudizio abbreviato e patteggiamento); riti speciali oggettivi fondati in altre parole su una scelta iniziale imperativa del magistrato penale combinata col consenso dell’imputato o con l’accordo di questo e pubblico ministero e, soprattutto, fondati su elementi obiettivi come la facilità dell’accertamento probatorio(giudizio direttissimo ed immediato);infine riti speciali misti fondati su una scelta del magistrato accompagnata da un atto volontario delle parti(procedimento per decreto).
Il connotato originale ed unificante di tali riti, altrimenti definiti “differenziati” o “alternativi”, consiste nella loro irriducibilità allo schema tipico del procedimento ordinario. Infatti se quest’ultimo si snoda lungo una linea composta da tre segmenti principali, vale a dire indagini preliminari, udienza preliminare e giudizio, i procedimenti speciali si caratterizzano per l’assenza di almeno uno di quei segmenti.
Affinché l’esigenza, propria di un ordinamento democratico, di assicurare a ciascun individuo pari diritti e garanzie in relazione alla propria responsabilità penale, non sia scalfita da questi procedimenti alternativi, è comunque necessario che la compressione di questi diritti sia espressamente autorizzata dalla legge e risulti ragionevole alla luce di un adeguato bilanciamento tra l’efficienza e l’economia del sistema processuale e la protezione delle garanzie individuali.
Ed è sulla base di questo bilanciamento e sulla volontà politica del legislatore di offrire sul piano processuale una varietà di strumenti di accertamento e di giudizio misurati sulle diversità di ogni illecito criminoso, che siamo arrivati all’introduzione e al rafforzamento dei riti alternativi. Se infatti, nel sistema penale del 1930, a causa della presenza dello stato autoritario e assistenziale, si ammetteva una soluzione patrizia o consensuale della causa penale, esclusivamente di fronte ai reati cd bagatellari 1, con la riforma del 1989, avvenuta con d.P.R. 22 settembre 1988 n. 447, il legislatore ha assegnato grande spazio alla cd giustizia negoziata ampliando notevolmente il dominio delle parti sulle situazioni processuali. In particolare ha esteso l’ambito di applicazione dei già presenti patteggiamento2 e procedimento per decreto ed ha soprattutto introdotto un nuovo rito speciale deflativo del dibattimento: il giudizio abbreviato.
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Informazioni tesi
Autore: | Filippo Marchetti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Enrico Marzaduri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 176 |
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