Il riparto di competenze in materia di tutela e gestione delle risorse idriche
L’acqua non si inquadra nelle tradizionali categorie giuridiche; è un elemento originario della vita e perciò anche uno dei simboli originari dell’umanità. L’acqua è molto di più di un semplice bene pubblico: è risorsa vitale, è diritto fondamentale, è fonte strategica per la ricchezza di una nazione, è valore spirituale. Negli ultimi decenni, si è riscontrato, a livello planetario, un accresciuto interesse per un’eredità così preziosa. A far riflettere è la difficoltà di soddisfare l’approvvigionamento idrico globale: sono più di un miliardo le persone che, ancora oggi, non hanno accesso all’acqua potabile, mentre il resto del mondo ne fa un consumo smisurato! La relazione tra acqua e diritto è contraddistinta proprio dalla progressiva presa di coscienza del valore dell’acqua. Per Giannini, addirittura, “gli ordinamenti giuridici maggiori dell’antichità sono stati originati dalla necessità di regolare la distribuzione dell’acqua”. Nella Premessa, si fornisce una descrizione dell’assetto idrologico, degli usi dell’acqua, delle infrastrutture del settore, necessaria introduzione al quadro normativo, passato e presente. Si scorge un invito alla riflessione: senza dubbio, le Istituzioni possono e debbono azionare strategie per un uso più consapevole e razionale delle risorse idriche, ma - occorre ammetterlo - non ci si può limitare ad attendere gli effetti degli strumenti normativi in materia. E’ necessario intervenire sulle abitudini di consumo. Nella 1^parte dell’elaborato, si è offerta una rassegna della normativa previgente, dai primi timidi interventi postunitari (l. 2248 del 1865, all. f; legge Giolitti; T.U. 1775 del 1933) all’entrata in vigore della Costituzione e alla vera irruzione del “problema-acqua” nell’agenda politica, prima con la l. Merli e il d.P.R. 616/77, poi con la l. sulla difesa del suolo del 1989, che si autoqualifica “norma fondamentale di riforma economico-sociale della Repubblica”.La l. 36/1994 (Disposizioni in materia di risorse idriche) incarnava il più apprezzabile tra gli strumenti di riorganizzazione del servizio idrico fino ad allora adottati. Si ambiva a concretizzare il passaggio da un regime di frammentazione e di dipendenza economica dai Comuni, con conseguente dispersione gestionale ed agonia finanziaria, ad un sistema integrato, basato sull’offerta di risorse, non solo finanziarie, da parte delle imprese, e su una logica industriale di conduzione degli impianti.Con il d.lgs. 112/98, in attuazione della legge Bassanini, che realizza quella che è stata magistralmente definita una riforma a Costituzione invariata, viene rafforzato il ruolo delle Regioni. Si applicano, comunque, i principi di gradualità e di effettività del conferimento (d.lgs. 112/98), nonché di efficienza, economicità, omogeneità ed adeguatezza (art. 4 l. 59/97), per cui, innanzitutto, il trasferimento delle funzioni statali non può mai tradursi in un abbassamento del livello di tutela già garantito dallo Stato. Inoltre, l’art. 5 dello stesso d.P.R. precisa che lo Stato esercita poteri sostitutivi, verso le Regioni e gli altri Enti interessati dal conferimento di funzioni, “in caso di accertamento di inattività che comporti inadempimento agli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea o pericolo di grave pregiudizio agli interessi nazionali”.L’elemento di continuità e di innovazione rispetto all’abrogata l. Merli è rappresentato dal d.lgs. 152/99, via italiana alla tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi delle risorse idriche. Basta scorrere l’elenco delle normative esplicitamente abrogate, per aver un’idea della vera e propria “rivoluzione” che il decreto in questione ha consumato. Tra le fonti di maggior impatto sul sistema, la direttiva 60/2000/CE, che definisce i principi generali e gli obiettivi per l’azione comunitaria in materia di acque. La direttiva-quadro, con l’individuazione dei distretti idrografici quale principale unità di gestione e il conseguente coordinamento di organi, istituzioni e funzioni, ha invitato Stato e Regioni ad una stretta collaborazione, nel quadro di una gestione tanto flessibile della politica delle acque quanto attenta alle ragioni dell’economia idrica, nel tentativo di evitare, per quanto possibile, il ricorso alla legislazione emergenziale. La politica comunitaria inaugura il cammino di reductio ad unum della disciplina delle acque: per la 1^volta, si guarda alle acque in un’ottica di sostenibilità e di intervento pubblico nei settori “idroesigenti”. Sforzandosi di adempiere agli obblighi comunitari, la l. 308/04 ha delegato al Governo il compito di redigere un testo unico. E’ un tentativo di superare la pericolosa frammentazione e la frequente destrutturazione della materia ambientale, rectius dei suoi settori nevralgici. La II parte è dedicata al d.lgs. 152/06, che colloca in 3 sezioni della parte III le norme in materia di difesa del suolo, tutela delle acque dall’inquinamento e gestione delle risorse idriche
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Informazioni tesi
Autore: | Annalisa Tricarico |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Marcello Clarich |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 270 |
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