1
PREMESSA
1. Il valore dell’acqua
L acqua non si inquadra perfettamente nelle tradizionali categorie giuridiche.
L acqua Ł un elemento originario della vita e perci anche uno dei simboli
originari dell umanit 1.
L acqua Ł, dunque, molto di piø di un semplice bene pubblico: Ł risorsa
vitale2, Ł diritto fondamentale3, Ł fonte strategica per la ricchezza di una nazione,
Ł valore spirituale.
L acqua Ł un patrimonio che abbiamo il dovere di difendere4 e di rinnovare:
non soltanto in un ottica di etica ambientalista, ma soprattutto per non indebitarci
con le generazioni future.
Ed Ł per tali ragioni, che l acqua non pu che costituire una fonte di
conflitti 5.
Negli ultimi decenni, si Ł riscontrato, a livello planetario, un accresciuto
interesse per un eredit cos preziosa. A far riflettere Ł soprattutto la difficolt di
soddisfare un esigenza elementare come l approvvigionamento idrico globale:
sono piø di un miliardo le persone che, ancora oggi, non hanno accesso all acqua
potabile, mentre il resto del mondo ne fa un consumo smisurato!
La relazione tra acqua e diritto Ł contraddistinta proprio dalla progressiva
presa di coscienza del valore dell acqua6. Per M.S. Giannini, addirittura, gli
ordinamenti giuridici maggiori dell antichit sono stati originati dalla necessit
di regolare la distribuzione dell acqua 7. In effetti, l acqua non pu essere
1
J. Ratzinger, Papa Benedetto XVI, Gesø di Nazaret, Milano, 2007. Per il Compendio della
Dottrina sociale della Chiesa Cattolica, il diritto all acqua Ł universale ed inalienabile (n. 485).
2
Second International Water Tribunal, Declaration of Amsterdam, International Books, Utrecht,
1992: Article 1: All members of present and future generations have the fundamental right to a
sustainable livelihood including the availability of water of sufficient quantity and quality .
3
S. Sandri, L acqua: una risorsa strategica? , in Riv. Giur. Ambiente, 2003, p. 13.
4
Un anonimo capo pellirossa ha detto: La Terra non l abbiamo ereditata dai nostri padri, ma
ricevuta in prestito dai nostri figli .
5
N. Lugaresi, Le acque pubbliche, I, Milano, 1995.
6
G. Astuti, voce Acque (introduzione storica generale), in Enc. Dir., I, Milano, 1958, p. 346.
7
M.S. Giannini, Il pubblico potere, Bologna, 1986, p. 27.
2
considerata, al pari dell aria, res communes omnium, nel senso che non pu
restare avulsa da ogni disciplina, personale o reale che sia8.
In sede di prima indagine, si potrebbe pensare ad un problema tipico dei Paesi
in via di sviluppo, dove la crescita demografica Ł costante e la carenza di mezzi
finanziari e il basso livello tecnologico impediscono la realizzazione di opere di
grande impatto sociale. Senza dubbio, per il cosiddetto Terzo Mondo, l acqua
rappresenta il piø importante limite dello sviluppo.
Tuttavia, ad una piø attenta lettura della situazione attuale, emerge come, in
molti Stati dell Occidente, le politiche idriche stiano sperimentando un
significativo processo di trasformazione. Il miglioramento delle condizioni sociali,
l incremento della produzione industriale, l intensificarsi dell uso domestico
determinano un piø alto numero di domande, cui corrisponde la penuria di acque
dolci. Non meno allarmante Ł il deterioramento della qualit delle acque, che
riguarda specialmente i Paesi con maggiore disponibilit idrica (es. Olanda,
Germania, Pianura Padana in Italia), per l inquinamento industriale, agricolo ed
urbano.
Inoltre, persistono situazioni di disagio, in aree geografiche (es. Paesi del
Mediterraneo, inclusa l Italia meridionale), che, soprattutto per le condizioni
climatiche, sono caratterizzate da risorse idriche insufficienti9.
In conclusione, il problema idrico Ł, forse, il piø complesso e il piø globale
dei problemi da cui dipende il futuro del pianeta Terra10.
Oggi, l acqua direttamente fruibile Ł scarsa, non pu essere sprecata.
8
S. Palazzolo, Acque pubbliche ed energia, in Rassegna giuridica dell Energia Elettrica , 1996,
p. 335, Relazione di sintesi al seminario svoltosi, con il medesimo titolo, in Roma il 10 Ottobre
1995, ad iniziativa della citata Rassegna.
9
L. Lepri, Presidente Camera di Commercio di Foggia, Introduzione a Risorse idriche in
provincia di Foggia: gestione, compatibilit , fabbisogni nel nuovo quadro di sviluppo territoriale ,
CD-rom realizzato da Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Foggia con il
contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, 2007.
10
E. Ferragina, Introduzione, in Acqua e sviluppo, Una politica delle risorse idriche per il
futuro del Mediterraneo, a cura di E. Ferragina, Bologna, 2003. Il volume raccoglie diversi
contributi, frutto di un Convegno su Acqua e sviluppo. Una politica delle risorse idriche per il
futuro del Mediterraneo, tenutosi a Napoli nel 2001 e organizzato dall Assessorato al Bilancio e ai
Rapporti con i Paesi del Mediterraneo in collaborazione con l Istituto di Studi sulle Societ del
Mediterraneo (ISSM) del Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR), l Universit degli Studi di
Napoli l Orientale e la Commissione interministeriale per la Politica dell Acqua nel
Mediterraneo. L obiettivo Ł stato quello di far dialogare esperti di problemi idrici provenienti dalle
due sponde del Mediterraneo con i decisori politici, sempre piø consapevoli del ruolo che la tutela
delle risorse idriche riveste per il futuro dell area.
3
2. Le conferenze internazionali e l’etica
A partire dal 1972, si sono succedute numerose iniziative a livello mondiale,
con il principale intento di valorizzare l acqua come bene comune e diritto
umano inalienabile, elemento essenziale per la vita delle persone e per le loro
attivit economiche.
Indubbiamente, nell affrontare un problema che coinvolge, sia pure con
sostanziali differenze, la popolazione di tutti gli Stati, Ł doveroso individuare, gi
a livello internazionale, principi, obiettivi e priorit .
Occorre senz altro menzionare la Conferenza di Stoccolma del 1972, da cui
emergono gi i principi di equit intergenerazionale sottesi al concetto di sviluppo
sostenibile e a quello di risorsa. La Dichiarazione di Stoccolma non si occupa
specificamente delle acque, ma dall insieme delle disposizioni si risale ad alcuni
principi generali applicabili anche all acqua. Al pari dell aria, del suolo, della
flora e della fauna, l acqua Ł risorsa naturale e, come tale, salvaguardata, per il
beneficio delle generazioni presenti e future (principle 2), ma soggetta anche ad
una gestione che conduca ad incrementi e miglioramenti (principle 3) e, nei limiti
consentiti dal diritto internazionale, a sfruttamento (principle 21).
Negli anni Novanta, si moltiplicano le conferenze e le dichiarazioni
internazionali; tra queste, non possiamo non citare: la Carta di Montreal
sull acqua potabile e il risanamento del 1990; la Dichiarazione di Dublino del
1992, con la quale Ł stato riconosciuto il diritto di base di tutti gli esseri umani
ad avere accesso all acqua potabile ed Ł stato affermato, nello stesso tempo, che
l acqua ha un valore economico in tutti i suoi usi correnti e va individuata,
pertanto, come bene economico e che solo nel quadro di questo principio, il
diritto primario pu essere soddisfatto ad un prezzo sostenibile ; la Dichiarazione
di Strasburgo sull acqua come risorsa dei cittadini, di pace e di sviluppo
regionale , su iniziativa del Segretariato Internazionale dell Acqua, nel 1998; la
Dichiarazione di Parigi, sempre del 1998, sull acqua e il suo sviluppo.
Un attenzione particolare merita la United Nations Conference on
Environment and Development, che si svolge a Rio de Janeiro nel giugno del 1992
e porta, tra l altro, alla redazione dell Agenda 21, il cui capitolo 18 Ł dedicato alle
4
risorse idriche. Proprio in conformit alla raccomandazione contenuta
nell Agenda 21, l Assemblea generale delle Nazioni Unite emana, nel 1992, la
risoluzione A/RES/47/193 con cui dichiara il 22 marzo di ogni anno World Day
for Water . Nel capitolo 18, l acqua Ł considerata elemento essenziale
dell ecosistema e della vita delle persone, da tutelare quantitativamente e
qualitativamente e da gestire in via integrata, attraverso strumenti di
pianificazione. In questo senso, ne sono catalogati i possibili usi: acqua potabile,
usi igienici, usi agricoli, usi industriali, usi civili urbani, produzione di energia
elettrica, piscicoltura, trasporti, usi ricreativi ed altri. E bene, per , chiarire che
l Agenda 21 Ł un atto privo di valore giuridico vincolante: non Ł fonte di obblighi
specifici per i Soggetti internazionali; rappresenta, piuttosto, un insieme di linee
guida per l azione e la politica degli Stati in merito all uso appropriato e
all adeguata protezione delle risorse idriche.
Nel dicembre del 2001, si tiene a Bonn una Conferenza internazionale su
Acqua, chiave per lo sviluppo sostenibile , in preparazione tanto al Summit di
Johannesburg del 2002 quanto al Forum di Kyoto del 2003. Viene elaborata una
Dichiarazione, che, nell evidenziare la complessit dei problemi e la rilevanza
dell acqua dal punto di vista sociale, ambientale ed economico, fa affiorare la
diffusa preoccupazione per una situazione che, a dispetto delle numerose
conferenze succedutesi, permane nella sua estrema gravit .
E con tale velata apprensione, che, dal 26 agosto al 4 settembre 2002, ben 189
Stati, rappresentati da oltre diecimila persone tra Capi di Stato e di Governo,
diplomatici e membri di organizzazioni intergovernative, e 8000 esponenti di
organizzazioni non governative, imprese ed Enti Locali, prendono parte al WSSD
(World Summit on Sustainable Development), organizzato dall ONU in Sud
Africa, con lo scopo ultimo di individuare modalit operative concrete che
consentano agli esseri umani di migliorare la qualit della loro esistenza
preservando al contempo le risorse naturali. Nel settore dell acqua, viene assunto
l impegno del dimezzamento, entro il 2015, della percentuale di persone che non
dispone di acqua potabile e si promuovono politiche di implementazione e
costruzione di impianti fognari essenziali.
5
Ci sia consentito riportare, qui di seguito, lo slogan dell International Year of
Fresh Water (Anno internazionale dell acqua dolce) , proclamato dall Onu per il
2003, le cui celebrazioni, casualmente o volutamente, coincidono con lo
svolgimento, a Kyoto, nel corso della Giornata mondiale per l acqua, del terzo
Forum mondiale per l acqua11.
Non importa chi siamo, dove siamo e cosa facciamo, noi tutti dipendiamo
dall acqua. Ne abbiamo bisogno ogni giorno, in tanti modi. Ne abbiamo bisogno
per stare in salute, per coltivare, per il trasporto, l irrigazione e l industria. Ne
abbiamo bisogno per animali e piante, per cambiare i colori e le stagioni. In ogni
caso, nonostante l importanza delle risorse idriche nelle nostre vite e per il nostro
benessere, noi stiamo facendo crescere la mancanza del rispetto per loro. Noi
abusiamo dell acqua, la sprechiamo, la sporchiamo, dimenticando quanto sia
essenziale alla nostra sopravvivenza 12.
In effetti, il problema idrico non Ł fatto solo di numeri, percentuali, grafici,
norme giuridiche13. E vero che l acqua Ł bene prioritario e strumentale per tutte
le attivit produttive, ma Ł altrettanto vero che la questione idrica non pu essere
inquadrata solo in un ottica economica. La Storia insegna che culture e religioni
sono legate all acqua: essa ha assunto un alto significato politico nella crescita
delle societ umane, condizionando il rapporto con il territorio, lo stanziamento
delle comunit , i contatti tra civilt diverse, attraverso grandi vie d acqua come il
Nilo, il Tigri, l Eufrate, il Tevere, il Gange14. La Storia delle relazioni
internazionali del ventesimo secolo Ł costellata di esempi di controversie tra Stati
relative allo sfruttamento di corsi d acqua comuni 15.
In settori cos delicati come quello idrico, il diritto deve avere una sua etica
di fondo 16. Tale etica, da promuovere prima a livello internazionale e soprattutto
11
Dopo quelli di Marrakech del 1997 (I Forum) e dell Aja del 2000 (II Forum).
12
Le parole dello slogan sono riportate da M. Magiarra, Note a margine del terzo Forum
mondiale per l acqua, Esperienze di amministrazione e documentazione a cura di M. Montini, in
Riv. Giur. Ambiente, 2003, fasc. 3-4, p. 645.
13
V. Pezza, Acqua e assetto del territorio, in Acqua e Sviluppo, a cura di E. Ferragina, op. cit.
14
Si pensi anche alla suggestiva ipotesi della radice etrusca (rumon, fiume) del nome di Roma.
15
M. Arcari, Acqua e diritto internazionale, in Del diritto alla buona acqua, in
www.ilportoritrovato.net, 2002. L autore menziona la controversia tra India e Pakistan, relativa
alla ripartizione delle acque del fiume Indo, risolta con un Trattato del 1960, quella tra Egitto e
Sudan per l utilizzo delle acque del Nilo, risolta con un Trattato del 1959, ed altre.
16
N. Lugaresi, Diritto delle acque, principi internazionali, etica, in La disciplina giuridica delle
risorse idriche, a cura di N. Lugaresi, F. Mastragostino, Rimini, 2003.
6
tra i Paesi piø industrializzati, dovrebbe essere successivamente trasposta in leggi
direttamente applicabili a livelli territorialmente piø circoscritti.
Ci non Ł accaduto, purtroppo. In fin dei conti, le frequenti conferenze
internazionali non hanno fornito efficaci soluzioni, limitandosi piuttosto a
catalizzare l attenzione degli Stati sul cosiddetto oro blu. Del resto, anche i lavori
di Kyoto si sono limitati ad esporre le problematiche e a confezionare proposte
astratte e poco originali. Solo gli accordi conclusi a livello locale dagli Stati
rivieraschi dei singoli corsi d acqua hanno offerto soluzioni concrete17.
Con questo non si intende certo sminuire l opera di sensibilizzazione finora
compiuta, ma semplicemente ricordare che l urgenza di interventi pratici non pu
tollerare a lungo la retorica. Basti pensare che, dall analisi dei diversi strumenti
giuridici internazionali, non risulta che un diritto dell uomo all acqua rientri nel
novero dei diritti fondamentali assolutamente garantiti. Non Ł, infatti, escluso che,
in via di mera ipotesi, la soddisfazione di bisogni umani vitali, in dipendenza
dall acqua, venga subordinata a superiori esigenze economiche o politiche degli
Stati.
3. La situazione italiana
Il concetto di scarsit Ł ovviamente da interpretare, in relazione all acqua,
nella maniera piø estensiva possibile18. In particolare, l Italia non Ł un Paese dove
l acqua scarseggia, dal momento che la disponibilit teorica eccede di molto
qualsiasi ipotesi di consumo a medio-lungo termine (Irsa-Cnr, 1999)19 e il volume
delle piogge risulta superiore alla media europea.
17
Si pu citare l Accordo sulla cooperazione per lo sviluppo sostenibile del fiume Mekong,
raggiunto nel 1995 tra Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam, o, in ambito regionale europeo, la
Convenzione sulla cooperazione per la protezione e uso sostenibile del fiume Danubio e la
Convenzione per la protezione del Reno, concluse rispettivamente nel 1994 e nel 1999 dagli Stati
rivieraschi di questi fiumi.
18A. Massarutto, Le politiche dell acqua in Italia: la difficile trasformazione dalla politica delle
infrastrutture alla politica ambientale, in La gestione dell acqua tra dimensione locale e grandi
spazi, a cura di P.P. Faggi, Padova, 1999.
19
IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque), istituito nel 1968, con il compito di svolgere studi nei
settori della qualit ambientale, della gestione e protezione delle risorse idriche. Ha fornito: al
Parlamento e alle Amministrazioni pubbliche locali le informazioni necessarie per predisporre una
7
Ci che piø propriamente scarseggia Ł la capacit del territorio e di chi lo
popola di accogliere le alterazioni che si rendono necessarie per beneficiare di
nuove risorse, come serbatoi, dighe, trasferimenti a distanza.
Per troppo tempo, si Ł pensato all acqua come ad una risorsa naturale
illimitata. Oggi, per fortuna, si tenta di integrare gli strumenti di tutela qualitativa
dell acqua con misure volte a preservarne la disponibilit e, a tale scopo, si
reclama il coordinamento tra i diversi Soggetti competenti.
Difatti, il mantenimento e il recupero degli standard qualitativi pu essere
realizzato proprio conservando il volume d acqua presente nei corpi idrici, grazie
ai meccanismi di diluizione ed autodepurazione20.
Peraltro, ci di cui, in Italia, si discute maggiormente Ł proprio la difficolt di
approntare un equilibrato riparto delle funzioni tra centro e periferia.
Essendo inevitabilmente legate al territorio, le questioni idriche, e quelle
ambientali in genere, sono localizzabili , ma mostrano un intrinseca tendenza
alla diffusivit , tracimando i confini delle circoscrizioni amministrative 21.
E cos , quello che ieri era incerto, oggi, purtroppo, Ł notizia sicura: paghiamo
un prezzo altissimo in termini di inefficacia ed inefficienza delle politiche
pubbliche. Parliamo, infatti, di un servizio pubblico22, che, proprio perchØ tale,
dovrebbe (il condizionale Ł d obbligo) rispettare il principio di doverosit nello
svolgimento dell attivit , quello della trasparenza, quelli, ancora, della continuit
del servizio e della qualit delle prestazioni 23.
Dunque, dal momento che Ł indispensabile programmare sempre la gestione
della risorsa idrica, soprattutto in aree caratterizzate da climi asciutti, in cui si
corretta legislazione nel settore delle acque; agli Enti di Gestione opportune metodologie per
l utilizzo e la gestione delle risorse idriche; alle Industrie nazionali, le conoscenze tecnico-
scientifiche, i processi e i prototipi per essere competitive sul mercato globale. E rappresentante
per l Italia in EurAqua, il network che raggruppa le piø importanti istituzioni nel settore delle
acque in Europa. Partecipa ai gruppi di lavoro della CE per l implementazione della Direttiva
Quadro per la protezione delle Acque (su cui v., amplius, il capitolo II della parte I).
Si avverte il lettore che i dati forniti in questa parte sono tratti dalle relazioni dell IRSA, salvo i
casi in cui vi sia un esplicita previsione contraria.
20
P. Brambilla, A. Maestroni, La tutela integrata delle acque: obiettivi di qualit , misure di
risanamento e regolamento degli usi idrici, in Riv. giur. ambiente, 2000, p. 883.
21
F. Fonderico, Ambiente, risorse idriche e difesa del suolo, in Giornale di Diritto
Amministrativo, n. 9/1998, p. 821.
22
Sulla nozione di servizio pubblico v., nella parte I, il paragrafo dedicato alla legge Galli.
23
R. Cavallo Perin, I principi come disciplina giuridica del pubblico servizio tra ordinamento
interno ed ordinamento europeo, in Dir. Amm., 2000, p. 41.
8
creano le circostanze per l insorgere di una sicura competizione tra i diversi utenti,
bisognerebbe individuare con chiarezza chi sia legittimato a disporre della risorsa,
chi sia investito del potere di assegnarla a ciascun utilizzatore (famiglie,
agricoltura, industria, servizi) ed obbligato a controllarne l impiego. Compiti
questi, da eseguirsi osservando criteri di efficienza economica, equit e giustizia,
redistribuzione di ricchezza tra gruppi di utilizzatori, conservazione e risparmio
della risorsa idrica24.
In realt , Ł compito tutt altro che agevole identificare i soggetti responsabili e,
quindi, comporre un quadro generale delle competenze, in materia di
organizzazione e gestione dei servizi idrici e di tutela delle acque
dall inquinamento, specialmente dopo le novit legislative che hanno interessato il
settore negli ultimi anni.
L eccesso di complessit e precariet dell assetto delle competenze Ł degno
figlio dell ipertrofia normativa.
Ormai da decenni, i giuristi e gli operatori testimoniano una preoccupante
carenza di regole e principi in grado di coniugare i compiti dello Stato con quelli
delle Regioni e con le pur fondamentali attribuzioni di Province, Comuni e di altri
soggetti come, ad esempio, le Autorit d ambito e i Consorzi di bonifica ed
irrigazione.
Altro elemento di complicazione Ł dato dalla constatazione che
l indeterminatezza e i dubbi che attanagliano le leggi generali in materia
ambientale si ripresentano in ciascuna disciplina di settore, con inevitabili
ripercussioni in ambiti strategici come l aria, il suolo e, appunto, l acqua 25. Si
pensi semplicemente che, se le competenze dello Stato in materia ambientale sono
certamente enumerate nella legge 349 del 1986, istitutiva del Ministero
dell ambiente, e nel successivo d.lgs. 300 del 1999, la disciplina in materia di
acque assegna allo Stato stesso uno speciale ruolo istituzionale da interpretare
sullo specifico palcoscenico del settore idrico.
24
G. Nardone, M. Prosperi, R. Viscecchia, G. Zanni, Universit degli Studi di Foggia,
Dipartimento PrIME, Valutazione economica della risorsa idrica nell agricoltura della
Capitanata, CD-rom realizzato da Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di
Foggia con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, 2007, op. cit.
25
R. Ferrara, L organizzazione amministrativa dell ambiente: i soggetti istituzionali , capitolo II,
in Diritto dell Ambiente , Roma-Bari, 2008.
9
Un ulteriore incognita Ł addebitabile alla novella costituzionale del 2001, che,
se ha dato risposta a molti tra i quesiti piø incalzanti della c.d. prima Repubblica,
ha, nel contempo, contribuito ad ingenerare nuovi e forti dubbi in merito al riparto
delle competenze.
Nel senso di scongiurare il collasso del sistema, si Ł mossa la legge 308 del
2004, che ha delegato al Governo il compito di riordinare piø normative
disorganiche mediante la redazione di uno o piø testi unici. E un tentativo di
superare la pericolosa frammentazione e la frequente destrutturazione della
materia ambientale, rectius dei suoi settori nevralgici, tra i quali rientra, a buon
diritto, l acqua.
Alla luce di quanto premesso, si Ł ritenuto indispensabile, prima di studiare il
quadro attuale, passare brevemente in rassegna la normativa previgente, dai primi
timidi interventi postunitari all entrata in vigore della Costituzione del 1948 alla
vera e propria irruzione del problema-acqua nell agenda politica, a partire dagli
anni 80 del secolo scorso. A tale ricognizione Ł dedicata la prima delle due parti
in cui Ł suddivisa la trattazione.
Tra le fonti di maggior impatto sul sistema Ł annoverata anche la direttiva
60/2000/CE, meglio nota come direttiva-quadro per le Acque, che definisce i
principi generali e gli obiettivi per l azione comunitaria in materia d acque.
Avvertiamo il lettore che, mentre in questa prima parte si Ł preferito
tratteggiare una cornice unitaria della difesa del suolo e della tutela quantitativa e
qualitativa delle acque, nel seguito, si Ł proceduto ad un indagine separata, per
meglio ricalcare lo scheletro del nuovo Codice dell ambiente (d.lgs. 152/2006),
che colloca in tre distinte sezioni della sua parte III, rispettivamente, le norme in
materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione (artt. 53 e ss.), quelle
relative alla tutela delle acque dall inquinamento (artt. 73 e ss.) e quelle
concernenti la gestione delle risorse idriche (artt. 141 e ss.).
Inoltre, si Ł creduto opportuno esordire con una sintetica descrizione
dell assetto idrologico in Italia, degli usi e degli sprechi dell acqua, delle
infrastrutture del settore, necessaria introduzione al quadro normativo, passato e
presente, in materia di risorse idriche. Il lettore attento vi scorger anche un invito
10
alla riflessione: senza dubbio, le Istituzioni possono e debbono azionare strategie
per un uso piø consapevole e razionale delle risorse idriche, ma - occorre
ammetterlo - non ci si pu limitare ad attendere gli effetti degli strumenti
normativi specifici in materia.
La vulnerabilit dell acqua dipende, infatti, non solo da fattori istituzionali ed
economici, ma anche da fattori sociali ed ecologici. E necessario intervenire sulle
abitudini di consumo.
Oggi, non c Ł una coscienza diffusa dei problemi ed Ł indispensabile farsi
promotori di una cultura e di un etica dell acqua. Educazione, informazione e
sensibilizzazione devono orientare a comportamenti individuali e collettivi piø
responsabili.
4. I profili idrologici della penisola italiana
Precisiamo, sin d ora, che, nella Relazione Annuale al Parlamento sullo stato
dei servizi idrici 2005 , il COVIRI (Comitato per la Vigilanza delle Risorse
Idriche)26 ha dichiarato che le conoscenze riguardanti l entit , qualit ,
distribuzione ed utilizzo delle risorse idriche nazionali appaiono ancora
inadeguate e soprattutto disomogenee, a causa dell incompleta e difficoltosa
attuazione delle norme che disciplinano la gestione e la tutela delle acque ed in
particolare di quelle che riguardano gli obblighi informativi e l alimentazione del
Sistema Informativo Nazionale sull Ambiente .
Dal punto di vista prettamente idrologico, l Italia presenta un estrema
variabilit di situazioni (Irsa-Cnr, 1999): ai grandi bacini del Nord, alimentati da
copiose sorgenti alpine, si affiancano corsi d acqua territorialmente piø contenuti
e dall andamento maggiormente irregolare, lungo la dorsale appenninica.
Le regioni settentrionali si servono di risorse abbondanti e costantemente
disponibili, anche perchØ la loro peculiare conformazione geografica ha consentito
di incrementare le possibilit di sfruttamento dell acqua, mediante opere di
invaso. Siffatta relativa semplicit di accesso alle riserve ha, peraltro, condotto, in
26
Per un inquadramento giuridico di tale soggetto, v., infra, il paragrafo sulla legge Galli.