Il reato di violenza sessuale
Oggetto della tesi è l'analisi del reato di violenza sessuale,disciplinato dall'articolo 609-bis c.p.,introdotto nel nostro ordinamento penale dalla legge n° 66 del 1996.
La formulazione originaria del Codice Rocco prevedeva,agli articoli 519 e 521 c.p.,due distinte fattispecie criminose,rispettivamente rubricate come “violenza carnale” e “atti di libidine violenti”;i suddetti reati,e più in generale l'intera disciplina in materia di illeciti in ambito sessuale,appartenevano ai delitti contro la moralità pubblica e il buon costume,disciplinati entro il titolo IX del libro secondo del codice penale. A seguito della legge 15 febbraio 1996, n° 66, recante "Norme contro la violenza sessuale", è stata disposta l'abrogazione delle due previgenti fattispecie autonome, ora confluite nell'unitario delitto di violenza sessuale, disciplinato dall'articolo 609-bis del codice penale. Una prima, fondamentale innovazione introdotta dal legislatore della riforma riguarda proprio la collocazione sistematica della nuova norma; il reato di violenza sessuale è stato infatti ricompreso tra i delitti contro la persona, e più precisamente contro la libertà personale. Una volta individuato il bene giuridico tutelato dalla norma, si è passati all'analisi dei soggetti del reato, sia sotto il profilo generale che con particolare riferimento ad alcune ipotesi peculiari (violenza sessuale commessa a danno del coniuge o a danno di persone dedite all'attività di prostituzione) che, soprattutto in tempi meno recenti, hanno sollevato qualche dibattito in seno alla dottrina e alla giurisprudenza. I capitoli successivi sono dedicati all'analisi degli elementi costitutivi del reato di violenza sessuale; in primis si è esaminato il concetto di “atti sessuali”, nozione unitaria adottata dal legislatore del 1996 in luogo delle previgenti,distinte ipotesi di congiunzione carnale e atti di libidine. Il quarto capitolo è dedicato all'analisi del primo comma dell'articolo 609-bis c.p.,che disciplina le ipotesi di violenza sessuale compiuta per costrizione, attraverso l'utilizzo di mezzi coercitivi tassativamente elencati, ovvero la violenza, la minaccia e l'abuso di autorità. Il quinto capitolo è dedicato all’analisi della fattispecie di violenza sessuale per induzione mediante abuso delle condizioni di inferiorità fisica o psichica in cui versi la persona offesa al momento del fatto (articolo 609-bis comma II). L'analisi si è concentrata in particolare sull'interpretazione giurisprudenziale dei concetti di inferiorità fisica e psichica, di induzione e di abuso, attraverso una disamina della casistica formatasi sull'argomento. Conclusa la disamina del fatto tipico delineato entro la fattispecie di cui all'articolo 609- bis, si è proseguito con l'esame degli ulteriori elementi che, secondo la tradizionale teoria tripartita, costituiscono il reato, ovverosia l'antigiuridicità, attraverso l'analisi delle cause di giustificazione compatibili con il dettato normativo, e la colpevolezza, con una disamina delle possibili tipologie di dolo applicabili al delitto di violenza sessuale (reato questo,come noto,non imputabile a titolo di colpa). Il settimo capitolo è dedicato all'analisi del delitto nella sua forma tentata; secondo l'orientamento prevalente in dottrina e giurisprudenza, la violenza sessuale appartiene al novero dei reati di mera condotta,giungendo a piena consumazione nel momento in cui viene perfezionato l'atto sessuale, coattivamente imposto o abusivamente indotto. Il capitolo ottavo è incentrato sull'analisi dell'istituto del concorso di persone nel reato di violenza sessuale, alla luce delle profonde innovazioni in materia apportate dall'introduzione, con la legge di riforma del 1996, dell'autonoma fattispecie della violenza sessuale di gruppo, disciplinata dall'articolo 609-octies c.p.; si è poi posta l'attenzione sulla questione della configurabilità di una responsabilità penale per concorso mediante omissione alla violenza sessuale commessa da terzi, con particolare riferimento alla casistica in materia di violenza sessuale intrafamiliare a danno di minori. La trattazione si chiude con la disamina della circostanza attenuante speciale prevista dall'ultimo comma dell'articolo 609-bis c.p., che prevede una riduzione della pena in misura non eccedente i due terzi da applicare nei “casi di minor gravità”; si è ritenuto opportuno richiamare soprattutto le pronunce della giurisprudenza di legittimità sull'argomento, dal momento che la Suprema Corte, nello svolgimento della sua funzione nomofilattica, ha provveduto ad elaborare alcuni criteri interpretativi atti a limitare, pur senza eliderla del tutto,la considerevole indeterminatezza e la conseguente ampia discrezionalità insita nell'attenuante in esame.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Ranfagni |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Pietro Semeraro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 189 |
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