Il diritto al cibo: spunti per una lettura ecosostenibile
Attraverso diversi punti di vista e differenti analisi, l'obiettivo principale sarà riuscire, in primis, a declinare il diritto al cibo come diritto fondamentale, ricostruendone la sua struttura e la sua tutela dal punto di vista internazionale ed interno. Tutto il primo capitolo verterà dunque sulla questione di come, quanto e fino a che punto la comunità internazionale si sia interessata e soprattutto abbia oggi la capacità di interessarsi per il futuro, al diritto al cibo per tutti. Agenda 2030 spinge in maniera netta verso questo passaggio, che è fondamentale per riuscire a programmare la vita delle future generazioni, ovviando alle enormi problematiche che le interesseranno, a partire dal global warming, strettamente correlato, secondo numerosi studi scientifici , alla capacità di garantire efficacemente il diritto al cibo adeguato per tutte le popolazioni. Ovviamente, la nostra ricerca si svilupperà principalmente cercando di collegare ogni discorso con la necessità di trovare soluzioni al problema del XXI secolo, ovvero la sicurezza alimentare per tutti. La sicurezza alimentare, infatti, è un concetto che troverà spazio nel I capitolo, come importante strumento per leggere il diritto al cibo. Senza sicurezza alimentare, infatti, il diritto in questione resterà sulla carta e non troverà mai la capacità di rendersi effettivo in tutto il globo. Tanto che si è oggi consapevoli del fatto che l'aiuto alimentare diretto alle popolazioni in crisi (ad esempio per una carestia) non è risolutivo se non accompagnato da politiche a lungo termine di diversificazione della produzione agricola e da investimenti oculati. Nel II capitolo, si cercherà di dare una lettura "comune" al cibo, prendendo spunto dalla categoria dei beni comuni, provando a spiegare perché il cibo dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti, un bene comune dell'umanità. Con tutte le conseguenze che questo avrebbe, pensiamo solo alla stretta connessione che i beni comuni portano in dote in riferimento alla protezione delle generazioni future. Il cibo, se fosse davvero inteso a livello interno ed internazionale come bene comune, potrebbe aprire la strada ad una sua rivalutazione a livello di comunità globale, non più considerato quindi come mera merce di scambio tra nazioni bensì potrebbe diventare il nucleo intorno a cui cambiare radicalmente modelli di vita, produzione e di gestione delle risorse. Si pensi allo spreco alimentare, diffusissimo, in un mondo dove il cibo è merce, ma che potrebbe ridursi notevolmente, se passasse un concetto di cibo "comune". Analizzeremo quindi anche la normativa italiana sullo spreco alimentare. Ma si pensi anche, appunto, al fatto che il cibo come bene comune, necessariamente implica cambiamenti nella produzione e gestione delle risorse, tali che tutelino anche i diritti delle generazioni future. Inoltre, secondo la dottrina di Rodotà, diritti fondamentali e beni comuni, sono strettamente connessi, e vedremo come sarà facile considerare il cibo come strumentale alla realizzazione di numerosi diritti fondamentali, incluso quello alla salute. Infine, analizzeremo la pratica del Land Grabbing, l'usurpazione, da parte di grandi multinazionali o Stati, delle terre dei paesi più poveri, con l'obiettivo di produrre in modo intensivo grandi quantità di cibo e senza alcun vantaggio per i territori "conquistati".
Nel III Capitolo, invece, ci soffermeremo, in primis, sui diritti dei contadini, oggi tutelati dalla normativa internazionale, ma ancora considerati come un'entità di poco valore nella società. In realtà, per quanto ci interessa in questa ricerca, è proprio il contadino una delle figure chiave per l'attuazione di Agenda 2030, che sarà riportata parzialmente nell'ultimo capitolo. Proprio attraverso l'opera dei contadini, infatti, si possono raggiungere, come vedremo, alti standard di sicurezza alimentare. L'ONU stessa, infatti, tutela energicamente le attività dei contadini. In connessione con quanto detto fin ora, nell'ultima parte del III Capitolo, tratteremo delle diverse implicazioni dovute all'ingegneria genetica applicata ai semi e al sistema di brevetti sulle invenzioni che riguardano, appunto, la materia vivente. Implicazioni che, come vedremo, sono estremamente vaste, in primis le problematiche legate ai contratti stipulati dalle grandi multinazionali che possono permettersi di investire nella ricerca di semi OGM e i piccoli/medi contadini, assoggettati a quelle clausole. Poi, gli effetti, non del tutto chiari, dei semi OGM sulla biodiversità, altro obiettivo da tutelare secondo Agenda 2030. Infine, cercheremo di capire come si sta provando a rendere comunque accessibile l'utilizzo delle risorse genetiche da tutti i paesi.
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Esposito |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Maria Rosaria Marella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 163 |
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