La libera circolazione degli avvocati nella giurisprudenza della Corte di giustizia europea
Uno dei principali obiettivi del Trattato CE consiste nell’eliminazione, tra gli stati membri, degli o-stacoli alla libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali. La libera circolazione delle persone, in particolare, riveste un’importanza primaria al fine di raggiungere la piena coesione eco-nomica e la massima integrazione tra i paesi europei.
Il forte incremento della domanda di servizi legali transnazionali, determinato dal numero sempre crescente di rapporti commerciali tra i paesi europei, ha fatto sì che anche gli avvocati nel corso de-gli anni abbiano usufruito progressivamente in maniera sempre più completa delle libertà in ordine all’esercizio della loro attività professionale oltre i confini dello stato membro di origine.
Il percorso che ha portato all’attuale grado di mobilità degli avvocati è stato tuttavia caratterizzato da non pochi ritardi e incertezze, a causa degli atteggiamenti protezionistici degli stati membri e or-ganismi rappresentativi di categoria nazionali, che a lungo si sono opposti all’emanazione di misure specifiche di armonizzazione comunitaria in tema di libera prestazione di servizi e diritto di stabili-mento dei professionisti forensi.
In questo contesto la Corte di giustizia europea ha giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei diritti legati alla circolazione degli avvocati; nel periodo immediatamente successivo all’emanazione del Trattato CEE, caratterizzato dall’assenza di direttive specifiche, essa ha infatti svolto un importantissimo compito di supplenza nei confronti delle istituzioni legislative comunita-rie, definendo il contenuto e la portata delle norme del Trattato relative al diritto di stabilimento e alla libera prestazione di servizi e sancendone l’efficacia diretta anche nei confronti dei professioni-sti legali.
Nonostante gli sforzi della giurisprudenza comunitaria é chiaro come un effettivo sviluppo della mobilità dei professionisti forensi non avrebbe potuto aver luogo in mancanza di specifiche misure comunitarie di coordinamento delle singole normative nazionali; gli atteggiamenti protezionistici degli ordinamenti locali hanno così dovuto cedere innanzi alla volontà delle istituzioni legislative europee di procedere sulla strada della liberalizzazione della professione forense. La libera circola-zione degli avvocati ha quindi trovato una propria disciplina legislativa nelle disposizioni introdotte dalle direttive 77/249/CEE, 89/48/CEE e 98/5/CE.
Anche in seguito all’emanazione di tali direttive è risultato fondamentale il contributo della Corte di giustizia, la quale ha progressivamente abbattuto gli ostacoli posti alla liberalizzazione in sede di recepimento e interpretazione da parte degli operatori giuridici nazionali.
L’eccessiva genericità che ha caratterizzato gli interventi normativi comunitari ha infatti portato, in più di un’occasione, a strumentalizzazioni da parte degli ordinamenti nazionali più protezionistici, che non hanno esitato a sfruttare i margini di discrezionalità lasciati dalle direttive per ridurre ai mi-nimi termini le effettive possibilità di ingresso di concorrenti stranieri all’interno dei mercati locali. Il giudice comunitario ha così avuto modo di contribuire, attraverso un quadro interpretativo orien-tato verso gli obiettivi di liberalizzazione auspicati dal Trattato CE, alla massima estensione possibi-le delle libertà di circolazione dei professionisti forensi entro i confini dell’Unione europea.
Lo scopo del mio lavoro è quello di ripercorrere il cammino che ha portato all’attuale grado di mo-bilità degli avvocati, alla luce del fondamentale contributo apportato dalle pronunce del giudice co-munitario alla materia oggetto di studio. In particolare, oggetto principale della trattazione saranno proprio le sentenze della Corte del Lussemburgo; attraverso una dettagliata analisi di esse è infatti possibile comprendere al meglio il contenuto e la portata del diritto di stabilimento e della libera prestazione di servizi da parte dei professionisti forensi, nonché le scelte legislative comunitarie e nazionali che insieme costituiscono il nucleo fondamentale dei diritti di libera circolazione degli avvocati.
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea Caronti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Marco Dani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 108 |
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