Le indagini difensive
Il tema delle investigazioni difensive, sino agli inizi di questo secolo, non era mai stato oggetto in Italia di una disciplina normativa sistematica, ciò nonostante fosse chiaro a tutti che in un sistema penale di tipo accusatorio si dovesse garantire all’ indagato/imputato e al suo difensore la possibilità di compiere atti di indagine da utilizzare nel processo quali elementi di prova a discarico.
Oggi il giurista dispone di una disciplina delle indagini difensive, emanata in abrogazione dell’ art. 38 disp. att. c.p.p., che ha cercato di mettere ordine nella materia. Con la legge 7 dicembre 2000 numero 397 è stato così introdotto il titolo VI-bis del codice di procedura penale intitolato “INVESTIGAZIONI DIFENSIVE”. Si tratta di un tentativo organico di mettere mano alla materia mediante l’ introduzione di nove articoli dedicati tutti alla definizione dei soggetti agenti, al loro potere, alla forma degli atti e alla utilizzazione della documentazione nell’ ambito del procedimento. In questo modo, il Legislatore ha inteso attuare i principi della parità e del contraddittorio tra le parti, contenuti nel novellato art. 111 Cost.
In particolare, dal complesso degli artt. 391 bis-decies contenuti nel nuovo titolo VI bis emerge che il difensore dispone di tre poteri: quello di conferire, ricevere dichiarazioni o assumere informazioni da persona in grado di riferire circostanze utili ai fini dell’ attività investigativa; quello di richiedere documenti in possesso della Pubblica Amministrazione; quello di accedere ai luoghi anche privati o non aperti al pubblico, per procedere alla loro descrizione o per eseguire rilievi tecnici, grafici, planimetrici, fotografici o audiovisivi. Inoltre, la nuova disciplina finalmente affronta il problema che più volte la giurisprudenza aveva evidenziato: vale a dire l’ assenza di forme di documentazione dell’ attività d’ indagine. Per acquisire valenza probatoria in giudizio, le dichiarazioni devono essere sottoscritte dall’ informatore ed accompagnate da una relazione attestante gli avvertimenti richiesti dalla legge, mentre le attività svolte durante l’ accesso devono essere inserite in un verbale. Tuttavia, permangono sul piano sostanziale evidenti disparità tra il pubblico ministero e il difensore di parte.Questo è ciò che il presente studio vuole mettere in evidenza, auspicandosi più impegno in capo agli avvocati nell’ effettuare le indagini difensive e maggiore apertura della magistratura nel riconoscere a tale attività il dovuto valore; solo così facendo e col decorso del tempo si riuscirà a stabilire anche in Italia l’ effettivo “diritto alle investigazioni private”.
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Informazioni tesi
Autore: | Selenia Ragusa |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Fabrizio Siracusano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 190 |
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