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I reati ambientali: la nozione di rifiuto

L’obiettivo che con il presente lavoro ci si propone è quello di analizzare la nozione di rifiuto attraverso i cambiamenti normativi, dottrinali e giurisprudenziali che ne hanno caratterizzato l’evoluzione per approfondire poi l’attuale disciplina introdotta con d.lgs. 152/2006.
Vengono esaminate, in particolare, le nuove categorie giuridiche che contribuiscono a definire l’esatta qualificazione della nozione di rifiuto, ovvero le definizioni di sottoprodotto e di materia prima secondaria, evidenziando le ragioni sottese alla loro previsione.
L’ottica nella quale tale analisi viene affrontata è quella penalistica, costituendo la nozione di rifiuto elemento normativo delle fattispecie incriminatici previste dalla normativa di settore.
La seconda parte della trattazione, infatti, è dedicata all’analisi dei caratteri generali dei reati contemplati nella parte IV del d.lgs. 152/2006, evidenziando le conseguenze dogmatiche e le ripercussioni pratiche delle scelte legislative adottate in merito alla loro formulazione.
L’analisi dell’elemento oggettivo del reato pone in evidenza i punti di contrasto delle fattispecie con i principi costituzionali di legalità ed offensività, nonché le soluzioni dottrinali finalizzate a proporne ricostruzioni ermeneutiche costituzionalmente orientate.
L’esame dell’elemento soggettivo è affrontato nell’ambito della scelta legislativa di costruire le fattispecie secondo il modello contravvenzionale, le cui peculiari caratteristiche di disciplina influiscono negativamente sull’efficacia deterrente che dovrebbe inerire alla sanzione penale.
L’ultimo capitolo è dedicato all’esame delle fattispecie di cui alla parte IV del T.U.A., condotto attraverso il raffronto critico con i reati contemplati nella previgente disciplina. Particolare attenzione è riservata al reato di omessa bonifica, in considerazione delle incisive modifiche subite con la nuova normativa, e al reato di attività organizzate per il traffico illecito, in ragione della sua natura delittuosa e dei cambiamenti che, virtù di recenti proposte legislative, potrebbero intervenire ad alterarne la struttura.

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7 Introduzione L’obiettivo che con il presente lavoro ci si propone è quello di analizzare la nozione di rifiuto attraverso i cambiamenti normativi, dottrinali e giurisprudenziali che ne hanno caratterizzato l’evoluzione, per approfondire poi l’attuale disciplina introdotta con d.lgs. 152/2006. Vengono esaminate, in particolare, le nuove categorie giuridiche che contribuiscono a definire l’esatta qualificazione della nozione di rifiuto, ovvero le definizioni di sottoprodotto e di materia prima secondaria, evidenziando le ragioni sottese alla loro previsione e le critiche che ne hanno accompagnato l’introduzione. Si evidenzia come il d.lgs. 152/2006, altrimenti noto come Codice dell’ambiente o Testo Unico ambientale, si inserisca nel solco della tradizionale tendenza del legislatore italiano ad inventarsi nozioni di rifiuto sempre diverse dalla normativa comunitaria di riferimento, contribuendo, tra alluvioni di leggi e produzioni giurisprudenziali, ad alimentare una situazione foriera di incertezza e aleatorietà applicativa. Le “complessità” che ne sono derivate non sono, tuttavia, interamente imputabili al legislatore nazionale. stante la oggettiva predisposizione della stessa normativa comunitaria, di cui quella interna costituisce attuazione, a più e diverse impostazioni esegetiche: la copiosa elaborazione giurisprudenziale al riguardo ne è un esemplificativo esempio. L’ analisi viene condotta in un’ottica penalistica, incentrata sulla nozione di rifiuto quale elemento costitutivo delle fattispecie incriminatici previste dalla normativa di settore e sulla sua appartenenza al novero delle norme definitorie integratrici della

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ambiente
attività organizzate per il traffico illecito
d.lgs.152/2006
direttive ambientali
diritto
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