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Consecuzione anomala di procedure concorsuali

Uno degli istituti che all’interno della materia concorsuale ha comportato, e comporta tutt’ora, maggiori difficoltà interpretative e applicative riguarda la possibilità di applicare il c. d. principio di consecuzione tra procedure concorsuali a seguito delle varie riforme che sono intervenute nella legge fallimentare, che ne hanno dapprima modificato i presupposti e, successivamente, anche le finalità, delineando un sistema rivolto maggiormente alla soluzione concordata della crisi d’impresa, riconoscendo all’imprenditore la possibilità di comporre la crisi con tutte le modalità consentite dall’ordinamento.
Difatti, se dapprima un orientamento giurisprudenziale aveva riconosciuto il principio di consecuzione tra procedure in modo da consentire che gli effetti di una procedura si saldassero con quelli della procedura successiva, considerando la sentenza dichiarativa di fallimento quale atto terminale non già di due o più procedure connesse, ma di una singola procedura originata dall’unica crisi dell’impresa, a partire dalle modifiche apportate alla originaria normativa fallimentare del Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267, la possibilità di riconoscere a tale successione di diverse procedure alternative al fallimento, che fossero sfociate in definitiva in un fallimento, la consecuzione degli effetti della procedura originaria quale circostanza evoluta della medesima crisi originaria, veniva fortemente criticata.

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26 1.2 Gli effetti della consecuzione 1.2.1 Disposizioni generali Come si è potuto constatare da una panoramica relativa al c.d. principio di consecuzione delle procedure concorsuali, le problematiche principali affrontate dalla giurisprudenza e dalla dottrina hanno riguardato la possibilità di consentire che una serie di effetti comuni alle varie procedure sopravvivano nei diversi procedimenti che si susseguono. Infatti, se le varie procedure concorsuali devono ritenersi legate da un vincolo unitario, la conseguenza che ne discende è che gli atti e gli effetti che si sono prodotti nella prima procedura operino anche in quella successiva. Come segnalato, inizialmente il principio giurisprudenziale della consecuzione delle procedure concorsuali era stato affrontato con particolare riferimento alla retrodatazione del periodo sospetto della revocatoria fallimentare, in quanto la legge fallimentare si era limitata a stabilire varie ipotesi in cui era possibile o necessario che una procedura concorsuale si convertisse in un’altra diversa, senza però nulla dire in ordine agli effetti di tale consecuzione. La modifica del presupposto oggettivo del concordato preventivo e le altre novità introdotte a seguito delle riforme intervenute tra il 2005 e il 2007, hanno, da un lato, messo in crisi la permanenza di tale principio, e, dall’altro, hanno provveduto ad attribuire la prededucibilità <<ai crediti sorti in occasione o in funzione del concordato preventivo>> ai sensi dell’art. 111 c. 2 l. fall., nonché a prevedere l’esenzione dalla revocatoria degli atti, dei pagamenti e delle garanzie posti in essere in esecuzione del concordato preventivo ai sensi dell’art. 67, comma 3, lett. e) l. fall. Tale circostanza ha comportato che, da un lato, è parso ad alcuni 34 che il legislatore avesse espressamente statuito che determinati effetti del concordato preventivo 34 Ex multis L. Panzani, Amministrazione controllata e concordato preventivo. Alcune questioni in tema di decadenza dal beneficio e meritevolezza in Giustizia Civile 2007 n. 7, p. 1742.

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Parole chiave

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consecuzione tra procedure concorsuali
consecuzione anomala di procedure
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