Finanza estera e sviluppo economico. Crescita e crisi delle economie dell'Est Asiatico.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di dare un’interpretazione della crisi finanziaria che ha colpito il Sud–Est Asiatico nel 1997. In particolare ho focalizzato l’attenzione sul ruolo della finanza estera nel determinare la dinamica economica. Il problema che ho affrontato è stata l’esperienza di alcuni paesi che hanno trovato nel corso degli anni ’90 un sostegno nella finanza estera per realizzare una rapida crescita delle loro economie (Malesia, Tailandia, Indonesia), o nel caso della Corea del Sud di intensificare gli investimenti in settori strategici per lo sviluppo, ma questo aiuto esterno è risultato un condizionamento alla crescita. In contrasto, ho proposto l’esperienza di Taiwan, che grazie alla solidità delle politiche interne e ad una moderata apertura alla liberalizzazione dei capitali, è stata colpita indirettamente dal terremoto finanziario.
Quindi ha proposto una descrizione dei fatti che ha considerato quale è stato il ruolo dei governi asiatici nel favorire un contesto macroeconomico stabile, necessario a dare la spinta iniziale all’industrializzazione. Infatti ogni nazione ha perseguito delle priorità di sviluppo, secondo le risorse che aveva a disposizione, partendo dall'autosufficienza economica, passando per lo sviluppo della base industriale e arrivando a ridurre il divario economico con il mondo industrializzato.
L'inizio di questo processo di crescita della regione può essere suddiviso in due periodi: il primo, caratterizzato dallo sviluppo economico di Taiwan, della Corea del Sud, di Hong Kong e Singapore, sono gli inizi degli anni '50 per Taiwan, la fine anni '50 per la Corea, la metà degli anni '60 per Hong Kong e Singapore ed ha visto l'opera dei governi nell'utilizzare le risorse disponibili e metterle a disposizione dello sviluppo del paese, stimolando il risparmio con il proposito di impiegarlo in quelle produzioni per l'export che avrebbero garantito valuta estera per importare tecnologie necessarie per avviare un processo industriale. Il secondo periodo è contrassegnato dalla crescita delle economie del sud- est asiatico (Thailandia, Indonesia, Malesia), che hanno cercato di percorrere le dinamiche di sviluppo delle nazioni menzionate in precedenza. Quasi seguendo un modello gerarchico denominato “flying geese”, in cui i paesi più avanti nella scala dello sviluppo spostano le produzioni nei paesi emergenti per sfruttare i vantaggi comparati che possono presentarsi in queste nuove realtà.
In questa analisi possiamo parlare di modello in quanto le nazioni considerate hanno sperimentato una crescita economica trainata dalle esportazioni e poi consolidata attraverso la specializzazione in settori strategici per lo sviluppo. Tuttavia le differenze all'interno di questa area economica hanno riguardato il ruolo dello stato, della finanza interna ed estera e del settore societario nel favorire gli investimenti produttivi per l’industrializzazione. E nella mia analisi ho evidenziato come Taiwan ha sviluppato principalmente imprese statali di supporto al settore delle piccole e medie imprese, con la creazione di imprese leader nel settore informatico e delle materie plastiche, e ha anche privilegiato una morbida apertura alle imprese multinazionali, al contrario del governo coreano che ha supportato la diffusione dei conglomerati industriali sostenuti dalle banche statali. Hong Kong e Singapore devono molto della loro fortuna alla loro posizione geografica che hanno sfruttato diventando centri commerciali e finanziari di importanza mondiale .
Indonesia, Thailandia, Malesia si differenziano dal precedente gruppo perché sono delle nazioni ricche di materie prime e quindi hanno iniziato la loro esperienza di crescita favorendo le esportazioni di queste risorse. La loro di espansione è accelerata nella seconda metà degli anni '80 grazie al processo di spostamento di attività produttive da parte del Giappone, Corea, Taiwan.
Gli anni '90 sono stati anni di cambiamento e di maggiore apertura agli scambi con l'estero. La liberalizzazione del movimento dei capitali ha permesso un maggiore afflusso valutario di cui hanno beneficiato in primo luogo le economie asiatiche suddette, che hanno finanziato progetti d'investimento che il risparmio locale non avrebbe potuto sostenere. Alla metà degli anni '90 questo processo di crescita sostenuta mostra un rallentamento che poi risulta evidente dopo lo scoppio della crisi finanziaria. Quindi la crisi risulta l'indicatore che la parte reale dell'economia ha un momento di arresto. Così entra in crisi un modello che aveva alimentato lo sviluppo dell'area e che non trova adesso nuove modalità di crescita.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Vucci |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Claudio Gnesutta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 190 |
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