Il ruolo economico nazionale del sindacato operaio italiano nei due dopoguerra
Oggetto di questo lavoro è l’origine del ruolo economico che il sindacato ricopre. Poiché l’evoluzione del movimento sindacale si caratterizza diversamente da Paese a Paese, non è possibile procedere ad una trattazione del tema valutandolo in un’ottica internazionale. Al contempo l’influenza della struttura dell’economia sullo sviluppo del sindacato è tale da generare significative differenze tra le organizzazioni dei lavoratori nell’agricoltura e nell’industria. Per questi motivi lo studio si focalizza sul ruolo economico nazionale del sindacato operaio italiano.
Trattando dell’origine di tale ruolo la prospettiva è inevitabilmente storica, tralasciando dunque ogni analisi sull’attuale funzione nazionale del sindacato. L’attenzione viene rivolta a due periodi particolarmente ricchi di avvenimenti cruciali per lo sviluppo del sindacato come soggetto economico nazionale: gli anni 1915-1920 e 1943-1947. Il primo è il periodo della grande guerra e del successivo ‘biennio rosso’, il secondo è quello della caduta del fascismo, della Resistenza e della nascita della Repubblica. Entrambi presentano a prima vista i caratteri delle cesure, momenti di rottura nel normale fluire degli eventi, in base ai quali è possibile definire dei nuovi inizi. Lo scopo di questo lavoro è la ricerca e la composizione degli elementi cruciali che permettono di verificare se di cesure si può parlare anche in merito all’origine del ruolo economico nazionale del sindacato, definendo quindi se tale categoria degli studi storici è attribuibile a entrambi o a uno solo di detti periodi. Non si troverà alcun modello formalizzato, giacché l’evoluzione del movimento operaio è materia troppo complessa per ammettere qualsiasi tipo di semplificazione e di ragionamento ‘ceteris paribus’. D’altra parte l’obiettivo è la verifica di un’interpretazione storica e non l’elaborazione di una teoria sullo sviluppo sindacale.
Elemento di partenza è la storiografia sindacale italiana, che tende – più o meno esplicitamente – a evidenziare una cesura nella fine del fascismo e negli anni immediatamente successivi per quanto riguarda l’affermarsi del sindacato operaio come un attore di primo piano nel panorama politico ed economico nazionale. Eppure, se si considera nello specifico il ruolo economico nazionale del sindacato (ossia la capacità del sindacato di emergere e affermarsi come organizzazione collettiva capace di influenzare l’andamento dei salari, dell’occupazione e in generale le scelte in materia di economia e di normativa del lavoro da parte dello Stato e degli imprenditori), molti elementi e fatti storici permettono di retrodatare la cesura agli anni della prima guerra mondiale e del biennio rosso, ossia al periodo 1915-1920.
Considerando dunque il ruolo economico nazionale del sindacato, e quindi la qualità dei rapporti con lo Stato e delle relazioni industriali nonché le prassi di contrattazione, il riconoscimento di una cesura negli anni tra il 1915 e il 1920 implica in un certo senso il riconoscimento di una continuità rispetto alle epoche precedenti per quanto concerne gli anni tra il 1943 e il 1947/48. In effetti si rileva come gli elementi di continuità in questi ambiti siano molti e molto rilevanti. La trattazione di tali elementi, insieme ad altri aspetti di minore importanza, mostra come l’affermazione di un ruolo economico nazionale del sindacato operaio rappresenti una cesura nella storia sindacale italiana e che tale cesura vada individuata negli anni della prima guerra mondiale e del biennio rosso e non, come la storiografia spesso tende a fare, negli anni successivi alla caduta del regime fascista.
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Covolan |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze dell'economia |
Relatore: | Renata Allio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 198 |
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