La valutazione delle partecipazioni nel diritto contabile (costo storico + metodo del patrimonio netto)
Nel contesto competitivo attuale, spinte da ragioni di carattere strategico o di mera speculazione finanziaria, sempre più imprese detengono tra i loro impieghi partecipazioni al capitale di altre imprese.
Per tale motivo la tematica sulla valutazione delle partecipazioni nel bilancio d'esercizio ha assunto in questi ultimi anni una notevole importanza.
Questo lavoro prende in esame la disciplina nazionale introdotta con un il decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127 in tema di valutazione di partecipazioni nel bilancio d'esercizio. Tale decreto delegato è frutto del recepimento della Quarta direttiva del Consiglio 25 luglio 1978, n. 660/CEE in materia di conti annuali, e della Settima direttiva del Consiglio 13 giugno 1983, n. 349/CEE relativa ai conti consolidati.
L'opera fornisce un quadro di riferimento specifico sulla valutazione delle partecipazioni nel bilancio d'esercizio secondo la disciplina nazionale, tralasciando completamente il trattamento delle medesime secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS.
In primis si partirà dall'analisi del principio cardine del true and fair view che impone, ex art. 2423 cc.
Si fornirà dunque una breve rassegna dei principi di redazione del bilancio contenuti nell'art. 2423-bis del codice civile per rendere più agevole poi la trattazione in oggetto, e inoltre per capire la ratio delle scelte operate dal legislatore stesso.
Nel secondo capitolo si chiarirà il significato del termine partecipazione partendo dalla contrapposizione tra capitale proprio e capitale di prestito. La partecipazione ha una destinazione dicotomica, infatti può essere classificata alternativamente tra le immobilizzazioni, ovvero nell'attivo circolante, risulta quindi importante individuare il discrimen per la sua collocazione.
A seconda della classificazione assegnata in bilancio alla partecipazione corrisponderanno differenti criteri di valutazione. Il legislatore ha inoltre concesso la facoltà di valutare le sole partecipazioni in imprese controllate e collegate attraverso il metodo del patrimonio netto. Risulta perciò importante, ai sensi dell'art. 2359 del codice civile, definire quando una cointeressenza al capitale sociale di un'altra impresa è qualificabile come partecipazione in impresa controllata o collegata.
Il terzo capitolo descrive la disciplina in materia antecedente alla novella legislativa del 1991, per poter poi meglio apprezzare il notevole impatto normativo di tale riforma sulla rappresentazione di bilancio.
La passata disciplina, risalente al 1942, anno di entrata in vigore del codice civile, trovava il suo fondamento in poche norme, ambigue ed imprecise, che lasciavano ampio spazio alla discrezionalità tecnico-valutativa dell'organo amministrativo, ponendo come unico limite alla valutazione la ragionevolezza e il prudente apprezzamento delle stime effettuate.
Si potrà così notare come tale riforma ha ridotto drasticamente l'area di discrezionalità tecnica precedentemente concessa all'organo amministrativo.
Nel quarto e nel quinto capitolo si analizzerà nel dettaglio la disciplina vigente, attraverso l'ausilio dei principi contabili nazionali (n. 20-21) predisposti dall'Organismo Italiano di Contabilità, che hanno il compito di interpretare le norme di legge ed eventualmente integrarle, ove ci sia un vuoto normativo, con norme tecnico-contabili.
Nel quarto capitolo verrà esaminato inizialmente il criterio del costo nei suoi tratti generali. Tale criterio è stato abbracciato dal nostro ordinamento come il criterio base di valutazione di una qualsiasi posta patrimoniale (ex art. 32 della IV direttiva comunitaria).
Nella seconda parte si entrerà nello specifico della valutazione secondo il criterio del costo: delle partecipazioni immobilizzate (ex art. 2426 c.c., I co., p.to n. 1-3), e delle attività finanziarie non immobilizzate iscritte nell'attivo circolante (ex art. 2426 c.c., I co., p.to n. 9).
Nel quinto capitolo si darà ampio spazio al metodo del patrimonio netto (o equity method), alternativo a quello del costo, ma applicabile esclusivamente per la valutazione delle partecipazioni stessa in imprese controllate e collegate (ex art. 2426 c.c., I co., p.to n. 4).
Tale metodo, a differenza del criterio del costo che cristallizza il valore nel corso degli esercizi, permette di riflettere l'andamento economico della partecipata sul valore della partecipazione iscritta nel bilancio della partecipante.
L'ultimo paragrafo del medesimo capitolo è stato dedicato all'applicazione pratica dell'equity method, secondo il metodo del patrimonio integrale e quello con rappresentazione solo patrimoniale, al fine di mettere in evidenza gli effetti sulla situazione patrimoniale ed economica della partecipante. Nell'ultimo capitolo si individueranno le informazioni riguardanti le partecipazioni che obbligatoriamente dovranno essere inserite in nota integrativa, ai sensi degli artt. 2427 e 2427-bis del codice civile.
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Schiavon |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze economiche |
Relatore: | Lorenzo De Angelis |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 157 |
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