La scomposizione del valore di mercato di una Growth Stock.
Come si può misurare il successo di un’impresa? Di regola si pensa a numeri come la crescita del fatturato, la quota di mercato, l’utile realizzato, i dividendi distribuiti. Ognuno di essi ha un senso ma ognuno può essere fuorviante: crescite vertiginose di fatturato hanno portato molte imprese a fallire; elevate quote di mercato possono essere conquistate a costo di ingenti perdite; utili sostanziosi possono essere raggiunti tagliando spese di ricerca, formazione e sviluppo, sacrificando la semina per il futuro; dividendi abbondanti possono semplicemente significare mancanza di progettualità o rinuncia ad investire. Negli anni più recenti si è fatta progressivamente strada, tra le misure di performance di un’impresa, la creazione di valore. Si intende con questo termine apprezzare se e in che misura cresce o diminuisce il valore dell’impresa. Il significato sostanziale di tale misura è evidente: essa consente di giudicare quanto l’impresa riesce a remunerare il capitale degli azionisti. Si potrebbe dire che, come il livello di servizio o la qualità del prodotto misura la soddisfazione del cliente (customer satisfaction), la creazione di valore misura il grado di soddisfazione dell’azionista.
L’importanza di tale misura in tempi di globalizzazione dei marcati finanziari è più che mai determinante: tutte le imprese, qualunque dimensione abbiano e in qualunque paese o settore operino, sono tra loro in corrispondenza per una risorsa di cui nessuna può fare a meno: il capitale di rischio. Anche se può sorprendere le imprese di regola non prestano alla soddisfazione dell’azionista adeguata attenzione e adottano decisioni e comportamenti che distruggono valore invece che crearlo. Ecco perché da alcuni anni sta crescendo esponenzialmente il numero delle imprese che, prima negli USA e più recentemente in Europa, hanno deciso di aderire alla filosofia della creazione di valore e di seguirne i principi e i metodi educativi. Anche in Italia si va affermando la teoria della creazione di valore secondo la quale il criterio fondamentale per la gestione finanziaria dell’azienda è la creazione del valore attraverso la capacità differenziale di generare flussi di cassa. In particolare, nella metodologia EVA®, acronimo di Economic Value Added, molte imprese hanno trovato la risposta ad un tema su cui si sta sempre più concentrando l’attenzione dei manager: la creazione di valore per gli azionisti. Tale misura, però, non può prescindere dagli altri indicatori di performance ma deve essere vista come il trade-union tra misure di performance reddituali e misure di performance patrimoniali. Se è vero che i rappresentanti dei fondi d’investimento richiedono al management una sola cosa, creare valore, è anche vero che altrettante imprese di piccole e medie dimensioni riconoscono nella creazione di valore la formalizzazione e concettualizzazione di un’idea e un impegno a cui hanno ascritto la finalità della loro attività imprenditoriale. Nelle aziende italiane, tuttavia, il passaggio a sistemi di pianificazione e controllo orientati al valore non rappresenta una prassi diffusa. Gli attuali sistemi di pianificazione e controllo sono legati al modello contabile e al principio del mantenimento di equilibri economico-finanziari basati sulla definizione preventiva e sul controllo a consuntivo degli indici di bilancio; una visione tecnico–specialistica ormai inadeguata ad affrontare l’evoluzione della finanza d’impresa e del ruolo che va assumendo nel nuovo contesto operativo. Il nodo sempre più critico è la mancata convergenza degli obiettivi degli azionisti e di quelli del management; questo implica l’assenza di una logica unitaria alla base del governo dei diversi processi aziendali. La pianificazione orientata al valore può risolvere il problema.
Il passaggio alla teoria della creazione di valore è inoltre un cambiamento di cultura aziendale: si devono prendere in considerazione anche le questioni legate al coinvolgimento del management e alla comunicazione finanziaria rivolta ai mercati dei capitali.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Vanoli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi dell'Insubria |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Paolo Ghiringhelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 215 |
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