La performance di lungo periodo delle Initial public offerings
Pochi eventi, nel corso del ciclo di vita di un’impresa, possono ritenersi importanti tanto quanto una Initial public offering: una Ipo è, infatti, il processo mediante il quale le azioni di un’impresa sono vendute per la prima volta al pubblico generico degli investitori. Essa, in altri termini, non rappresenta altro che la fase finale dell’intero percorso che conduce alla quotazione delle azioni sui mercati azionari regolamentati.
Le motivazioni che possono indurre un'impresa alla quotazione sono le più disparate, ma quanto e in che misura tali variabili sono in grado di influire - oltre che sull’impresa stessa - anche sugli attori esterni e in maniera particolare sugli investitori che in essa hanno deciso di allocare i propri capitali?
Da sempre le Ipo sono oggetto di notevole interesse da parte di questi ultimi, soprattutto grazie all’oramai noto fenomeno dell’underpricing che conferisce loro la possibilità di conseguire lauti guadagni in un breve arco temporale post-quotazione. Ad oggi vi è, tuttavia, un ulteriore fenomeno che suscita il forte interesse da parte degli studiosi: un’apparente performance negativa che nel lungo periodo sembra interessare le azioni di imprese neo-quotate, ripercuotendosi negativamente sugli investitori (long-run under-performance).
Obiettivo principale del presente lavoro è quello di condurre il lettore ad assumere una visione ampia e organica del fenomeno inerente alla long-run performance delle imprese neo-quotate; la prospettiva assunta nel corso dell’intera dissertazione è quella degli investitori, i quali – soprattutto alla luce dell'ultima bolla speculativa che ha causato per costoro la perdita di ingenti capitali – si chiedono se l’investimento in azioni delle imprese neo-quotate possa, nel lungo periodo, rivelarsi profittevole rispetto ad impieghi alternativi. L’investimento nelle matricole di borsa può, analogamente a quanto avviene nei giorni successivi alla quotazione, garantire elevati rendimenti per gli investitori che decidono di mantenere le azioni lungo un arco temporale pluriennale? Quali sono le variabili che maggiormente influiscono sui rendimenti da essi conseguiti e, specularmente, sulle performance conseguite dagli emittenti?
Dopo aver presentato in maniera approfondita i due principali filoni secondo cui si dirama quest'ambito di ricerca - l'approccio operativo e l'approccio di mercato - l'ultimo capitolo tenta di conferire una risposta ai suddetti quesiti, analizzando il problema a livello empirico con riferimento al mercato italiano.
In particolare, dopo aver presentato i principali risultati di natura quantitativa applicando gli indicatori di calcolo più noti in letteratura, il lavoro di ricerca riporta i risultati di un test econometrico volto ad esporre, anche sul piano qualitativo, le principali determinanti che sembrano afferire al fenomeno di interesse.
La dissertazione si conclude, infine, con un accorgimento metodologico che pone in risalto come, ancora oggi purtroppo, questa branca di ricerca sia ancora inficiata da numerosi problemi di carattere metodologico.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Russo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze economico-aziendali |
Relatore: | Silvia Rigamonti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 185 |
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