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Il valore strategico dei processi di innovazione aperta per le PMI italiane. La valutazione delle performance nel settore dell’arredamento

La tesi spiega come il modello dell’Open Innovation possa rappresentare una strategia di crescita per le piccole e medie imprese italiane, in anni caratterizzati dalla stagnazione di un’economia che non dà segnali incoraggianti di ripresa. Secondo gli ultimi dati ISTAT, più del 99% delle imprese attive nel territorio nazionale ha meno di 250 dipendenti e il 95% ne ha meno di dieci e assorbe più del 50% della forza lavoro. In questo cluster dimensionale, inoltre, l’innovazione rappresenta una tematica di parziale comprensione, a causa della grande varietà di tipologie d’impresa.
La necessità di un costante rinnovo delle competenze spinge ad aprire i confini aziendali, per l’interscambio di capacità e il raggiungimento di migliori risultati, attraverso uno sforzo congiunto e mirato da parte di più organizzazioni. Tuttavia, gli esempi italiani di innovazione aperta incontrati nella letteratura sono pochi e la descrizione del fenomeno appare generalmente poco trattata anche per i distretti che caratterizzano l’economia nazionale. L’adozione di queste pratiche da parte delle PMI sembra, quindi, essere ridotta e non c’è molta discussione nemmeno riguardo i possibili rischi e benefici per tale tipo di organizzazioni. Perciò, con questa tesi si cerca di individuare l’utilità che le PMI possono trarre dall’Open Innovation, argomentando con i contributi di noti autori, con la descrizione di alcuni casi di successo e proponendo, infine, un riscontro empirico.
Il capitolo 1 presenta uno scenario di tipo teorico, focalizzando l’attenzione sull’evoluzione della letteratura in tema di innovazione. In particolare si descrivono i principali concetti legati agli studi sull’innovazione e si illustra il pensiero economico che ha portato ai contributi sull’innovazione aperta, al fine di fornire una guida necessaria ad affrontare le tematiche trattate in seguito.
Il capitolo 2 presenta lo scenario dell’innovazione in ambito internazionale, attraverso l’analisi della misurazione del fenomeno nel contesto europeo, con particolare riferimento al sistema produttivo italiano. Focalizzandosi sugli aspetti quantitativi dei processi innovativi, si propone un confronto dell’ambiente innovativo italiano con i sistemi degli altri Paesi, al fine di individuarne il livello di competitività e il ritmo di crescita.
Nel capitolo 3 si cerca di comprendere in maniera più approfondita il funzionamento del sistema innovativo nazionale, analizzando il ruolo delle PMI e cercando di riconoscere il tipo di innovazione realizzata e le sue modalità di sviluppo. L’obiettivo è quello di individuare un modello di innovazione dal quale le PMI italiane possano trarre vantaggio, per introdurre nel capitolo 4 il paradigma dell’Open Innovation e analizzare il valore strategico delle relazioni interorganizzative e dei network di innovazione.
Nel capitolo 5 si presenta un particolare modello di innovazione aperta, che mira alla di creazione di nuovi significati: la design-driven innovation. Tale tipologia di innovazione risulta, infatti, di particolare interesse per le piccole e medie imprese italiane, soprattutto per quelle operanti nell’industria manifatturiera.
Il capitolo 6 è dedicato all’analisi dei meccanismi operativi dell’innovazione aperta e all’introduzione delle forme di tutela della proprietà intellettuale e industriale utilizzabili nei processi aperti. A partire dalla descrizione del ruolo dei brevetti, utili non solo come meccanismo di protezione ma anche come fonte di informazione, si esplorano i processi innovativi attuati nell’industria italiana. Il capitolo 7 è, infatti, interamente dedicato al caso empirico svolto mediante uno studio statistico delle informazioni contenute nei brevetti registrati dalle imprese operanti nel settore dell’arredamento negli ultimi tre anni. Il passaggio dal piano teorico all’indagine empirica completa il quadro d’analisi per il caso di studio. L’osservazione, condotta con particolare attenzione alle caratteristiche del settore, è avvenuta sulla base dei dati contenuti in 738 brevetti. Nonostante alcuni limiti associati al reperimento di informazioni per mezzo dei brevetti, come l'esistenza del segreto commerciale o il mancato ricorso alla tutela brevettuale, l’indagine in questione ha permesso di delineare il culmine di uno sforzo, mettendo in evidenza non solo l'intensità dell’attività inventiva, ma anche la capacità di adattare e condividere le competenze tecnologiche. Il monitoraggio ha permesso di individuare, nella situazione attuale, la presenza di opportunità e di punti debolezza per le PMI dell’arredamento italiano.

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Introduzione L’obiettivo di questa tesi è quello di analizzare le prospettive future per le piccole e medie imprese presenti nel sistema produttivo italiano, focalizzandosi sulla comprensione di come esse creano vantaggio competitivo attraverso i processi di innovazione. La scelta di concentrare l’attenzione sull’attività innovativa delle PMI è legata all’importanza cruciale che esse presentano per il sistema economico del nostro Paese. Si tratta, infatti, di un fenomeno che desta particolare interesse: le statistiche confermano che oltre il 90% delle imprese operanti nel territorio nazionale ha meno di dieci dipendenti e assorbe più del 50% della forza lavoro. La questione della competitività delle PMI sta, inoltre, emergendo come una delle principali incognite nel dibattito sullo sviluppo del sistema produttivo italiano. Tale dibattito si è acceso a seguito dei grandi cambiamenti dell’economia mondiale avvenuti negli ultimi venti anni e a causa del preoccupante ristagno del nostro sistema produttivo, esposto più di altri alla concorrenza dei nuovi Paesi emergenti dell’Asia e dell’America Latina. A fronte dell’indubbio interesse economico e sociale nei confronti delle PMI, si è deciso di approfondire l’approccio di queste organizzazioni verso l’innovazione, tematica la cui comprensione in questo ambito resta ancora parziale. Le PMI sono, infatti, organizzazioni piccole, che, però, risultano piuttosto complesse e differenziate, soprattutto se osservate nel loro funzionamento complessivo. Nel periodo di boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, la piccola dimensione dell’impresa era considerata una caratteristica di arretratezza e scarsa efficienza. Negli anni successivi il ruolo delle PMI è stato riscoperto e contrapposto alle difficoltà incontrate dalle grandi imprese dinnanzi alla crescente complessità strategica e organizzativa del contesto competitivo. La maggiore flessibilità e capacità di adattamento delle piccole e medie imprese ha condotto vari autori a studiarne le caratteristiche in maniera approfondita. Tuttavia, sono rimasti molti pregiudizi di fondo sulla precarietà e sulla capacità di sopravvivenza di tale tipologia di organizzazioni. Nonostante questi limiti, la piccola impresa ha mostrato straordinarie capacità di tenuta e ciò ha lentamente favorito, nei tempi più recenti, una considerazione più equilibrata e realistica del peso e della funzione dello small business nell’economia e nella società contemporanea. VI

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