Introduzione
L’obiettivo di questa tesi è quello di analizzare le prospettive future per le piccole e
medie imprese presenti nel sistema produttivo italiano, focalizzandosi sulla
comprensione di come esse creano vantaggio competitivo attraverso i processi di
innovazione. La scelta di concentrare l’attenzione sull’attività innovativa delle PMI è
legata all’importanza cruciale che esse presentano per il sistema economico del nostro
Paese. Si tratta, infatti, di un fenomeno che desta particolare interesse: le statistiche
confermano che oltre il 90% delle imprese operanti nel territorio nazionale ha meno di
dieci dipendenti e assorbe più del 50% della forza lavoro. La questione della
competitività delle PMI sta, inoltre, emergendo come una delle principali incognite nel
dibattito sullo sviluppo del sistema produttivo italiano. Tale dibattito si è acceso a
seguito dei grandi cambiamenti dell’economia mondiale avvenuti negli ultimi venti anni
e a causa del preoccupante ristagno del nostro sistema produttivo, esposto più di altri
alla concorrenza dei nuovi Paesi emergenti dell’Asia e dell’America Latina.
A fronte dell’indubbio interesse economico e sociale nei confronti delle PMI, si è deciso
di approfondire l’approccio di queste organizzazioni verso l’innovazione, tematica la cui
comprensione in questo ambito resta ancora parziale. Le PMI sono, infatti,
organizzazioni piccole, che, però, risultano piuttosto complesse e differenziate,
soprattutto se osservate nel loro funzionamento complessivo.
Nel periodo di boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, la piccola
dimensione dell’impresa era considerata una caratteristica di arretratezza e scarsa
efficienza. Negli anni successivi il ruolo delle PMI è stato riscoperto e contrapposto alle
difficoltà incontrate dalle grandi imprese dinnanzi alla crescente complessità strategica
e organizzativa del contesto competitivo. La maggiore flessibilità e capacità di
adattamento delle piccole e medie imprese ha condotto vari autori a studiarne le
caratteristiche in maniera approfondita. Tuttavia, sono rimasti molti pregiudizi di fondo
sulla precarietà e sulla capacità di sopravvivenza di tale tipologia di organizzazioni.
Nonostante questi limiti, la piccola impresa ha mostrato straordinarie capacità di tenuta
e ciò ha lentamente favorito, nei tempi più recenti, una considerazione più equilibrata e
realistica del peso e della funzione dello small business nell’economia e nella società
contemporanea.
VI
Negli ultimi tempi, la letteratura e i dibattiti sulla crisi di crescita e di competitività del
sistema produttivo italiano si sono molto estesi e arricchiti. L’attenzione si è
concentrata soprattutto sul problema della ripresa di competitività e sul riposizionamento
del sistema nella competizione mondiale. Il quadro di analisi e di diagnosi è molto
ampio e le ipotesi presentate sono diverse e in certi punti contrastanti. È, invece,
interessante notare che quasi tutte le proposte per il rilancio suggeriscono interventi di
cambiamento che si concentrano sulle piccole e medie imprese. Infatti, le grandi
imprese italiane sono così poche da poter essere considerate ciascuna come un caso
a sé, da discutere separatamente.
Se dunque il problema è capire il motivo per cui la competitività italiana ristagna, la
questione da affrontare è come far evolvere le PMI, in particolar modo quelle operanti
nei settori più esposti alla concorrenza internazionale. Tuttavia, indicare una via di
sviluppo per un universo così vasto come quello delle PMI non è un compito esente da
difficoltà: da un lato la numerosità di imprese (diverse centinaia di migliaia), dall’altro
la grande varietà di tipologie organizzative e di strategie di business, rendono
complessa l’identificazione di un comune percorso di riqualificazione. Pur riferendosi
ad un contesto così diversificato, è, però, opinione condivisa da molti autori che
l’innovazione fornisca una leva essenziale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle
organizzazioni. Alla luce di ciò, ci si chiede come l’innovazione possa giovare alle
imprese italiane, e, in particolare, quale tipologia di innovazione sia più adatta ad
esprimere il potenziale delle PMI.
Da un lato c’è l’evidenza oggettiva della scarsità di risorse investite in attività di ricerca
e sviluppo in Italia. Le statistiche internazionali non lasciano dubbi: gli indicatori
utilizzati collocano il sistema produttivo italiano tra gli ultimi posti delle graduatorie.
Inoltre, per quanto si possa dire che la piccola dimensione e la specializzazione di
carattere tradizionale tipica delle imprese italiane non stimolano gli investimenti nella
ricerca di base, resta indiscutibile il fatto che le risorse messe in campo in Italia sono
assai limitate rispetto agli altri Paesi, per qualsiasi tipo di ricerca e di innovazione.
D’altra parte, l’innovazione è un processo complesso, non riconducibile soltanto agli
investimenti in ricerca di base o applicata, ma che spesso si effettua a stretto contatto
con il cliente e con il mercato. L’innovazione si realizza anche attraverso modifiche,
integrazioni o miglioramenti dei prodotti esistenti, e gli sforzi di cambiamento collegati a
queste azioni di minor portata, spesso, sfuggono alle statistiche ufficiali. L’entità degli
investimenti dedicati alle attività di R&S non rappresenta una buona misura per questo
VII
tipo di innovazioni e, se si adottano punti di vista alternativi, lo sforzo innovativo delle
PMI italiane può risultare significativo, o per lo meno si possono estrapolare indicazioni
utili sulle possibili strade da intraprendere per rilanciare la competitività. In questo
senso, non solo ci sono modi diversi di osservare il fenomeno innovativo, ma esistono
anche diverse teorie su come sviluppare e organizzare l’innovazione in maniera
efficace nelle imprese. Infatti, non è facile stabilire se anche le forme di innovazione più
aperte e legate alle esigenze dei clienti e del mercato siano soddisfacenti e sufficienti a
garantire prosperità e sopravvivenza per il sistema produttivo italiano.
Soprattutto in periodi come quello attuale, il dibattito su come focalizzare meglio
investimenti e sforzi innovativi non trova risposte univoche. Il proposito di questa tesi è,
quindi, quello di approfondire l’analisi sulle attività di ricerca e sviluppo condotte dalle
PMI e di individuare un modello di innovazione che si presti a valorizzarne le capacità
e a rilanciarne la competitività. Nella scelta della sequenza delle tematiche esposte,
l’obiettivo rimane indirizzato a delineare il ruolo cruciale rivestito dalle PMI nel futuro
sviluppo del sistema produttivo, tenendo sempre conto dei principali aspetti riguardo la
questione della dimensione e della specializzazione tradizionale, la questione degli
investimenti in ricerca e la questione dell’organizzazione e delle forme di crescita
sostenibili. A questo scopo, i diversi argomenti sono presentati partendo da aspetti
generali per terminare l’analisi a un livello di dettaglio maggiore, con una struttura
riassumibile come segue.
Il capitolo 1 presenta uno scenario di tipo teorico, focalizzando l’attenzione
sull’evoluzione della letteratura in tema di innovazione. In particolare si descrivono i
principali concetti legati agli studi sull’innovazione e si illustra il pensiero economico
che ha portato ai contributi sull’innovazione aperta, al fine di fornire una guida
necessaria ad affrontare le tematiche trattate in seguito.
Il capitolo 2 presenta lo scenario dell’innovazione in ambito internazionale, attraverso
l’analisi della misurazione del fenomeno nel contesto europeo, con particolare
riferimento al sistema produttivo italiano. Focalizzandosi sugli aspetti quantitativi dei
processi innovativi, si propone un confronto dell’ambiente innovativo italiano con i
sistemi degli altri Paesi, al fine di individuarne il livello di competitività e il ritmo di
crescita.
Nel capitolo 3 si cerca di comprendere in maniera più approfondita il funzionamento del
sistema innovativo nazionale, analizzando il ruolo delle PMI e cercando di riconoscere
il tipo di innovazione realizzata e le sue modalità di sviluppo. L’obiettivo è quello di
VIII
individuare un modello di innovazione dal quale le PMI italiane possano trarre
vantaggio, per introdurre nel capitolo 4 il paradigma dell’Open Innovation e analizzare il
valore strategico delle relazioni interorganizzative e dei network di innovazione.
Nel capitolo 5 si presenta un particolare modello di innovazione aperta, che mira alla di
creazione di nuovi significati: la design-driven innovation. Tale tipologia di innovazione
risulta, infatti, di particolare interesse per le piccole e medie imprese italiane,
soprattutto per quelle operanti nell’industria manifatturiera.
Il capitolo 6 è dedicato all’analisi dei meccanismi operativi dell’innovazione aperta e
all’introduzione delle forme di tutela della proprietà intellettuale e industriale utilizzabili
nei processi aperti. A partire dalla descrizione del ruolo dei brevetti, utili non solo come
meccanismo di protezione ma anche come fonte di informazione, si esplorano i
processi innovativi attuati nell’industria italiana. Il capitolo 7 è, infatti, interamente
dedicato al caso empirico svolto mediante uno studio statistico delle informazioni
contenute nei brevetti registrati dalle imprese operanti nel settore dell’arredamento
negli ultimi tre anni. Il passaggio dal piano teorico all’indagine empirica completa il
quadro d’analisi per il caso di studio. L’osservazione, condotta con particolare
attenzione alle caratteristiche del settore, è avvenuta sulla base dei dati contenuti in
738 brevetti. Nonostante alcuni limiti associati al reperimento di informazioni per mezzo
dei brevetti, come l'esistenza del segreto commerciale o il mancato ricorso alla tutela
brevettuale, l’indagine in questione ha permesso di delineare il culmine di uno sforzo,
mettendo in evidenza non solo l'intensità dell’attività inventiva, ma anche la capacità di
adattare e condividere le competenze tecnologiche. Il monitoraggio ha permesso di
individuare, nella situazione attuale, la presenza di opportunità e di punti debolezza per
le PMI dell’arredamento italiano.
IX
1. Un approccio teorico all’innovazione
L’innovazione non sorge in maniera spontanea, ma è generata grazie all’impegno di
singoli individui, imprese, organizzazioni e reti, dotate di capacità e risorse, che
operano all’interno di un contesto idoneo a favorirne lo sviluppo. Tradizionalmente, le
imprese mettono in atto strategie di innovazione, al fine di conseguire un vantaggio
sulla concorrenza, attraverso la differenziazione e una minor possibilità di essere
imitati. Tuttavia, considerare l’innovazione come una mera strategia di protezione di
origine endogena appare riduttivo: ogni azienda si relaziona con l’ambiente circostante
e, pertanto, la sopravvivenza e lo sviluppo non dipendono esclusivamente dalla
composizione dell’insieme di risorse interne. La necessità di costanti aggiornamenti per
il rinnovo delle competenze spinge le aziende a sperimentare cambiamenti nell’assetto
organizzativo e nella dotazione delle risorse utilizzate per la creazione di beni e servizi.
Tale carattere dinamico favorisce l’adattamento continuo all’ambiente, ed emerge dalle
capacità di apprendimento e dalle iniziative intraprese per rilevare e identificare le
tecnologie del futuro, al fine di catturarle, dominarle e integrarle nell’assetto aziendale
con lo scopo di farne un uso specifico e vantaggioso.
A causa dell’avanzamento tecnologico e dell’aumento dei flussi informativi, la
conoscenza è considerata la leva principale per la crescita economica e l’innovazione.
Nell’economia attuale, principalmente nei contesti più sviluppati, la ricchezza proviene
da fattori creati, frutto degli sforzi e delle azioni deliberate di persone e organizzazioni,
piuttosto che dall’utilizzo di lavoro e capitale. La conoscenza assume un ruolo centrale,
poiché permette di dare vita a nuove tecnologie e di accedere alle tecnologie generate
da terzi all’interno del sistema produttivo.
Come si vedrà in dettaglio più avanti, l’innovazione è per sua natura un fenomeno
sistemico perché nasce dall’interazione continua tra i differenti attori che operano
all’interno del contesto economico e sociale. L’ambiente in cui si svolge l’attività
innovativa assume, dunque, un ruolo di fondamentale importanza poiché costituisce il
mezzo per fare emergere e stimolare lo sviluppo di nuove idee. Essere in grado di
comprendere e sfruttare le potenzialità dell’ambiente, implica saper gestire una rete di
relazioni e significa stringere accordi di collaborazione, al fine di migliorare la propria
1
attività e sfruttare le potenzialità degli altri membri della rete. Le fonti esterne
corrispondono, infatti, risorse complementari a quelle interne all’organizzazione. Il fatto
che le imprese cooperino e diano valore alla dimensione esterna risulta quindi
interessante; l’attività imprenditoriale rappresenta, in questo modo, l’impiego
economico della conoscenza prodotta a livello organizzativo e sociale.
La globalizzazione, l’intensificarsi della concorrenza, il progresso tecnologico, le
maggiori esigenze dei consumatori e le modifiche nei sistemi legislativi sono alcuni dei
fattori che stanno facendo del cambiamento un imperativo per le organizzazioni che
vogliono mantenere e incrementare il proprio livello di competitività
1
. L’esperienza
mostra che le organizzazioni che non sono in grado di adattarsi ai cambiamenti
ambientali, seguendone il ritmo e la portata, devono affrontare una riduzione della
propria competitività. Analogamente, si osserva che nessuna organizzazione,
indipendentemente dalla dimensione e dalla posizione nel mercato, è immune a questo
processo di trasformazione. Le capacità di assimilare nuove tecnologie e di generare
innovazione rappresentano, infatti, un requisito chiave per il mantenimento della forza
competitiva. Pur operando in mercati stabili e maturi, la vitalità e il successo di
un’impresa, deriva dall’abilità nel coniugare nella propria attività fattori molto vari, che
vanno dal design, alla qualità di prodotti e servizi, o all’adattamento del prodotto alle
caratteristiche specifiche dei clienti.
In conseguenza di ciò, negli ultimi tempi si stanno sviluppando dinamiche orientate a
stimolare l’innovazione, dal momento che le organizzazioni con un’attitudine aperta al
cambiamento, che includono l’innovazione nelle proprie strategie di business, si
posizionano in maniera migliore nel mercato globale. L’attività innovativa rappresenta,
dunque, un percorso continuativo, che non giunge mai ad un punto finale, ma risulta
integrato ai processi dell’organizzazione
2
. La letteratura sull’innovazione è ormai così
ampia e diversificata da rendere difficile la circoscrizione di tutti gli aspetti esaminati
dagli approfondimenti accademici in un’unica materia
3
. Da qui nasce il bisogno di
mettere insieme le dimensioni catturate dalle discipline economiche e manageriali per
avere una visione generale del fenomeno. Lo scopo di questo capitolo è, perciò, quello
2
1
Viale R. (a cura, 2008), La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi,
IlSole24Ore, Milano.
2
ibidem.
3
Fagerberg J. (a cura), Mowery D. C. (a cura), Nelson R. R. (a cura), (2005), The Oxford
handbook of Innovation, Ofxord University Press, Oxford e New York.
di presentare i concetti più importanti legati agli studi sull’innovazione, al fine di fornire
una guida per affrontare le tematiche trattate in seguito.
1.1 Il concetto di innovazione
Al fine di delineare il concetto di “innovazione”, è conveniente fare una distinzione tra
invenzione e innovazione. Fagerberg afferma che l’invenzione è la prima idea per lo
sviluppo di un nuovo prodotto o processo, mentre l’innovazione è il primo tentativo di
mettere in pratica tale idea
4
. Un’innovazione è l’introduzione di un prodotto (bene o
servizio) o di un processo, nuovo o significativamente migliorato, o l’introduzione di un
metodo di commercializzazione o di organizzazione nuovo o significativamente
migliorato, applicato alle pratiche commerciali, all’organizzazione del lavoro o alle
relazioni con l’esterno
5
.
Lasciando da parte le definizioni, il termine innovazione è utilizzato nel presente lavoro
per indicare un fenomeno al centro delle trasformazioni attuali dell’economia, che, nelle
sue varie sfaccettature, si manifesta attraverso la capacità del sistema produttivo di
avviare nuovi processi produttivi e di assorbire e sfruttare le novità in campo scientifico,
tecnologico, economico e sociale. In tali dinamiche intervengono competenze
individuali, aspetti strutturali e variabili presenti nel contesto economico e istituzionale.
L’attività innovativa è caratterizzata, quindi, da molteplici aspetti, che propagano i loro
effetti nell’evoluzione dell’economia e della società, mediante la creazione e la
diffusione di conoscenza utile.
Il duplice obiettivo degli innovatori è quello di risolvere i problemi esistenti con soluzioni
inedite e offrire alla popolazione beni e servizi in quantità e varietà sempre crescenti,
per rispondere alle esigenze dei singoli e della società. L’innovazione costituisce, così,
la leva fondamentale attraverso cui è possibile alimentare la crescita e accelerare la
generazione di conoscenza: le imprese, applicando i risultati della ricerca, possono
3
4
Fagerberg J. (a cura), Mowery D. C. (a cura), Nelson R. R. (a cura), (2005), The Oxford
handbook of Innovation, Ofxord University Press, Oxford e New York.
5
OECD (2005), Oslo Manual 3rd edition Guidelines for Collecting and Interpreting Innovation
Data, OECD Publishing, Parigi.
accrescere la competitività propria e del sistema produttivo complessivo, avviando e
sostenendo, in questo modo, lo sviluppo economico e l’avanzamento tecnologico.
In riferimento alle fasi del processo innovativo, come si vedrà in dettaglio nel prossimo
paragrafo, il momento in cui si produce l’innovazione è tale quando i frutti dell’attività
innovativa vengono immessi con successo nel mercato. In questo ambito risulta
pertinente fare ulteriore chiarezza sulla differenza tra invenzione e innovazione. Dai
contributi di Schumpeter
6
nascono i concetti su cui sono fondati gran parte dei modelli
successivi; in questi si stabilisce la differenza tra invenzione, innovazione e diffusione.
L’autore definisce “invenzione” il prodotto o processo che viene creato e si sviluppa
nell’ambito scientifico-tecnologico, e relaziona, invece, l’“innovazione” con un
cambiamento di natura economica. Così considera la “diffusione”, ovvero la trasmissione
di innovazione, come ciò che permette ad un’invenzione di trasformarsi in un
fenomeno economico-sociale. Schumpeter individua nella decisione dell’imprenditore di
commercializzare un’invenzione il passo decisivo perché questa si converta in
innovazione, e definisce l’imprenditore come l’innovatore, sottolineando il difficile
compito che questo porta a termine
7
. Egli utilizza, quindi, l’espressione “imprenditore”
per definire il ruolo dell’innovatore.
Secondo l’autore, il classico equilibrio di mercato è ostacolato dalle azioni degli
imprenditori, guidati dal desiderio di creare un monopolio, per mezzo dell’introduzione
di una qualche innovazione. Essi sono, infatti, motivati ad assumere un certo grado di
rischio in cambio dei guadagni ottenibili riuscendo a collocare un bene nel mercato. I
ricavi così conseguiti potrebbero essere successivamente investiti per continuare
l’attività imprenditoriale e produrre altre innovazioni, dato che le anteriori sarebbero già
state diffuse. In questo modo si genera un processo di retroalimentazione che stimola
la crescita e lo sviluppo economico.
Secondo Schumpeter, senza la presenza di imprenditori che portino a termine l’attività
innovativa, il tasso di crescita sarebbe limitato all’incremento dei fattori produttivi e
sarebbe difficile la generazione del suddetto processo. Tutta questa evoluzione
rappresenta, per l’autore, la storia del capitalismo, prodotta da ciò che egli definisce
4
6
Schumpeter J. A. (1911), Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung, Duncker&Humblodt, Berlin.
Versione in inglese, The Theory of Economic Development, Harvard University Press, 1934
Cambridge, Mass e Schumpeter J. A. (1942), Capitalism, Socialism and Democracy, Harper,
New York e Londra. Versione italiana, Capitalismo, socialismo e democrazia, ETAS, Milano,
2001.
7
Freeman C. (1974), The Economics of Industrial Innovation, Penguin Books, Harmondsworth.