Il rilancio dei distretti industriali
Ho voluto evidenziare come tutte le critiche spesso mosse verso il nostro Paese non siano sempre dotate di valido fondamento e che, anzi, partano da presupposti errati e molto spesso anacronistici.
L'Italia certamente sta affrontando un periodo difficile, forse il peggiore dopo i due conflitti mondiali, ma cade in errore chi afferma che la nostra nazione non sia stata in grado di sincronizzarsi con i tempi e che la mancanza di settori ad alta tecnologia condurrà il nostro Paese verso un declino inevitabile.
Rischia di sbagliare chi vede nel modello distrettuale l'ottusità e la codardia dei nostri imprenditori nel voler mantenere ciecamente uno status quo deleterio nell'attuale panorama economico, sempre più governato dalle grandi imprese e dai Paesi emergenti e, ancor peggio, peccano mancando di fiducia tutti coloro che, pur lavorando in Italia, si lasciano abbattere dalle critiche straniere.
Il presente lavoro non pretende certamente di fornire La soluzione a quanti di quei distretti che si trovino in questo periodo in difficoltà. È volto, piuttosto, ad aprire gli occhi, a mostrare che ci sono realtà che davvero ce la stanno facendo a resistere, se non addirittura a superare, la crisi globale. L'intento dell'autore è volto a fornire un modello basilare su cui tutti gli attori distrettuali possano elaborare una strategia pratica per fronteggiare le difficoltà, rinvigorire e restituire la "forza d'un tempo" al proprio distretto industriale.
Il punto di partenza dell'intera analisi è stato un forte senso patriottico che mi ha permesso di andare oltre le stucchevoli critiche che piovono sul mio Paese. Ho voluto guardare la realtà italiana con più fiducia e, con gli occhi del fanciullino, ho voluto ricercare nei distretti industriali quelle abilità che suscitano meraviglia e stupore in tutto il mondo e che meriterebbero di essere valorizzate da ogni realtà.
Per questo motivo ho scelto di analizzare un ambiente, quello mobiliero, a me vicino e molto più ricco di fantasia, innovazione, tecnologia e "saper fare" di quanto i rapporti extra-nazionali vogliano far credere.
Il paragone che è nato fra il distretto del mobile della Brianza e il distretto della sedia di Manzano, dopo un lungo discernere, mi ha condotto a concludere che, anche se non tutti i distretti sono stati in grado di rialzarsi autonomamente, in ognuno di essi è presente quella scintilla, quel barlume che se alimentato e sostenuto può tramutarsi in un fuoco forte e vigoroso.
Sebbene il modello che ne ho tratto è certamente più adattabile alle difficoltà specifiche della realtà manzanese, ritengo, inoltre, che qualunque sistema produttivo possa trarre beneficio dalla sua applicazione pratica, totale o anche semplicemente parziale qualora alcuni aspetti siano ampiamente presidiati.
Concludendo, ritengo che molti distretti siano stati fiaccati eccessivamente dalla crisi e che ad ognuno di essi vada data la possibilità di rifarsi. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, è bene che l'azione parta dal cuore dei distretti stessi, dai piccoli imprenditori e dagli artigiani, da coloro, insomma, che il distretto l'hanno creato e lo vivono quotidianamente. Non si deve, però, credere che questo basti.
La loro azione deve essere sostenuta da tutti: comuni, provincie, regioni e anche lo Stato devono sostenere dal basso l'iniziativa imprenditoriale, si deve evitare che le tradizioni vengano calpestate dalla globalizzazione. Ognuno deve impegnarsi affinché l'Italia intera permanga, anche in futuro, un florilegio di culture, tecniche e abilità secolari: in poche parole si deve difendere quella che è, a ben vedere, la culla di un patrimonio di tradizioni uniche e irripetibili.
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Iuculano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università Carlo Cattaneo - LIUC |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Salvatore Sciascia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 116 |
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