Il ciclo elettorale della politica fiscale nei paesi dell'Oecd
Nella mia tesi ho cercato di fare luce sui rapporti tra sistema politico e sistema economico nel gruppo dei paesi dell’OECD, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, prendendo in esame i cicli economici elettorali e l’influenza che la loro esistenza ha sui suddetti sistemi; in particolare mi sono riferito al mondo dell’economia, sottolineando le conseguenze che questi cicli hanno su variabili di politica fiscale come il tasso di disoccupazione, il prodotto interno lordo e il deficit di bilancio.
I cicli economici elettorali sono la dimostrazione del degrado elettorale dell’economia e della politica, una delle promesse non mantenute della democrazia moderna, i cui valori e procedure sembrano prevalere in ogni parte del mondo confermandone la vocazione universale.
I cicli elettorali accompagnano la democrazia come un fenomeno patologico che ha radici profonde nella componente razionale ed egoistica della natura umana.
Dal comportamento razionale dei rappresentanti emerge il loro agire in quanto classe politica, da quello degli individui il potere degli interessi forti di cui sono portatori.
Premessa necessaria alla trattazione è una prima sommaria definizione di “ciclo economico elettorale”: con questa espressione si intende, generalmente, un insieme di strategie e complicità ricorrenti che rimandano a un uso improprio delle risorse pubbliche, da parte dei politici, in occasione delle scadenze elettorali.
Il mio intento è stato quello di verificare se e in quale misura i paesi membri dell’OECD, unanimemente considerati i paesi più industrializzati, presentano cicli elettorali.
Per fare ciò, innanzitutto, nel primo capitolo ho cercato di inquadrare, tramite definizioni teoriche, le due teorie più generali: la teoria del ciclo politico-economico (political business cycle theory) e la partisan theory.
La prima ha, come ipotesi di fondo, che i politici massimizzino la probabilità di essere (ri)eletti e che i partiti si comportino in modo opportunista, cioè manipolando le scelte degli elettori sfruttando i loro difetti di informazione.
Secondo il punto di vista alternativo della partisan theory, invece, i cicli politico-economici si formerebbero in occasione di tornate elettorali che, comportando la vittoria dell’opposizione, implicano un’alternanza dei partiti al governo: in un certo senso è la teoria del ciclo politico-economico naturale.
Alla base della manipolazione elettorale sta sostanzialmente un fenomeno di asimmetria informativa tra elettori e politici; inoltre gli elettori soffrono di miopia e memoria evanescente.
La miopia non permette loro di vedere gli effetti futuri delle scelte economiche messe in atto dal governo che lega la sua sopravvivenza a una vittoria elettorale.
Mentre la miopia è un fenomeno prospettico, l’evanescenza della memoria è di tipo retrospettivo: l’elettore non prenderebbe in considerazione, al momento del voto, gli avvenimenti che pur lo riguardano direttamente ma che sono localizzati nei recessi più lontani della memoria. Scontando pesantemente il passato, gli elettori non danno il giusto peso a errori commessi precedentemente dal governo in carica, rischiando di riconfermarlo solo grazie a qualche manovra pre-elettorale ad hoc.
Un freno a questi comportamenti è costituito dalla teoria delle aspettative razionali, la quale svuota di senso ogni politica monetaria o di spesa pubblica, e lascia spazio alle sole politiche in grado di sorprendere e shockare l’elettore razionale e che sfruttano un’asimmetria di informazioni a sfavore dell’elettore: se è sorpreso o se non conosce i dati del problema, esso non è in grado di fare previsioni corrette ed è indotto a premiare o punire i politici in condizioni di debolezza informativa, tipiche della manipolazione elettorale. Infatti, se gli elettori hanno informazioni incomplete sulle capacità dei futuri governi, non possono che limitarsi a utilizzare il livello di benessere realizzato dall’attuale governo come base per prevedere il suo comportamento e l’evoluzione futura della politica economica.
Nel secondo capitolo ho ripreso il tema dell’opportunismo politico, ma questa volta per proporne un’analisi da un punto di vista più rigoroso e inequivocabile.
Ho parlato del modello tradizionale di opportunismo di Nordhaus-Lindbeck, secondo il quale politici opportunisti possono trarre vantaggio dalla curva di Phillips nell’affrontare elettori ingenui che si dimenticano del passato, ignorano gli incentivi dei politici, non capiscono come funziona l’economia, e in particolare non tengono conto del trade-off tra inflazione e disoccupazione. Questo modello implica che, prima di ogni elezione, si dovrebbe osservare un tasso di crescita dell’economia al di sopra della norma e un tasso di disoccupazione al di sotto della norma, con un moderato aumento dell’inflazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Carlo Ercole |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Discipline Economiche e Sociali |
Relatore: | Guido Tabellini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 85 |
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