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Il cambiamento dell'economia cinese: dall'export ai consumi

La tesi si articola in quattro capitoli che analizzano il percorso di sviluppo finora seguito dalla Cina e la necessità di apportarvi alcuni cambiamenti al fine di garantire una costante crescita nel prossimo futuro:
Capitolo I - Introduzione sull'economia cinese
Capitolo II - La crescita export-oriented. Successi e limiti
Capitolo III - La contrazione dei consumi interni. Cause e possibili soluzioni
Capitolo IV - Gli effetti della crisi internazionale sull'export cinese e le misure adottate a sostegno dei consumi

Da una ricca raccolta di dati macroeconomici, emerge come la classe dirigente cinese dovrebbe indirizzarsi verso uno sviluppo meno legato agli investimenti ed alla domanda esterna (entrambi avevano raggiunto livelli difficilmente superabili già nel 2008 ) e più ai consumi delle famiglie. Si indaga quindi perchè le famiglie cinesi sono restie a consumare ed hanno altissimi tassi di risparmio e quali potrebbero essere le soluzioni per incentivarne la spesa.

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INTRODUZIONE Nel corso del 2009 continua a manifestarsi con estrema virulenza la crisi economica che,  iniziata al termine del 2007 come crisi finanziaria, si è ormai propagata all’economia reale.  Gli Stati Uniti d'America, che fino a qualche anno fa sono stati il motore della crescita  mondiale grazie alla loro alta propensione al consumo, dopo essere stati il centro da cui si è  propagata la crisi in seguito allo scoppio della bolla mobiliare, hanno davanti a sé un difficile  periodo. Dopo la forte contrazione dell'economia statunitense nel IV trimestre 2008 (­6,2%),  nell'incontro del Federal Open Market Committee del 27 gennaio 2009 1  sono state presentate  le proiezioni per la crescita economia dell'economia americana che vedono una contrazione  del PIL nel 2009 in una fascia che oscilla fra lo­0,5% ed il ­1,3%, per poi tornare alla crescita  nel 2010 tra il 2,5% ed il 3,3%. A   testimonianza  della  gravità   della   crisi  che   si è  estesa   all'intera  economia   globale,   un  significativo documento rilasciato dalla Banca Mondiale 2 , prevede che, dopo una contrazione  della produzione industriale del 20% nel IV trimestre del 2008, ripartibile fra un ­23% per i  Paesi industrializzati ed un ­15% per i Paesi in via di sviluppo, il PIL mondiale registrerà nel  2009   la   prima   crescita   negativa   dal   fine   della   Seconda   Guerra   Mondiale.   La   crescita  dell'economia mondiale si stima che resti circa il 5% inferiore al suo potenziale per tutto il  2009   e   la   vittima   principale   della   crisi   mondiale   si   prospetta   essere   il   commercio  internazionale: la Banca Mondiale teme infatti che il 2009 sia caratterizzato dal peggiore  deterioramento   dell'interscambio   internazionale   degli   ultimi   80   anni,   con     una   declino  accentuato nei Paesi dell'Estremo Oriente a causa del contemporaneo calo dei volumi, calo  dei prezzi e deprezzamento delle valute asiatiche. Ne deriva quindi un quadro che lascia poche possibilità di una ripresa del corso 2009 e la  tendenza è quella di domandarsi a che data procrastinare la ripresa e soprattutto quale possa  essere la sua intensità. Se infatti, come si è sopra riportato citando il documento del Federal  Open Market Committee, il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke è moderatamente  ottimista su una robusta crescita già a partire dal 2010, un'altra corrente di pensiero che  circola   fra   gli   economisti 3   è   quella   secondo   cui   l'attuale   crisi   assuma   la   forma   di   una  1   Minutes of the Federal Open Market Committee , January 27­28, 2009; http://www.federalreserve.gov 2   Swimming Against the Tide: How Developing Countries Are Coping with the Global Crisis;  http://www.worldbank.org 3 An L of a recession, amd reform is the only way out, Wolfgang Munchau, Financial Times, 09/03/09 4

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