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Efficienza e anomalie dei mercati finanziari: l’ultimo quindicennio in Italia.

I mercati finanziari, ormai da molti anni, sono al centro dell’attenzione mediatica. Non passa giorno che non vi siano aggiornamenti sulla situazione internazionale delle borse. Tutta questa pubblicità, positiva (qualche anno fa) o negativa (durante gli ultimi anni), ha mano a mano coinvolto sempre più persone in questo settore. Le crisi che hanno colpito diversi milioni di investitori negli anni passati hanno intaccato fortemente la Efficient Market Hypothesis, teoria accreditata per la maggiore a Eugene Fama e a Paul Samuelson, che partendo da alcune loro ricerche, hanno estrapolato delle ipotesi, che regolano i mercati finanziari cosiddetti efficienti. Basti pensare, che una delle ipotesi di partenza del modello della EMH, è la razionalità degli investitori, cosa ben lontana da quello che è successo in passato. Secondo questo filone di pensiero, il mercato non sempre sarà corretto, ma sicuramente nessun soggetto o istituzione ha costantemente più informazioni del mercato ed è in grado di batterlo. Al contrario i sostenitori della finanza comportamentale parlano di un Non-Random Walk, della possibilità di poter battere il mercato, introducendo alcuni fattori di psicologia comportamentale nei modelli di mercato. In particolare gli studiosi della finanza comportamentale si concentrano sulle idee che scaturiscono dal gruppo (massa), piuttosto che dalle scelte razionali del singolo investitore. Insiemi di persone fin troppo confidenti nelle loro capacità e nelle loro previsioni sono il pericolo in cui incorrono i mercati finanziari moderni e sono i fenomeni da studiare più approfonditamente.
Alcune debolezze del mercato, o presunte tali, vengono generalmente chiamate anomalie di mercato. Ve ne sono di vario tipo all’interno del panorama internazionale; nella mia tesi verranno trattate le più importanti e significative. Mi sono proposto di analizzare il mercato azionario italiano, per verificare se il mercato risulta efficiente o presenta alcune anomalie. In particolare mi soffermerò su alcune delle anomalie di calendario più conosciute, l’effetto dimensione e l’effetto value. Il periodo preso in analisi è l’ultimo quindicennio, da gennaio 1996 fino agli ultimi dati disponibili; durante questi anni, come è noto, il mondo finanziario è stato scosso più volte da eventi estremi e il sistema è stato messo a dura prova. Dalle analisi effettuate, se da un lato si riscontrano alcune anomalie, dall’altro queste eccezioni sono talmente volatili o insufficientemente rilevanti per spingere un investitore a puntare su una specifica anomalia. Senza considerare, che le verifiche effettuate non tengono conto dei costi di trading, che un soggetto dovrebbe sostenere sul mercato.

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3 1 Introduzione 1.1 Origine e obiettivi della tesi I mercati finanziari, ormai da molti anni, sono al centro dell’attenzione mediatica. Non passa giorno che non vi siano aggiornamenti sulla situazione internazionale delle borse. Tutta questa pubblicità, positiva (qualche anno fa) o negativa (durante gli ultimi anni), ha coinvolto sempre più persone in questo settore. In questi giorni si parla di “rischio default” per la Grecia, con possibili ripercussioni principalmente per l’Euro e l’Europa, senza però tralasciare il resto del mondo, pochi anni fa, si faceva riferimento alla crisi dei subprime in America. Quello che preoccupa maggiormente, è quanto i mercati azionari possano trasmettere eventuali malumori derivanti dalla situazione internazionale, diffondendoli all’economia reale. I mercati borsistici legano tra loro nazioni, che stanno a migliaia di chilometri di distanza. La maggior parte delle istituzioni effettua investimenti su scala mondiale aumentando il rischio di un effetto contagio; economie, che a livello reale hanno ben poco in comune, potrebbero essere invece legate saldamente a livello finanziario. Tantissimi piccoli risparmiatori in passato sono stati spinti a investire nei mercati azionari, in virtù di facili guadagni promessi o potenziali che fossero. Guru della finanza, che garantivano rendimenti migliori del mercato, di poter essere sempre un passo avanti della concorrenza. Ora è risaputo, che non è proprio sempre cosi semplice ottenere rendimenti certi, e che il pericolo di una crisi mondiale è sempre dietro l’angolo; ma su cosa si basavano per garantire tali rendimenti? Con l’innovazione finanziaria, si sono moltiplicati gli strumenti a disposizione degli investitori. Ad esempio, negli anni Sessanta, non vi erano fondi indicizzati, ETF, fondi esenti da tasse, fondi legati ai mercati emergenti, derivati sulla volatilità, il fenomeno della cartolarizzazione, con tutte le sue conseguenze, Z-Coupon Bonds, futures e opzioni finanziarie, per menzionare solo alcuni dei nuovi strumenti. Questi nuovi elementi hanno facilitato e reso più accessibile, il mondo della finanza e dell’investimento a soggetti, che in realtà, non hanno particolare esperienza dei mercati azionari. Semplificando e incentivando l’investimento, promettendo protezione, più o meno efficace contro eventuali fasi di recessione, il mondo della finanza ha spalancato le porte a una miriade di piccoli investitori, che durante l’ultima crisi mondiale, molto probabilmente, sono stati quelli a essere colpiti più pesantemente. Le folle, che hanno popolato i mercati finanziari, sono state spesso, anche la causa di alcune crisi mondiali, una delle più famose e forse anche la prima è la bolla dei bulbi di tulipano,

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