Conseguenze su territorio, economia e popolazione dello sfruttamento idroelettrico del Bacino del Piave: il caso del Vajont
L’acqua, elemento insostituibile per l’uomo, dona ricchezza e vita a tutte le popolazioni che vivono dove essa è presente in grande quantità, e dona anche un fattore fondamentale di sviluppo per l’economia moderna, l’energia elettrica.
Dall’800 in poi, infatti, lo sfruttamento idroelettrico dei fiumi nella catena alpina si è andato intensificando sempre di più, con il sorgere di problemi che, in precedenza, erano totalmente sconosciuti.
Problemi che ora stanno affrontando i paesi del Terzo Mondo, dove la ricchezza di acqua, in alcuni casi veramente immensa, si contrappone ad una povertà estrema ed alla necessità urgente di uno sviluppo economico che l’Europa ed il Nord America hanno abbondantemente raggiunto da parecchio tempo.
E’ quindi proprio l’energia idroelettrica la protagonista di questo lavoro, attraverso un’analisi approfondita riguardante essenzialmente lo sfruttamento idroelettrico del fiume Piave e del suo bacino, che comprende quasi tutta la zona dolomitica ed una buona porzione della pianura padano-veneta, prima di sfociare nel Mare Adriatico.
Protagonisti sono anche tre aspetti che sono risultati purtroppo distruttivi per gli uomini stessi e per l’ambiente circostante:
l’imprevedibilità di fenomeni geologici di grandi dimensioni;
il conseguente azzardo criminale dell’uomo nei confronti della natura;
lo sfruttamento incontrollato del “fattore acqua”, che ha portato il Piave ad essere ormai un fiume con una portata quasi dimezzata.
Il 9 ottobre 1963 è sicuramente una data che rimarrà tristemente impressa nella storia del nostro paese, che nessuno potrà mai dimenticare. Quella sera, alle 22.39, una frana di 260 milioni di m³ di roccia si stacca, unita e compatta, dal Monte Toc e cade nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont. L’effetto conseguente è purtroppo spaventoso. Circa 50 milioni di m³ di acqua si sollevano al centro della valle e di questi una metà lambisce le rive del lago, inondando in parte i paesi di Erto e Casso ed alcune loro frazioni, mentre un’altra metà scavalca la diga e si abbatte sulla valle del Piave distruggendo completamente i paesi di Longarone, Castellavazzo, Pirago, Rivalta, Villanova e Faè. Il numero di morti è drammatico, circa 2.000, la cifra esatta non sarà mai accertata con precisione. La storia della diga, iniziata sette anni prima, si conclude con quattro brevi minuti di apocalisse.
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Lionetti |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Giorgio Spinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 452 |
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