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Approcci alla autopoiesi di terzo ordine e organizzazione

All’inizio degli anni novanta la teorica dell’autopoiesi è andata progressivamente affrancandosi da una impostazione di carattere sociobiologico che aveva avuto probabilmente impulso dall’opera di H. Maturana e F. Varela “L’albero della conoscenza” per approfondire con maggior dettaglio i fenomeni che possono riscontrarsi nell’ambito del sistema sociale in quanto caratterizzato dai processi comunicativi linguistici. L’importanza assunta dal processo comunicativo nell’ambito dell’organizzazione era stata in particolare enfatizzata da un autore come K. Weick con i concetti di enactment e sensemaking. Lo stesso padre fondatore del paradigma dell’autopoiesi, H. Maturana ha cercato di approfondire ulteriormente il ruolo dei processi comunicativi tra i sistemi autopoietici appartenenti al più ampio sistema sociale introducendo e sviluppando ulteriormente il significato del cosiddetto “languaging”.Sul piano teorico generale, nel presente lavoro ci si è soffermati nel delineare l’interessante ed emblematica contrapposizione tra i sociologi P Hejl e N. Luhmann che si sono occupati, con impostazioni affatto diverse, della applicazione del paradigma sistemico dell’autopoiesi ai sistemi sociali (autopoiesi di terzo ordine).
Scendendo nello specifico da più parti si avverte che il nascente filone del “Knowledge Managment” deve confrontarsi con la necessità di una progressiva presa di distanza dai modelli che potremmo definire come di ispirazione vetero-cognitivistica i quali fanno coincidere i concetti di informazione e di conoscenza ricorrendo, spesso in maniera non appropriata, a modelli tratti dall’idraulica. L’epistemologia a cui fanno riferimento da coloro che si ispirano al paradigma autopoietico è piuttosto quella costruttivistica. In particolare nel presente lavoro si è prestata attenzione al concetto di condivisione così come esplicitato del costruttivista E. von Glasersfeld (vd. Radical Constructivism, 1995) e a quello di equilibrazione cooperativa|coercitiva sviluppato negli” Studi sociologici” di J. Piaget (1965). Si è inoltre affrontata la tematica relativa all’influenza degli artefatti materiali/artificiali nella genesi del processo conoscitivo con riferimento all’impostazione teorica dallo psicologo L. Vygotsky.
L’insieme di tali problematiche costituiscono un coacervo di questioni attuali e ancora aperte nell’odierno e animato dibattito relativo alla gestione delle conoscenze nell’ambito di una organizzazione, soprattutto in riferimento all’affermarsi di strumentazioni tecnologiche e informatiche sempre più pervasive (il mondo dell’Information Tecnology) per l’organizzazione. Filosofie manageriali che privilegiano gli aspetti collaborativi si mostrano disposte a rinunciare senza rimorsi alla tradizionale strutturazione gerarchico-funzionale mentre l’affermazione progressiva di particolari software che portano in se una possibilità di incrementare le modalità di interazione tra i singoli attori dell’organizzazione sino a livelli mai sperimentati in precedenza (Groupwares), esaltano la dimensione intimamente generativa (creativa) dei linguaggi dell’organizzazione (nella trattazione ci si è in particolare riferiti alle ricerche svolte dal Prof. J. Conklin).
In quest’ambito si inserisce significativamente la problematica relativa alle recenti teorie sulla memoria organizzativa. Si è avuto modo di evidenziare il fatto che l’impostazione epistemologica a cui facciamo riferimento nel momento in cui affrontiamo la genesi del processo conoscitivo ha una influenza immediata sul nostro modo di interpretare le modalità di conservazione del patrimonio delle conoscenze di cui una organizzazione può disporre.
Infine si è indicata la prospettiva che ad avviso dello scrivente può essere ritenuta più promettente: agli assets comunicazionali si è attribuita una importanza peculiare nell’ambito del particolare sistema sociale che è l’Impresa da un lato in quanto fonte primigenia dello spazio delle possibilità attuali e future proprie dell’organizzazione, dall’altro in quanto potenziale persistenza suscettibile di analisi e modificazione nell’ambito della dinamica intimamente cangiante propria della storia delle interazioni tra i singoli sistemi autopoietici-attori organizzativi.

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3.1) I nodi irrisolti del “knowledge management” (estratto 1) Il knowlwdge management sta assurgendo in tempi recenti al ruolo di parola chiave che informa di se una pletora di ricerche e di convegni che hanno lo scopo di approfondire le tematiche di questo nuovo argomento degli studi organizzativi. In effetti non può negarsi che questa urgenza di gestire la conoscenza è una esigenza sentita e indispensabile nella realtà iper-tecnologica e complessa che caratterizza l’avvio del nuovo millennio. In definitiva , in campo economico, essa opera una netta demarcazione tra un “vecchio e un nuovo modo” di vedere il mondo delle imprese. In particolare nel campo delle scelte strategiche viene avvertita l’esigenza di considerare necessaria e quasi indispensabile una sinergia tra le problematiche tecnologiche e quelle comportamentali al fine di poter “sopravvivere” in ambienti ostilmente complessi. Volendo definire il knowledge management si può affermare che esso si occupa di approfondire il dibattito sull’adattamento, sopravvivenza e competenza di una organizzazione rispetto ai crescenti e discontinui cambiamenti dell’ambiente. In sostanza esso incorpora nel suo dibattito le problematiche relative ai processi organizzativi che ricercano la combinazione sinergica dei data e delle capacità di elaborazione fornite dalla cosiddetta information tecnology, con la capacità innovativa e creativa propria del genere umano 1 . Il vecchio mondo degli affari, si afferma, era caratterizzato da ambienti predicibili nei quali ci si poteva focalizzare su efficienze basate sulle capacità previsionali e di ottimizzazione.Questo è il mondo della competenza basata sulla “informazione” come asset strategico: l’enfasi viene posta sul controllo del comportamento degli attori dell’organizzazione in direzione del soddisfacimento di fini ed obiettivi organizzativi pre-specificati. In tale contesto vengono utilizzati dei sistemi di 1 Definizione di Yogesh Malhotra

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Informazioni tesi

  Autore: Gianluca Cetrullo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1999-00
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Massimo Paoli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 190

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Parole chiave

economia della conoscenza
equilibrazione cooperativa
knowledge management
marketing gnoseologico
memoria organizzativa
learning organization
comunicazione organizzativa
psicologia delle organizzazioni
teoria delle organizzazioni
autopoiesi

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