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Accordi Commerciali Internazionali

L’origine dell’impegno politico verso una riduzione dei dazi coordinata a livello internazionale risale agli anni trenta. Nel 1930 gli Stati Uniti, con un atto particolarmente irresponsabile, approvarono una legge sui dazi – lo Smooth- Hawley Act – che ebbe l’effetto di innalzare notevolmente le barriere tariffarie vigenti e di ridurre bruscamente i flussi commerciali da e per gli Stati Uniti.
Alcuni economisti sostengono che lo Smooth- Hawley Act contribuì a peggiorare la grande
depressione.
Nel giro di pochi anni dall’approvazione della legge, l’amministrazione giunse alla conclusione che fosse necessario ridurre i dazi.
Ciò tuttavia, poneva seri problemi politici in termini di costituzione di una maggioranza
parlamentare adeguata: la riduzione dei dazi sarebbe stata certamente contrastata dai membri del Congresso eletti in circoscrizioni nelle quali avevano sede le imprese la cui produzione avrebbe subito concorrenza estera. D’altra parte, i vantaggi associati alla riduzione stessa si sarebbero distribuiti su una base elettorale talmente ampia che i membri del congresso disposti a sostenerla sarebbero comunque stati in minoranza.
Per abbassare le barriere tariffarie era quindi necessario far sì che ad ogni data riduzione dei dazi corrispondesse qualche beneficio concreto per le imprese esportatrici.
All’inizio la soluzione di questo problema politico, venne individuata in forme di negoziato
bilaterale sulle barriere tariffarie. Tali negoziati avrebbero assunto la seguente forma: gli Stati Uniti avrebbero preso contatto con un dato Paese che fosse un importante esportatore di un certo bene, per esempio lo zucchero, proponendo di ridurre i propri dazi su quel bene. In cambio, si sarebbe richiesto al Paese estero, di fare lo stesso nei confronti di qualche produzione di cui gli Stati Uniti fossero a loro volta esportatori.

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4 CAPITOLO 1 G.A.T.T. 1.1 Inquadramento storico e motivi all’origine della nascita del GATT L’origine dell’impegno politico verso una riduzione dei dazi coordinata a livello internazionale risale agli anni trenta. Nel 1930 gli Stati Uniti, con un atto particolarmente irresponsabile, approvarono una legge sui dazi – lo Smooth- Hawley Act – che ebbe l’effetto di innalzare notevolmente le barriere tariffarie vigenti e di ridurre bruscamente i flussi commerciali da e per gli Stati Uniti. Alcuni economisti sostengono che lo Smooth- Hawley Act contribuì a peggiorare la grande depressione. Nel giro di pochi anni dall’approvazione della legge, l’amministrazione giunse alla conclusione che fosse necessario ridurre i dazi. Ciò tuttavia, poneva seri problemi politici in termini di costituzione di una maggioranza parlamentare adeguata: la riduzione dei dazi sarebbe stata certamente contrastata dai membri del Congresso eletti in circoscrizioni nelle quali avevano sede le imprese la cui produzione avrebbe subito concorrenza estera. D’altra parte, i vantaggi associati alla riduzione stessa si sarebbero distribuiti su una base elettorale talmente ampia che i membri del congresso disposti a sostenerla sarebbero comunque stati in minoranza. Per abbassare le barriere tariffarie era quindi necessario far sì che ad ogni data riduzione dei dazi corrispondesse qualche beneficio concreto per le imprese esportatrici. All’inizio la soluzione di questo problema politico, venne individuata in forme di negoziato bilaterale sulle barriere tariffarie. Tali negoziati avrebbero assunto la seguente forma: gli Stati uniti avrebbero preso contatto con un dato Paese che fosse un importante esportatore di un certo bene, per esempio lo zucchero, proponendo di ridurre i propri dazi su quel bene. In cambio, si sarebbe richiesto al Paese estero, di fare lo stesso nei confronti di qualche produzione di cui gli Stati Uniti fossero a loro volta esportatori. Negli stati uniti, la convenienza dell’accordo per le imprese esportatrici, avrebbe contribuito a fronteggiare le pressioni politiche dei produttori di zucchero. Nel Paese estero considerato la convenienza dell’accordo per gli esportatori di zucchero avrebbe controbilanciato il peso politico delle imprese colpite dalla concorrenza statunitense. Negoziati bilaterali di questo tipo contribuirono a ridurre l’imposta media sulle importazioni negli Stati Uniti dal 59% nel 1932 al 25% nel periodo immediatamente successivo alla seconda Guerra Mondiale.

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