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Disturbo da stress post-traumatico e la sindrome del sopravvissuto: il ruolo del senso di colpa nelle risposte alla sofferenza e la rinascita dal dolore

Il presente lavoro di tesi analizza la sindrome del sopravvissuto: una particolare manifestazione del Disturbo da stress post-traumatico che si caratterizza per la presenza di un senso di colpa di tipo patologico nei sopravvissuti a circostanze traumatiche e vittime di traumi psicologici. Nello specifico, dopo aver presentato la categoria diagnostica del Disturbo da stress post-traumatico e i vissuti tipici della sindrome del sopravvissuto, nell'ultimo capitolo verranno messe a confronto le risposte al trauma diametralmente opposte di Primo Levi e Viktor Emil Frankl, entrambi sopravvissuti ai lager nazisti. Se da una parte per Levi l'essere sopravvissuto ebbe come esito finale una rinuncia alla vita, dall'altra per Frankl una simile esperienza gli permise di proclamare un sì incondizionato alla vita, nonostante il dolore e la sofferenza. Verranno quindi presentati i concetti chiave della Logoterapia e Analisi Esistenziale frankliana e alcuni interventi preventivi da indirizzarsi ai sopravvissuti.

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1 INTRODUZIONE Questo lavoro di tesi analizza la sindrome del sopravvissuto e ha come specifico scopo quello di indagare il vissuto psicologico degli individui vittime di eventi catastrofici e la loro conseguente risposta alla sofferenza. Nonostante lo studio delle reazioni umane alle catastrofi cominci dall’osservazione degli effetti psicologici dei soldati superstiti della Prima guerra mondiale, è solo a partire dagli anni Sessanta che il disagio psichico dei sopravvissuti ad eventi catastrofici trovò uno spazio di discussione nel panorama internazionale. In questo contesto si cominciò a parlare della cosiddetta sindrome del sopravvissuto come «un disturbo che colpisce molte persone che sono sopravvissute ad un evento traumatico come catastrofi naturali, incidenti o eventi come l’Olocausto» (https://www.guidapsicologi.it /articoli/lasindrome- del-sopravvissuto, s.p.), ma a cui attualmente si fa riferimento anche in circostanze che non implicano necessariamente la minaccia di morte, ma si “limitano” a includere il senso di colpa derivato dalla percezione di un immeritato vantaggio rispetto ad altri (Mancini, 2008). Nello specifico, la sindrome del sopravvissuto si caratterizza per un senso di colpa patologico altamente disfunzionale legato alla “buona sorte”, ovvero alla percezione di vivere una situazione di privilegio a spese di altri o nel confronto di altri, credendo di non aver fatto abbastanza per prevenire la catastrofe e le sue conseguenze (Parson, 1986 cit in Bellelli – Gasparre, 2009). Questo nodo interiore paralizza l’esistenza degli individui che pur sopravvissuti, rimangono vittime di questa particolare forma patologica di senso di colpa che li porta ad aggrapparsi alla vita pur volendo scivolarne via, pensando di non meritarla. Lo stato psicologico di questi individui porta loro lontani dall’esistere, quanto più vicini al sopravvivere. Il presente lavoro si propone quindi di indagare in che modo l’eventuale trauma provocato dal vivere la morte di altre persone, possa influenzare lo stato psicologico dell’individuo al punto da mutarne radicalmente l’approccio alla vita, evidenziando in che modo un sentimento per definizione adattivo come il senso di colpa, attraverso una sua manifestazione patologica, possa portare l’individuo davanti ad una scelta: rinunciare

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Parole chiave

primo levi
post-traumatic stress disorder
trauma
psicologia dell'emergenza
senso di colpa
disturbo da stress post traumatico
sindrome del sopravvissuto
ricerca di senso
viktor emil frankl
lutto traumatico

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