L’accesso agli atti degli Enti [locali] rapporti privacy-trasparenza e problematiche dei servizi demografici
La disciplina del diritto d’accesso ai documenti amministrativi é il risultato di molte pronunce della Comunità Europea. La C.E. ha rivolto un invito agli Stati membri affinché adottino leggi nazionali su questo tema.
Il primo documento della Comunità Europea (oggi Unione Europea U.E.) é stato la Risoluzione n. 89 del 25 novembre 1981, che indicava i principi da garantire per l’accesso agli atti . Il principio di trasparenza, è per la U.E. come del resto per tutte le Amministrazioni Pubbliche, alla base dell’azione amministrativa. La Costituzione Europea (in via di ratifica) é la palese conferma dell’autorevolezza di tali principi, quelli della trasparenza e dell’azione amministrativa appunto, di cui il diritto d’accesso é una diretta manifestazione attraverso gli articoli I-50 II-102. Il primo articolo riguarda la trasparenza dei lavori e delle Istituzioni, organi e organismi dell’Unione, mentre il secondo riconosce il diritto d’accesso ai documenti delle istituzioni, degli Organi, degli Organismi dell’Unione per ogni cittadino della U.E. e per ogni persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno stato membro. Con la legge 7 agosto 1990 n. 241, recante le norme sul diritto d’accesso, è stata ribaltata la concezione che poneva la segretezza degli atti amministrativi quale regola e la pubblicità come eccezione. Mediante questa legge quindi, ciò che prima era la norma (il segreto) é diventata l’eccezione, mentre la pubblicità degli atti é diventata la regola. Questa legge, é di fatto, il frutto dell’effettiva applicazione del dettato costituzionale e più precisamente degli articoli 97 e 98 Cost. che esplicano i canoni di buon andamento e d’imparzialità della Pubblica Amministrazione. La dottrina minoritaria, collega il diritto d’accesso con il diritto all’informazione esplicato nell’articolo 21 della nostra Costituzione . A distanza di quindici anni, la disciplina del diritto d’accesso, è stata aggiornata in diversi aspetti con l’emanazione della legge 11 febbraio 2005 n.15.
In particolare con questa riforma s’introducono nuove garanzie per il cittadino nei confronti dell’agire pubblico, in particolare l’automatico riconoscimento e il diretto recepimento dei principi propri del diritto comunitario, la conseguente generalizzazione dello strumento dell’accesso anche in applicazione del principio che l’attività amministrativa é improntata al principio di pubblicità, l’obbligo per l’Amministrazione di concludere il procedimento nei termini fissati e la discrezionalità di adire l’Autorità Giudiziaria, senza bisogno di diffidare preventivamente il soggetto pubblico, il dovere per l’Amministrazione di comunicare all’istante i motivi che impediscono l’accoglimento dell’istanza consentendo al medesimo di rappresentare le proprie osservazioni così da consentire all’Amministrazione di adottare una decisione che tenga conto del punto di vista del privato.
Tali innovazioni sono da considerare sostanzialmente operanti sia per le Regioni che per gli Enti Locali che dovranno adeguarsi a tali nuovi principi.
Con questo lavoro intendo esporre le principali innovazioni della recente riforma ed esaminare i rapporti con la normativa sulla tutela del diritto alla riservatezza che in certi aspetti risulta antitetico in relazione al diritto d’accesso.
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Informazioni tesi
Autore: | Enrico Tommaso Papadia |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi Niccolò Cusano - Roma |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Paolo Mauriello |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 182 |
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