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L'evoluzione del libro digitale nel II millennio

Le motivazioni che hanno guidato lo sviluppo di questo lavoro nascono da un interesse maturato dallo studio dell'editoria digitale e dallo studio del fenomeno “e-book”.
Se la prima generazione degli ebook reader fu fallimentare, la seconda nel suo insieme non fu fortemente rivoluzionaria, anche se alcuni tentativi legati ad un miglioramento nella visualizzazione del testo fu attraverso due tipi di carte elettroniche e qualche piccolo accenno di miglioramento dal punto di vista del design dei dispositivi; del resto, per quanto concerne quei pochissimi dispositivi che inaugurarono la seconda stagione degli ereaders essi si trascinarono dietro l’errore più rilevante compiuto dai dispositivi della prima generazione degli ereaders: il formato proprietario.
Furono pochi gli esempi dei dispositivi che nella seconda generazione di ebook reader utilizzarono questo formato; possiamo citare il caso di Sony Libriè uscito solo sul mercato giapponese nel 2004. Esso ebbe una risoluzione discreta, di dimensioni paragonabili alla pagina di un libro tascabile e con una memoria tale da poter contenere migliaia di libri. Il Librè, purtroppo, come accennato precedentemente, fu legato al formato proprietario detto Broad Band eBook (BBeB) chiaramente questo dispositivo non ebbe successo, così come il Sony PRS500 e l’iLiad iRex (uscito nel 2006 e prodotto da una società olandese) si trattò di un dispositivo sul quale si poteva scrivere appunti con uno stilo e avere la connettività Wi-Fi, il prezzo fu elevato e successivamente destinato al fallimento.
Si videro dei cambiamenti radicali solo verso il 2007 e il 2008, si trattò sempre di un dispositivo con un sistema chiuso ma ebbe la biblioteca più grande del mondo: Kindle della Amazon. In questo stesso periodo la Sony e il suo Bookstore non ebbe nessuna possibilità di competere con la libreria di Amazon, tant’è che per battere la concorrenza la Sony pensò di dar vita ad una maggiore apertura a contenuti in formati non proprietari, partendo da questo principio, rese aperti i suoi dispositivi all’unico formato aperto sul mercato: l’ePub.

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1.1 Documento digitale: codifica e i set di caratteri La seconda metà del secolo scorso rappresentò per l’uomo un periodo di grande rivoluzione nel campo di una serie di tecnologie elettroni- che. Una cosa è certa, l’uomo non ha mai smesso di comunicare con il proprio simile. La scrittura ebbe una forte evoluzione nel tempo, vide nascere tecnologie in grado di trasformare il nostro modo di concepire l’informazione, un’informazione capace di arrivare sui nostri calcolatori o dispositivi palmari, attraverso i documenti digitali. Quando si accenna al documento digitale, spesso, si fa riferimento ad una fonte di informa- zione che viene registrata su un supporto materiale. Così, ogni docu- mento, tende a diventare un contenitore di informazioni 1 . Apparirà chiaro, che l’informazione e il contenuto corrispondo- no a due livelli differenti: uno astratto e l’altro materiale (supporto fisico) che tende a trasmettere l’informazione e conservarla nel tempo. Spesso succede che il documento viene associato alla pagina stampata, ed è il caso dei tradizionali supporti: giornali, libri, volantini ecc., eppure, la composizione dei documenti digitali è differente da quelli tradizionali: il documento digitale, spesso, oltre a contenere il testo, contiene anche le immagini, suoni, tabelle ecc. che per essere compresi dal computer, devono essere rappresentati in maniera chiara. Se si attenziona bene la parola «digitale», si può osservare che deriva dall’inglese digit, che significa “cifra”, “numero” ed ecco che si arriva all’introduzione del concetto della codifica del testo. La codifica del testo diventa lo strumento necessario per rendere comprensibili al com- puter le varie informazioni emesse, poiché le uniche entità che esso è in grado di comprendere e manipolare sono appunto i numeri: lo 0 e 1, 12

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