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Il Teatro Verdi di Terni: la storia, l'architettura e il restauro

La tesi ha per oggetto il Teatro Verdi di Terni, edificio attualmente inagibile, caratterizzato da una secolare storia travagliata e da un futuro incerto. Attraverso l’analisi di questo caso particolare, si intende mettere in luce la situazione di tante città italiane, accomunate dalla presenza di uno o più edifici teatrali di ogni tipo abbandonati o che necessitano di urgente restauro.
Nel primo capitolo viene illustrata la storia di questo teatro, dalle sue origini fino ad oggi, con riferimento al suo contesto urbano e alle altre strutture teatrali locali che nel tempo hanno ospitato le iniziative culturali, sociali e artistiche della città parallelamente al Verdi.
Nel secondo capitolo, quindi, si affronta il tema del recupero architettonico, specificandone la terminologia, gli strumenti e i metodi di intervento, citando e analizzando diversi casi studio di teatri che sono stati restaurati con successo negli anni passati.
In seguito, nel terzo capitolo vengono trattati: l’intervento effettuato nel 2012 per il restauro del pronao del teatro, il suo stato di fatto attuale e le opinioni della cittadinanza circa il tipo di recupero da eseguire e la forma finale da conferire all’edificio.
Infine, nel quarto capitolo è illustrato il progetto definitivo approvato dal Comune nel 2020 ma non ancora giunto ad un vero e proprio cantiere di lavoro, esaminandone i pregi e i difetti.
Mediante questo lavoro di ricerca, si vogliono comprendere le ragioni che rendono così necessario il recupero di questo teatro, cercando al contempo di riflettere su quale potrebbe essere il tipo di intervento più adeguato e ottimale per un edificio così colmo di preesistenze e valore come il Teatro Verdi.

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34 2 Il recupero architettonico dei teatri 2.1 Il tema del restauro In Italia sono più di 400 i teatri chiusi e/o bisognosi di urgente restauro, che condividono lo stesso destino e le medesime condizioni del Teatro Verdi. Per comprendere e intuire appieno il modo in cui andare a risolvere il dilemma del recupero di questo teatro, è bene prima trattare brevemente il tema più generale del recupero architettonico, in particolare dei monumenti e teatri storici, chiarendone ogni significato, tappa e tipo di intervento. Quando si comincia a parlare di restauro architettonico, occorre innanzitutto chiarire il si- gnificato etimologico di questo termine, apparentemente semplice ed erroneamente acco- stato a quello della “conservazione”, tanto da essere quasi considerato un suo sinonimo. Le due parole, in realtà, hanno significati differenti e denotano due modalità, storiche e di in- tervento, assai lontane tra loro di studiare e recuperare gli edifici, sia nella stima dell’effetto che l’intervento avrà nel tempo sul monumento, sia nella finalità e nei risultati dello stesso. Il restauro, infatti, sta ad indicare quel complesso di regole che mira ad applicare un muta- mento nell’opera presa in considerazione, cercando da una parte di mantenere la sua struttura originaria nel rispetto delle stratificazioni storiche che si sono alternate su di essa, ma allo stesso tempo dando la priorità ad un recupero funzionale e ad un riuso dell’architettura, che può così tornare ad assumere il suo antico ruolo o essere impiegata in uno del tutto nuovo. 31 D’altro canto, la conservazione ha come fine la sola preservazione dell’opera così come è giunta ad oggi, operando interventi limitati nel tempo che mirano a mantenere il suo stato attuale, vedendo i segni del degrado e del deperimento non in maniera negativa, bensì come tracce dell’antica grandezza dell’edificio che in virtù di ciò non devono es- sere cancellate. Può essere visto come un’operazione di pura manutenzione che deve essere ripetuta regolarmente dopo un certo intervallo di tempo. Qui prevale quindi la funzione museale del recupero, che intende salvaguardare l’esistente per consegnarlo alle generazioni future. I conservatori, in genere, rifiutano la prassi del restauro poiché la vedono come un massiccio intervento che va a modificare irrimediabilmente l’edificio, restituendogli la sua forma originaria (creando così un “falso storico”) o modificandolo eccessivamente a causa dell’impronta personale che il restauratore aggiunge all’opera. 32 Tuttavia, pur essendo le definizioni dei due termini molto distinte tra loro, una non va ad escludere o a contrapporsi completamente all’altra e, infat- ti, non mancano connessioni e addirittura fusioni tra i due tipi di intervento. Negli anni diversi esperti del settore hanno tentato di suddividere schematicamen- te la teoria del restauro in tanti e precisi approcci operativi. Diverse sono, quindi, le tecniche distinte dai diversi restauratori e critici dell’architettura. Un esempio è la ri- 31 Cfr. Luca Zevi, Manuale del restauro architettonico, ed. Mancosu, Roma, 2002 32 Cfr. Paolo Marconi, Dal piccolo al grande restauro. Colore, struttura, architettura, ed. Saggi Marsilio, Venezia, 1988

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Informazioni tesi

  Autore: Sofia Anasetti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Accademia di Belle Arti
  Facoltà: Design e Arti
  Corso: Scenografia
  Relatore: Maria Rosaria Tartaglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 71

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Parole chiave

restauro
recupero architettonico
teatro verdi di terni

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