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Circolazione di prodotti difettosi e azioni collettive di risarcimento del danno

Più volte si è denunciata l’assenza nel sistema giuridico italiano di strumenti processuali facilmente fruibili per il cittadino consumatore. Ai tanti principi sanciti nel corso degli anni, dalla prima direttiva comunitaria del 25 luglio 1985 n. 374 relativa al riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi fino ad arrivare all’istituzione del Codice del consumo attraverso il D.Lgs. 6 settembre 2005, n. 206, non si affiancava una adeguata tutela giudiziaria, spesso rilasciata all’iniziativa dei singoli e di qualche intraprendente avvocato. Fortunatamente negli ultimi anni, la giurisprudenza di merito ha cominciato finalmente ad assimilare l’azione inibitoria prevista dall’art. 140 del C.d.C., riservata alle associazioni dei consumatori per inibire gli atti e i comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori e degli utenti. E’ un dato di fatto, tuttavia, che la mole di illeciti plurioffensivi in termini di violazioni contrattuali, pratiche commerciali scorrette e conseguenti danni, anche extracontrattuali ai cittadini, restava priva di una adeguata tutela risarcitoria. Le condotte vessatorie ed in alcuni casi palesemente contrarie alla legge hanno ormai superato il livello di guardia in alcuni settori tra cui quello dei servizi a rete quali energia, trasporti, telecomunicazioni. Ma in particolare sono stati i casi dei recenti cracks finanziari Cirio e Parmalat e la condanna da parte della Cassazione alle assicurazioni sul caro Rc-Auto che hanno fatto segnare l’esplosione di un numero considerevole di azioni giudiziarie di richiesta di risarcimento danni da parte dei risparmiatori e assicurati, che hanno sensibilizzato e accelerato la volontà di introdurre anche in Italia uno strumento basato sullo schema delle class actions statunitensi. Negli Stati Uniti lo strumento delle class action è talmente ben radicato e ha avuto larga applicazione, al punto da diventare uno degli strumenti più importanti e caratteristici del sistema di common law.
Il tema delle class actions ha seguito in Italia un iter molto lungo; era già da diversi anni infatti che si cercava, di introdurre questo strumento, sfidando le regole che l’ordinamento giuridico italiano impone, trovando, però,delle resistenze soprattutto per le grandi diversità che esistono fra l’ordinamento italiano e quello statunitense. Negli ultimi anni sono state presentate diverse proposte di legge, ma solo con l’approvazione dell’emendamento Bordon-Manzione al Senato il 21 novembre 2007 e poi con l’approvazione della legge Finanziaria 2008 ha previsto all’art. 2, comma 445, che le disposizioni di cui ai commi da 446 a 449 istituiscano e disciplinino l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori, quale nuovo strumento generale di tutela nel quadro delle misure nazionali volte alla disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, conformemente ai principi stabiliti dalla normativa comunitaria volti ad innalzare i livelli di tutela. Per alcuni una storica conquista, per molte aziende un incubo, per i più realisti una opzione in più di tutela dei diritti dei cittadini.

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5 PREMESSA Più volte si è denunciata l’assenza nel sistema giuridico italiano di strumenti processuali facilmente fruibili per il cittadino consumatore. Ai tanti principi sanciti nel corso degli anni, dalla prima direttiva comunitaria del 25 luglio 1985 n. 374 relativa al riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi fino ad arrivare all’istituzione del Codice del consumo attraverso il D.Lgs. 6 settembre 2005, n. 206, non si affiancava una adeguata tutela giudiziaria, spesso rilasciata all’iniziativa dei singoli e di qualche intraprendente avvocato. Fortunatamente negli ultimi anni, la giurisprudenza di merito ha cominciato finalmente ad assimilare l’azione inibitoria prevista dall’art. 140 del C.d.C., riservata alle associazioni dei consumatori per inibire gli atti e i comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori e degli utenti. E’ un dato di fatto, tuttavia, che la mole di illeciti plurioffensivi in termini di violazioni contrattuali, pratiche commerciali scorrette e conseguenti danni, anche extracontrattuali ai cittadini, restava priva di una adeguata tutela risarcitoria. Le condotte vessatorie ed in alcuni casi palesemente contrarie alla legge hanno ormai superato il livello di guardia in alcuni settori tra cui quello dei servizi a rete quali energia, trasporti, telecomunicazioni. Ma in particolare sono stati i casi dei recenti cracks finanziari Cirio e Parmalat e la condanna da parte della Cassazione alle assicurazioni sul caro Rc-Auto che hanno fatto segnare l’esplosione di un numero considerevole di azioni giudiziarie di richiesta di risarcimento danni da parte dei risparmiatori e assicurati, che hanno sensibilizzato e accelerato la volontà di introdurre anche in Italia uno strumento basato sullo schema delle class actions statunitensi. Negli Stati Uniti lo strumento delle class action è talmente ben radicato e ha avuto larga applicazione, al punto da diventare uno degli strumenti più importanti e caratteristici del sistema di common law. Il tema delle class actions ha seguito in Italia un iter molto lungo; era già da diversi anni infatti che si cercava, di introdurre questo strumento, sfidando le regole che l’ordinamento giuridico italiano impone, trovando, però,delle resistenze soprattutto per le grandi diversità che esistono fra l’ordinamento italiano e quello statunitense. Negli ultimi anni sono state presentate diverse proposte di legge, ma solo con l’approvazione dell’emendamento Bordon-Manzione al Senato il 21 novembre 2007 e poi con l’approvazione della legge Finanziaria 2008 ha previsto all’art. 2, comma 445, che le

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Parole chiave

140 bis
articolo 140 bis
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circolazione di prodotti difettosi
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