Il ruolo dell'impresa nello sviluppo sostenibile
Secondo dati del Fondo Monetario Internazionale (IMF), nell’ultimo mezzo secolo si è verificata una crescita esponenziale della produzione di beni e servizi. La vasta diffusione del progresso economico a livello mondiale in alcuni casi ha portato con sé aumento di benessere, ma esistono anche degli aspetti negativi legati a questo fenomeno, di cui bisogna tenere conto. Mentre l'economia cresce, s’intensificano le pressioni sull’ecosistema e sulle risorse della terra: dal 1950 al 1997, l'uso di legname ed il consumo di cereali si sono triplicati, quello della carta è sestuplicato, il pescato è cresciuto di quasi cinque volte, l'utilizzo di combustibile fossile è quasi quadruplicato e gli inquinanti immessi nell'aria e nell'acqua si sono moltiplicati diverse volte. La realtà è che l'economia continua ad espandersi ma l'ecosistema dal quale dipende non lo può fare, creando una relazione sempre più critica tra i due elementi.
La politica, stimolata dall’incrementarsi di segnali globali di dissesto ambientale, ha avviato un processo che attraverso varie conferenze internazionali ha condotto all’affermazione del concetto di Sviluppo Sostenibile (1987 Commissione Brundtland), termine che evidenzia in modo semplice ed intuitivo come una crescita economica illimitata ha dei limiti che oltretutto non devono essere intesi solo come quantitativi ma anche qualitativi, non consentendosi un’acritica equazione crescita = benessere e sviluppo.
Definito il processo ed il contesto nel cui l’ambito si è formato il concetto di sviluppo sostenibile e valutati i limiti di una tutela ambientale basata su accordi internazionali (Protocollo di Kyoto) o su politiche di puro “comando e controllo”, volgeremo la nostra attenzione sul Quinto Programma di Azione per la tutela ambientale e sugli strumenti economici e volontari in esso proposti. Valuteremo in particolar modo questi ultimi e la possibilità che l’impresa li adotti nella convinzione che la variabile ambientale sia non necessariamente un costo, ma possa divenire un’opportunità per incrementare competitività e profitti, attraverso strategie di processo e di prodotto tese all’eco efficienza ed all’eco compatibilità.
Esamineremo modi (sistemi di qualità e di gestione ambientale, in particolare EMAS ed ISO 14001) e gli strumenti (bilanci e rapporti ambientali, marchi ecologici, ecc) con i quali imprese con approcci “pro attivi” nei confronti della variabile ambientale, adottano politiche di comunicazione ambientale differenziate in base ai soggetti destinatari, finalizzate a trasmettere l’impegno profuso nella speranza di averne ritorni economici. Analizzeremo infine alcuni casi concreti di politiche ambientali d’impresa basate su strategie tese all’eco efficienza, ponendo in evidenza come queste ultime siano solo un passo verso soluzioni in grado di condurre ad uno sviluppo davvero sostenibile.
La domanda di fondo che sarà sottesa durante tutta la trattazione sarà se l’impresa, cellula fondamentale del sistema produttivo e dunque principale imputata dei dissesti ambientali, possa o meno conciliare esigenze economiche e di rispetto ambientale, acquisendo un ruolo nel perseguimento concreto di un obiettivo che secondo molti rappresenta una mera utopia, inconciliabile con un modello di sviluppo prevalentemente incentrato su di una pura ed illimitata crescita economica.
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Informazioni tesi
Autore: | Fiorini Fabrizio |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Antonio D'agata |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 190 |
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