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Norme per la disciplina dell'affiliazione commerciale (franchising): gli estremi della legge 129 del 6 maggio 2004

Il franchising rappresenta una delle esemplificazioni più efficaci dell’ampia fenomenologia della distribuzione commerciale. La distribuzione commerciale rappresenta l’insegna sotto la quale si riuniscono i meccanismi che colmano la distanza tra produzione e consumo: questo accade nel momento in cui il produttore rinuncia ad una forma di integrazione verticale di tipo proprietario, che gli consenta di seguire direttamente la fase della distribuzione, e decide di optare per la creazione di una rete composta da operatori commerciali giuridicamente autonomi, estranei cioè alla struttura imprenditoriale del produttore stesso, legati però all’imprenditore da una ragnatela di accordi per effetto dei quali è possibile attuare una forma di integrazione verticale pattizia. Tuttavia la natura giuridica di questi contratti appare sfocata. La ragione è che, nell’ambito dei contratti di distribuzione, è difficile individuare chiaramente distinte figure negoziali. Il franchising non si sottrae a questa connotazione genetica, poiché anch’esso è uno strumento che realizza una forma di decentramento dell’organizzazione aziendale; esso è uno schema contrattuale estremamente elastico, tanto che nella realtà nordamericana vengono ricomprese in esso numerosissime tipologie di contratti che rientrano nell’area del decentramento produttivo e dell’intermediazione commerciale. Elementi caratterizzanti la tipologia in esame saranno quelli rappresentati dalla collaborazione tra entità autonome ma rigorosamente integrate, il trasferimento di un know how, il pagamento di una somma di denaro per entrare a far parte della rete, la facoltà di sfruttamento di segni distintivi.
L’intento di quest’opera, tralasciando le analisi in termini aziendalistici, è la disamina in termini critici del fenomeno sotto i diversi profili normativi che in tutti questi anni sono stati attribuiti al franchising, proprio in virtù di una ritrovata necessità, sentita anche in ambito europeo, di dare una regolarizzazione ad un fenomeno sempre più diffuso nel settore della distribuzione. La disamina, dopo una breve descrizione terminologica, si soffermerà sulla disciplina americana e in modo più approfondito sulle produzioni normative dell’Unione Europea. In seguito saranno analizzate le proposte in tema di regolarizzazione dell’istituto. Ma il cuore della trattazione sarà lo studio della legge 129 del 6 maggio 2004 al quale seguirà una analisi del fenomeno dell’abuso di dipendenza economica, fenomeno tristemente diffuso nel franchising.

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1 INTRODUZIONE Il franchising rappresenta una delle esemplificazioni più efficaci dell’ampia fenomenologia della distribuzione commerciale. La distribuzione commerciale rappresenta l’insegna sotto la quale si riuniscono i meccanismi che colmano la distanza tra produzione e consumo: questo accade nel momento in cui il produttore rinuncia ad una forma di integrazione verticale di tipo proprietario, che gli consenta di seguire direttamente la fase della distribuzione, e decide di optare per la creazione di una rete composta da operatori commerciali giuridicamente autonomi, estranei cioè alla struttura imprenditoriale del produttore stesso, legati però all’imprenditore da una ragnatela di accordi per effetto dei quali è possibile attuare una forma di integrazione verticale pattizia. Tuttavia la natura giuridica di questi contratti appare sfocata. La ragione è che, nell’ambito dei contratti di distribuzione, è difficile individuare chiaramente distinte figure negoziali. Il franchising non si sottrae a questa connotazione genetica, poiché anch’esso è uno strumento che realizza una forma di decentramento dell’organizzazione aziendale; esso è uno schema contrattuale estremamente elastico, tanto che nella realtà nordamericana vengono ricomprese in esso numerosissime tipologie di contratti che rientrano nell’area del decentramento produttivo e dell’intermediazione commerciale. Elementi caratterizzanti la tipologia in esame saranno quelli rappresentati dalla collaborazione tra entità autonome ma rigorosamente integrate, il trasferimento di un know how, il pagamento di una somma di denaro per entrare a far parte della rete, la facoltà di sfruttamento di segni distintivi. L’intento di quest’opera, tralasciando le analisi in termini aziendalistici, è la disamina in termini critici del fenomeno sotto i diversi profili normativi che in tutti questi anni sono stati attribuiti al franchising, proprio in virtù di una ritrovata necessità, sentita anche in ambito europeo, di dare una regolarizzazione ad un fenomeno sempre più diffuso nel settore della distribuzione. La disamina, dopo una breve descrizione terminologica, si soffermerà sulla disciplina americana e in modo più approfondito sulle produzioni normative dell’Unione Europea. In seguito saranno analizzate le proposte in tema di regolarizzazione dell’istituto. Ma il cuore della trattazione sarà lo studio della legge 129 del 6 maggio 2004 al quale seguirà una analisi del fenomeno dell’abuso di dipendenza economica, fenomeno tristemente diffuso nel franchising.

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