La teologia femminista islamica: verso un ijtihad femminile dei testi sacri
Il femminismo islamico, di cui la teologia femminista costituisce il fondamento teorico, è un movimento di carattere globale che propone un discorso di genere articolato all’interno della cornice religiosa dell’Islam e che ricerca i presupposti per l’emancipazione della donna nei testi fondanti della tradizione islamica.
Il femminismo islamico e la teologia femminista rivendicano il diritto di re-interpretare i testi sacri da una prospettiva femminile per dare una lettura dell’Islam favorevole alla donna.
Il testo sacro per eccellenza oggetto di questa nuova interpretazione (in arabo ijtihad) è il Corano, ma molte teologhe si concentrano anche sulla Sunna, la raccolta dei detti e dei fatti del Profeta, e sulla storia dei primi secoli dell’Islam.
Quest’opera di ermeneutica “al femminile” è necessaria perché i testi sacri sono sempre stati interpretati da uomini che ne hanno dato una lettura di tipo patriarcale. Questa è una delle spiegazioni della distanza presente in molti paesi musulmani fra le condizioni di vita delle donne e il messaggio ugualitario, ritenuto dalle teologhe femministe, intrinseco all’Islam.
Una delle motivazioni principali che mi hanno spinto a trattare questo argomento è la grande potenzialità del femminismo islamico nel migliorare le condizioni di vita della donna nei paesi musulmani. A tale scopo il femminismo islamico è, infatti, più efficace del femminismo secolare per varie ragioni.
Innanzi tutto costituisce un modello di emancipazione femminile autoctono, alternativo a quello occidentale, spesso è percepito come qualcosa di estraneo. E ciò non solo perchè il femminismo islamico promuove l’innovazione dall’interno della tradizione, ma anche perché propone dei modelli di femminilità islamici, individuandoli nella storia dei primi secoli dell’Islam.
Inoltre proprio grazie all’utilizzo del discorso religioso è più facile che le richieste del femminismo islamico vengano ascoltate dall’Islam ufficiale o in paesi dove l’Islam fondamentalista è al potere.
Concretamente il miglioramento della condizione femminile passa anche attraverso il riconoscimento giuridico della parità di trattamento fra uomo e donna. A questo scopo le teologhe femministe hanno rintracciato nel Corano il principio di uguaglianza ontologica e morale e da questo hanno fatto discendere l’uguaglianza sul piano politico e sociale, la quale, a sua volta, dovrebbe tradursi nell’attribuzione all’uomo e alla donna di medesimi diritti e doveri. Tale deduzione, però, non è scontata per l’interpretazione classica o per gli esegeti di tendenza conservatrice, i quali non fanno corrispondere ad un’uguaglianza di tipo ontologico la parità di trattamento nell’ambito del lavoro o nella sfera politica. Anche alla confutazione di tale assunto mira l’opera di re-interpretazione delle fonti dell’Islam attuata dalla teologia femminista islamica.
In tale processo le teologhe femministe utilizzano vari metodi ermeneutici che uniscono l’apporto della tradizione ai contributi di scienze quali la linguistica, l’etimologia e l’analisi lessicale. Ma l’aspetto più interessante è la ripresa degli strumenti interpretativi propri dell’esegesi coranica classica, che ora vengono utilizzati per ottenere risultati opposti.
Alcuni di questi strumenti esegetici sono la distinzione tra i versetti universali, contenenti i principi eterni del Corano, e quelli particolari o contingenti, legati invece alle circostanze della rivelazione; oppure la divisione fra le sure meccane che racchiudono un messaggio egalitario e quelle medinesi contenenti soprattutto precetti normativi.
Questi metodi ermeneutici vengono utilizzati all’interno di tecniche esegetiche di vario tipo, ma tutte finalizzate ad ottenere una lettura progressista dell’Islam.
La prima tecnica considerata è la ricerca dei diritti umani all’interno del Corano e della Sunna. Alla base di questa scelta esegetica vi è la convinzione che l’Islam, se correttamente interpretato, conferisca già alla donna i diritti di cui ha bisogno.
Un’altra tecnica utilizzata è quella di confutare quei miti che hanno contribuito a creare una concezione negativa della donna, quali, ad esempio, la creazione di Eva dalla costola di Adamo e il peccato originale. Le teologhe attuano questa confutazione dimostrando come tali miti, seppur radicati nell’immaginario musulmano, abbiano in realtà un’origine extra-coranica poichè sono penetrati nell’Islam attraverso la Sunna.
L’ultima tecnica analizzata prevede la negazione del valore di quei versetti coranici che sanciscono la superiorità maschile. Nel processo di de-costruzione di questi versetti le teologhe femministe si avvalgono in particolare dei seguenti espedienti ermeneutici: dimostrare l’incongruenza di tali versetti coi principi generali del Corano, restringere l’ambito di applicazione dei precetti contenuti in questi versetti oppure evidenziarne la portata contingente, in quanto circoscritta al contesto storico-culturale della Rivelazione.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Giacomazzi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Conservazione dei Beni Culturali |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Daniele Guizzo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 62 |
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