La trasfigurazione delle arti: dal contatto con il video alla metamorfosi contemporanea della percezione
Videopoesia – “ la parola al video...”
Si è già, precedentemente, visto come la parola, a contatto con il video, possa scoprire all’interno di sé, nuove dimensioni, uscendo dalla concretezza, che le è propria, per abbandonarsi alle sperimentazioni, al caso, ed essere trattata come un’immagine con cui giocare. Quando poi la parola si fa poesia, l’incontro con il video sembra ancor maggiormente facilitato.
Anche la poesia, come l’arte, può essere aulica, alta, portatrice di un messaggio sublime, ma può essere anche sconclusionata, assurda, onomatopeica. Si prenda ad esempio Leopardi, poeta romantico e Aldo Palazzeschi, autore futurista . Da una parte “Sempre caro mi fu quel ermo colle, e quella siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude” ecc...ecc…ecc…, i bellissimi versi dell’Infinito, una poesia meravigliosa e dall’altra “Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch. E’ giù, nel cortile, la povera fontana malata, che spasimo sentirla tossire!… ecc…ecc…ecc…"
Sono i primi versi di uno tra i più noti componimenti del Palazzeschi, ovvero La fontana malata, che fa il verso, in parte, alla seriosità della Pioggia nel pineto dannunziana. Il protagonista dello strambo componimento è un oggetto banale, una fontana, che sta morendo lentamente di tisi, proprio come accadeva alle grandi eroine del periodo romantico; sul piano simbolico, invece, la fontana, con il suo strozzato gorgoglio, rappresenta la difficoltà creativa del poeta novecentesco che non riesce più a ritrovarsi negli stilemi tradizionalisti e sente, in lui, una forte voglia di novità. La fontana come protagonista di un componimento poetico può riportare il discorso, in chiave figurativa, al Dadaismo, al ready-made, alla voglia di fare dell’oggetto comune, un oggetto artistico, trovando arte nella vita di tutti i giorni.
Ancora più significativo è l’esempio de Il pleut, una poesia di Guillaume Apollinaire, in cui le lettere sono disposte sulla pagina come gocce che cadono. Questo uno degli esempi di scrittura figurativa in cui le parole, adeguatamente disposte, danno vita a sagome e figure suggestive.
La poesia, perciò, crea strane situazioni. Come il video dà vita ad assonanze, evocazioni, fraintendimenti, richiama alla mente dello spettatore molti ricordi, lo coinvolge sinesteticamente in un viaggio dal quale tornerà arricchito, la poesia esce dalle strutture costrittive del linguaggio comune, esce da un mondo di preconcetti, come il video ha fatto con la tv, vt is not tv…
Nei primi anni Sessanta, in particolar modo in Europa e America del Sud, si diffonde una tendenza a rinnovare i tradizionali procedimenti di scrittura e composizione del testo poetico, attraverso la valorizzazione delle qualità visive del testo, ricercando nuovi rapporti e possibili similitudini fra parola e immagini, due dimensioni da sempre separate, due sfere che sembrano delineare ambienti differenti. Per designare questo nuovo territorio di ricerca, in Italia sarà usata la sigla Poesia visiva, originariamente legata all’attività del fiorentino Gruppo 70, fondato nel 1963.
Le esperienze dei poeti visivi si riallacciano, da una parte all’opera di quegli autori che, come si è visto, alla fine dell’Ottocento, sperimentano e giocano con il tradizionale verso poetico, indagando le molteplici possibilità espressive offerte dall’elaborazione tipografica del verso stesso e in questo il compositore a cui si fa maggior riferimento è il francese Mallarmè. Dall’altro lato alle ricerche condotte dagli esponenti delle avanguardie storiche, soprattutto cubisti, futuristi, dadaisti e surrealisti, i quali avevano immesso nel dipinto elementi appartenenti alla sfera verbale.
Proprio la volontà di far interagire la sfera pittorica con quella iconica, guiderà i primi esperimenti poetico-visuali nel secondo dopoguerra, arrivando, poi, fino agli anni Quaranta, che vedranno il formarsi del movimento lettrista, nel cui manifesto si auspica l’uso delle lettere come elementi pittorici, per ritrovare l’origine comune di pittura e scrittura; nel 1956 seguono le correnti della Poesia concreta e subito dopo la Poesia visiva.
I poeti così detti visivi, vogliono innanzitutto superare la forma lineare, monodimensionale della parola scritta, per organizzare il messaggio entro l’intero spazio, che è messo loro a disposizione, come per un artista con la tela o un videoartista con lo schermo mutante. Il coordinamento tra le parole non avviene, perciò, solo alla luce delle leggi sintattiche e metriche, ma, anche, tenendo conto delle caratteristiche formali dell’insieme.
I testi sono generalmente brevi, scarni, formati da titoli, slogan, singole parole usate per il loro preciso significato. La nuova poesia, come si è visto, non si limita soltanto a ripensare l’uso delle parole ma si avvale anche di materiali visivi, generalmente tratti dai canali comunicativi di massa, come la pubblicità, i fumetti ecc… Ecco che la pagina assume, perciò, l’aspetto di un collage, nel quale il testo non serve a commentare le immagini, né queste ad illustrare il testo, ma l’uno e le altre conservano i loro autonomi significati, spesso anche intenzionalmente contrapposti, perciò la pagina, nella sua staticità, non può più essere adatta, e si devono allora trovare nuove vie interpretative, capaci di rendere questa trasformazione.
Il video sembra poter assolvere bene anche questo compito.
Molti sono gli autori video che si sono adoperati con la poesia, o per meglio dire con la videopoesia, ad esempio il gruppo Studio Azzurro, Eder Santos, Marcus Nascimento, Agata Chiusano, Bill Viola, Gianni Toti e molti altri. Non importa in questa sede, essere esperti di poesia, o danza o arte, poiché quello che interessa oggi è la creazione di un’opera d’arte totale, senza distinzioni particolari. Viola, in una sua installazione del 1983, Room for John of the Cross , ricostruisce la cella che ospitò, per così dire, il poeta Juan de la Cruz e obbliga il visitatore a sottoporsi alla medesima esperienza: vivere quel luogo, “ascoltare immagini, vedere la poesia”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La trasfigurazione delle arti: dal contatto con il video alla metamorfosi contemporanea della percezione
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Informazioni tesi
Autore: | Paola Vetri |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda |
Relatore: | Emanuele Franceschini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 111 |
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