Un nuovo modello di business per i quotidiani. Il caso “S.E.E – il Giornale”
Una nuova sfida per i giornali: adattarsi alle esigenze del lettore
La causa della perdita di centralità dei giornali è da ricercare nel cambiamento degli stili di vita della popolazione e nella diversa gestione del tempo che abbiamo a disposizione durante la giornata. E sono proprio questi fattori che hanno portato alla nascita del Web 2.0. Risulta evidente che, se gli utenti dedicano ai giornali solo una piccola parte del loro tempo online, significa che chi si collega alla rete non lo fa allo scopo di ricercare notizie divulgate dai mass media, ma bensì per soddisfare i suoi interessi più personali. Dai dati Nielsen riguardanti l'Italia, si nota come i frequentatori dei social network (in particolare Facebook) sono circa 15 milioni, e circa 13 milioni i lettori dei giornali online.
Ma tra questi c'è una differenza: ogni mese i primi trascorrono 6 ore e 2 minuti sui social, mentre i secondi dedicano alla lettura dei giornali solo 43 minuti, ovvero 1,3 minuti al giorno. Quindi, il tempo trascorso su Facebook in Italia è quasi dodici volte quello passato a leggere notizie. Inoltre, il tempo dedicato alla lettura e scrittura delle e-mail è il doppio rispetto a quello concesso ai giornali online. Tale trend è replicabile anche a livello internazionale.
Grazie agli strumenti forniti dal sito di Alexa, che fornisce un elenco dei primi 500 siti al mondo, scopriamo che il primo sito di un organo di informazione tradizionale si trova al quarantatreesimo posto (quello della BBC) e il secondo al cinquantanovesimo (CNN). La prima testata cartacea invece (il “New York Times”) è solo al novantaseiesimo posto. I primi posti sono occupati da Google, Facebook, Youtube e Yahoo. Col passare degli anni i siti di informazione occupano posti sempre più bassi in classifica, come se la crescente diffusione di Internet e le sempre più affinate competenze dell'utente del Web 2.0 portassero al formarsi di percorsi surrogati sempre più congeniali ai bisogni dell'individuo. Ciò che sta permettendo questa evoluzione nel mondo dell'informazione e della comunicazione è il sempre più spiccato senso di socialità che sta rivoluzionando “l'uso collettivo del tempo individuale”.
La sfida che le aziende si trovano a dover fronteggiare diventa sempre più complicata: queste devono fare in modo di essere notate da dei consumatori sempre più bombardati di messaggi che arrivano senza sosta da innumerevoli fonti. Alcuni teorici hanno introdotto due concetti semplici, innovativi e connessi fra loro, compatibili con il Web 2.0, ovvero “la strategia dell'attenzione” e “l'economia del gratis”.
Queste impongono alle aziende, per catturare l'attenzione dei consumatori, di offrire gratis i loro contenuti e in cambio, gli utenti, offrono all'azienda la propria attenzione, cioè una parte del loro tempo di inestimabile valore. Ma questa idea non è proprio così innovativa. La strategia del gratis era già stata utilizzata con successo dalle TV commerciali che riuscirono a catturare l'attenzione del telespettatore grazie a trasmissioni gratuite finanziate a mezzo pubblicitario. Anche i giornali pensavano che, con il passare del tempo, il lettore avrebbe fatto propri i servizi online e, se li avesse giudicati indispensabili, si sarebbe deciso a sborsare per continuare ad usufruirne. Oggi molte testate si sono pentite della loro scelta.
Dopo tanto tempo trascorso nella gratuità, è molto difficile riabituare gli utenti a pagare per qualcosa che avevano senza dover spendere del denaro. Purtroppo quella scelta, con l'avvento di Internet, era stata inevitabile. Molti ritengono impensabile la scomparsa, un giorno, dei giornali cartacei, ma non si rendono conto del fatto che l'emozione di sfogliare le pagine di un quotidiano e percepirne la consistenza tra le dita è un rituale proprio di una, e una sola, generazione. I giovani d'oggi non sentono, infatti, il bisogno di avere tra le mani delle parole stampate su carta, ma preferiscono informarsi in maniera digitale, in un modo secondo loro più sbrigativo, efficiente, aggiornato e soprattutto interattivo.
Quello dei lettori non è più un atteggiamento passivo nei confronti di un prodotto rigido e immodificabile, oggi la lettura online è un'esperienza attiva. Passando da “lettore” a “utente” le persone diventano interlocutori attivi che sfruttano il materiale a loro disposizione in maniera alternativa. Non si limitano a leggerlo, ma lo copiano, lo scompongono, lo inviano a conoscenti, lo commentano, lo riscrivono. I testi non sono più vincolati sulla carta ma sono modificabili digitalmente, e questo cambia profondamente il rapporto lettore-informazione. La carta stampata è spesso rimasta indifferente rispetto alle aspettative del cittadino, pensando di poter essere autosufficiente, in una logica totalmente autoreferenziale. Il giornale, infatti, non dovrebbe essere solo uno strumento atto a veicolare le notizie.
Dovrebbe essere qualcosa che interagisce con l'identità collettiva e la rigenera, dovrebbe stabilire gli argomenti di cui la gente parla e che i lettori spesso assumono come proprie nelle discussioni tra conoscenti. Il giornale è strettamente legato al territorio e a tutte quelle tradizioni che fanno di una zona geografica una comunità. Il disinteresse giovanile verso il giornale potrebbe indicare un minore senso di appartenenza delle nuove generazioni alla città. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Un nuovo modello di business per i quotidiani. Il caso “S.E.E – il Giornale”
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaele Ravaglia |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Interfacoltà di Economia - Lettere e Filosofia |
Corso: | Comunicazione per l’impresa, i Media e le Organizzazioni Complesse |
Relatore: | Chiara Cantù |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 296 |
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