La pedofilia e il turismo sessuale. Una lettura in chiave sociologica e giuridica del fenomeno.
Turismo insostenibile: lo sfruttamento sessuale dei minori
Abbiamo già più volte sottolineato come i minori vittime del mercato mondiale del sesso risultino oltre i due milioni e come anche il giro di affari legato allo sfruttamento sessuale sia spaventoso: il fatturato mondiale dell’industria clandestina del sesso con bambini avrebbe già superato, per profitti e per criminali coinvolti, quello della droga; secondo Ecpat Italia ogni anno da tutte le nazioni del mondo vengono spesi, per contrastare il traffico e lo sfruttamento sessuale dei bambini, tanti dollari pari a quanti la criminalità ne guadagna in un pomeriggio di sfruttamento dei piccoli.
In questo quadro, il turismo sessuale si sta delineando come una tra le derive più inquietanti dello sfruttamento dei minori: secondo l’Organizzazione mondiale del turismo, infatti, 120 milioni di viaggi sono organizzati annualmente nel mondo con il precipuo scopo di avere rapporti sessuali a pagamento con giovani donne o uomini.
Non inganni il termine: il turismo sessuale, anche con maggiorenni, non è una forma alternativa di viaggio, perché le persone messe a disposizione dei tantissimi clienti sono spesso trattate come schiave, detenute come schiave; un quarto di queste persone, poi, sono minorenni e tutte sono state avviate alla prostituzione quando erano ancora bambine: ed il risultato, purtroppo, non cambia se si parla di ragazzi.
In altri termini, si calcola, in definitiva, che almeno 600mila persone si muovono ogni anno nel mondo con l’intento di avere rapporti sessuali con minorenni; che circa 2mila adulti che partono ogni giorno dalle città dell’Europa, del Nord America e dell’Oceania hanno come fine quello di fare sesso con un bambino od una bambina.
I bambini immessi nel mercato della prostituzione nei paesi dell’Asia e dell’America Latina sono scelti con attenzione: si tratta, nel 100% dei casi, di bambini che non hanno terminato le scuole primarie (il 57% di loro la scuola non l’ha mai vista), che sono sottoposti a molti rapporti sessuali (da due a sei al giorno), rapporti che nel 95% dei casi non sono protetti e che di conseguenza trasmettono con facilità malattie insidiose e mortali.
Un’indagine svolta in Cambogia da un’organizzazione non governativa membra di Ecpat, sottoponendo un questionario ad alcune centinaia di bambine e bambini che vengono posti in vendita nei bordelli locali, ha rivelato un’età media di 12 anni e 3 mesi al primo rapporto per le bambine, e 12 anni e 6 mesi per i maschietti.
Una ricerca di piccole vittime che si è estesa anche all’Europa: in Germania, nel cuore dell’Europa, a disposizione dei clienti in cerca di sesso a pagamento, vi sarebbero, secondo l’Interpool, almeno 15mila donne russe, e un migliaio di esse avrebbero meno di quindici anni.
Ma non si tratta del solo dato spaventoso: secondo l’Istituto superiore di polizia italiano, nel 2003 sarebbero passate per l’Italia, dirette non solo al mercato interno, ma anche a quello di altri Paesi del nostro continente, tra 18 e 25mila ragazze, in gran parte minorenni, provenienti dall’Africa e dai Balcani.
Si consideri anche come la relazione al Parlamento del 2004 sull’applicazione della legge 269 del 1998, che abbiamo visto aver parificato lo sfruttamento sessuale dei bambini ad una forma di riduzione in schiavitù ed istituito una serie di reati in questa materia, abbia evidenziato, in questi ultimi anni, un incremento del 1.000% dei denunciati, con un incremento superio 600% dei casi denunciati: e questo nel nostro Paese e di fronte ai nostri occhi.
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La pedofilia e il turismo sessuale. Una lettura in chiave sociologica e giuridica del fenomeno.
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Maradei |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Silvia Fornari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 109 |
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