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L'intersezionalità come criterio di inclusività. Un'analisi della rappresentazione nell'industria cinematografica e delle serie televisive

Trauma porn e Tokenism

A condire spesso le storie delle minoranze, in particolare quelle etniche, vi è ciò che è stato definito trauma porn, ovvero la messa in scena di un dolore in maniera eccessiva solo per motivi di mero intrattenimento, che ha l'intento di soddisfare l'ego della persona non emarginata che lo guarda piuttosto che descrivere una storia dal punto di vista di chi, quell'emarginazione, la vive e la conosce profondamente.

Questa pornografia del trauma può essere la protagonista accanita di un racconto, ma può anche servire poco ai fini della trama ed essere soltanto un espediente "non etico" per scuotere e far reagire il pubblico. Sono tantissimi i film accusati di mettere in atto questo escamotage a favore della "esaltazione del salvatore bianco", tra cui The Help (2011) di Tate Taylor – tratto dal libro omonimo di Kathryn Stockett – che affronta il tema dell'apartheid nel Sud degli Stati Uniti in maniera lieve e ironica, proponendo un'ottica che si avvicina vuole davvero parlare del e al gruppo che mette in scena. È un esempio che rispecchia le parole della critica dei media Frances Gateward che, parlando di come alcuni film sembrino ghettizzare, patrocinare o emarginare i personaggi "diversi" subordinandoli a quelli "comuni", sostiene:

Per i bianchi, questo non è un problema, perché i loro ruoli sono così vari e così numerosi che il pubblico non li vede come rappresentanti della comunità bianca, ma semplicemente singoli personaggi.

Lo scrittore e sceneggiatore britannico di origini indiane Nikesh Shukla ha scritto:

Molte volte in passato mi è venuto in mente che tutti, nei libri, nei film o in televisione, sono bianchi a meno che non debbano fare qualcosa di marrone. Non capita spesso che Ranjit sia al pub a fare un'esperienza universale con Steve, Bob, Andy, Joe e Paul. Mentre Steve, Bob, Andy, Joe e Paul hanno la loro esperienza universale, Ranjit è da qualche parte a preoccuparsi di essere marrone. Probabilmente a causa del suo lavoro o dei suoi genitori.

Prendendo in considerazione, per esempio, un tema più che mai delicato e dibattuto come il razzismo sistemico all'interno della polizia americana, vi sono due prodotti che riescono a proporne una visione autentica e non stereotipata: The hate u give (2018) di George Tillman Jr. e Two Distant Strangers di Travon Free (2020). Un ragazzo, in entrambi i film, viene ucciso da un agente: nel primo caso si dà spazio alla rabbia, alle proteste e alla lotta per l'accountability, mentre nel secondo – un cortometraggio di trenta minuti vincitore degli Oscar 2021 nella sua categoria – viene utilizzato l'espediente del loop temporale per descrivere tutte le modalità e gli assurdi pretesti (tratti da casi di cronaca realmente accaduti) che un poliziotto, se intenzionato a farlo, troverà per uccidere un afroamericano. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'intersezionalità come criterio di inclusività. Un'analisi della rappresentazione nell'industria cinematografica e delle serie televisive

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Grasso
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Saverio Zumbo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 78

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Parole chiave

femminismo
serialità televisiva
inclusività
laura mulvey
intersezionalità
femminismo intersezionale
marina pierri
donne nel cinema
rappresentazione inclusiva
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