La Valutazione dello Stress Lavoro correlato: teorie e applicazioni

Lazarus (1966) definisce il coping come un processo, cioè cosa la persona pensa e fa in una situazione stressante, dipendente dal contesto e valutata a prescindere da un esito positivo o meno (si veda Folkman, 1984; Folkman et al., 1986a, 1986b; Lazarus & Folkman, 1984).

Normalmente nelle situazioni di stress, la persona utilizza strategie di coping concentrandosi sulle azioni indirizzate alla fonte di stress tramite adattamento dell’ambiente, per attenuare l’esperienza emotiva legata allo stress.
Il successo o meno di queste strategie esercita un feed back nel processo di valutazione in modo da modificare la percezione della situazione determinata dalla situazione dell’individuo nel determinare l’intensità della sua risposta (Lazarus, 1966; Lazarus & Folkman, 1984).

Secondo Cox (1987) il coping è un ciclo di attività che inizia col riconoscimento e diagnosi, seguito da azioni e valutazione mediante ri-analisi che potrebbe rappresentare il processo ideale di soluzione dei problemi.
Schonpflug e Battmann (1988) sottolineano come l’utilizzo di azioni sbagliate e fallimentari possono determinare nella persona ulteriori problemi e situazioni stressogene.
Secondo Meichenbaum (1977) assumere un atteggiamento catastrofico o troppo energico verso il fallimento non serve e spesso si ritiene che uno dei limitati aspetti positivi dell’affrontare lo stress sia che il soggetto impari dall’esperienza vissuta.

Rispetto a questa affermazione Einhorn e Hogarth (1981) segnalano tre problemi:
I. La persona non necessariamente sa che esiste qualcosa da apprendere.
II. Non risulta chiaro cosa viene appreso.
III. Risulta ambiguo giudicare se una persona ha ricavato o meno degli insegnamenti.

Infatti, chi trova la soluzione al problema può essere troppo impegnato e non avere ulteriori risorse cognitive per l’apprendimento; inoltre l’emozione collegata allo stress può interferire negativamente con il processo di apprendimento (Mandler, 1982).