Le istituzioni totali in Goffman e Foucault
Storia della follia nell’età classica
Paul-Michel Foucault nasce a Poitiers il 15 ottobre del 1926 da una famiglia borghese essendo il padre chirurgo. Ha una giovinezza turbolenta segnata da vari tentativi di suicidio e ricordi inquieti del periodo della guerra:
Ritengo che i ragazzi e le ragazze della mia generazione abbiano avuto un'infanzia plasmata da questi grandi eventi storici. La minaccia di guerra era il nostro sfondo, la cornice della nostra esistenza. Poi la guerra arrivò. Ben più delle scene di vita famigliare, sono gli eventi riguardanti il mondo a comporre la sostanza della nostra memoria. Dico 'nostra' memoria perché sono pressoché certo che la maggior parte dei giovani e delle giovani francesi di quel periodo hanno vissuto la stessa esperienza. Sulla nostra vita privata pesava una vera minaccia. Forse sta in questo la ragione per la quale sono affascinato dalla storia e dal rapporto fra l'esperienza personale e gli eventi nei quali ci inseriamo. Sta lì, penso, il nocciolo dei miei desideri teorici.9
Nel 1948 si laurea in filosofia e nel 1950 in filosofia. Intraprende la carriera dell’insegnamento. Insieme al compagno Daniel Defert nel febbraio del 1971 partecipa alla creazione del Gruppo di Informazione sulle Prigioni, indagando più da vicino la condizione del carcere e fornendo ai reclusi un mezzo di comunicazione verso l'esterno e un'occasione per elaborare pubblicamente la condizione della carcerazione. Il 12 aprile 1970 viene eletto professore al Collège de France, la più prestigiosa istituzione accademica francese. Qui terrà i suoi corsi fino al 1984, anno della sua morte e si dedicherà soprattutto alla ricerca. Per Foucault la pratica filosofica non doveva essere fine a se stessa ma servire per degli obiettivi concreti. Lui stesso prese posizione a fianco dei movimenti della sinistra radicale partecipando attivamente agli eventi del suo tempo. Ai suoi uditori, durante i corsi al Collège de France, diceva: “vi considero interamente liberi di fare, con quello che dico, ciò che volete. Si tratta di piste di ricerca, di idee, di schemi, di linee generali. In altri termini: sono strumenti”10. Basti questo a renderci la sua generosità.
Ci si vuole ora soffermare sul primo testo famoso di Foucault, la tesi di dottorato pubblicata nel 1961, lo stesso anno in cui uscì Asylums di Goffman. Quest’opera dà una descrizione storica di come siano stati trattati coloro definiti folli nel corso di diversi secoli. Storia della follia nell’età classica11 è un testo diviso in tre sezioni in cui l’autore analizza come il concetto di malattia mentale sia trattato in Europa dal rinascimento all’età moderna, evidenziandone i correlati non solo filosofici ma anche nel campo della medicina, della giurisprudenza e della politica. Il testo risente degli studi di psicologia che l’autore stava compiendo in quegli anni e del suo lavoro presso un ospedale psichiatrico. L’idea di base di Foucault nei confronti di come la società si sia occupata delle persone con problemi mentali è fortemente critica ed egli ritiene che l’attuale modello di trattamento della malattia non sia affatto migliore dei modelli precedenti. Siamo quindi in assenza di qualsiasi tipologia di miglioramento o evoluzione e anzi, paradossalmente, nel medioevo e nel rinascimento le persone considerate pazze non venivano escluse dalla società, ma in qualche modo integrate in essa in quanto vi era un costante dialogo tra pazzo e normale.
Nella prima sezione del testo dedicata al rinascimento, si evidenzia infatti come in questa epoca sebbene inizi a farsi largo la distinzione tra ragione non-ragione, i folli vengano considerati come depositari delle forze cosmiche e tragiche ed è loro permesso senza alcun problema dialogare con le persone considerate sane. È solo durante il periodo dell’illuminismo che la follia perde questo posto nella società in quanto espressione della non-ragione e quindi di un non-essere e per i cristiani in quanto sintomo di abbandono morale o di possessione; è questo il periodo in cui il potere inizia a costruire dei luoghi in cui rinchiudere le persone folli così da separarle dal resto della società (lo stesso accadeva per senzatetto, prostitute o altri soggetti considerati non morali). Risale al 1656 la fondazione dell’Hopital General, un luogo per l’internamento dei folli, dei poveri e dei criminali. Questo determinava un’esperienza di esclusione fondata su sentimenti di carità ma anche repressione. La terza sezione è infine dedicata all’età moderna, governata dal paradigma medico-scientifico, in cui la costruzione di strutture sanitarie dedicate all’accoglienza di persone con malattie mentali (che nominalmente persegue lo scopo di curare queste persone ed aiutare le loro famiglie) è semplicemente un modo diverso di confinarle in un luogo separato da quello riservato alle persone sane. Per Foucault quello che è errato è il paradigma con il quale la follia viene letta: l’utilizzo del paradigma morale, di quello medico o di quello psicoanalitico hanno infatti in comune l’idea di separare e silenziare le persone folli da quelle sane; il paradigma invece da utilizzare per la lettura del fenomeno è quello che tiene in considerazione i concetti di potere, esclusione, marginalizzazione e conoscenza e che riconosce come la definizione di follia non sia univoca ma cambi insieme al contesto sociale, morale, economico e politico più che allo sviluppo della medicina e della psichiatria. Tutti questi aspetti per Foucault sono fondamentali quando si considera il ruolo degli esperti in società governate dal modello del biopotere, determinanti nella definizione di cosa sia o meno follia in quanto, nonostante il modello medico venga definito oggettivo o neutrale, esso verrà sempre influenzato ed influenzerà a sua volta le regole etiche, sociali e morali che governano un determinato contesto; tale contesto infatti si sviluppa sia a livello macrosociale (quali sono le conoscenze scientifiche considerate valide in un determinato periodo) che microsociale (come le esperienze e le conoscenze scientifiche si connettano e influenzino la vita dei singoli individui).
Foucault con questa opera critica in modo duro la storia della psichiatria e la psichiatria a lui contemporanea, sia nella classificazione che essa mette in atto dividendo chiaramente chi è sano da chi non lo è, sia nelle strategie poste in essere per contenere e curare le persone dichiarate folli. Queste sono pratiche non solo di marginalizzazione perché recludono e separano il soggetto dal resto della comunità ma seguono metodi di trattamento violenti come l’elettroshock, le docce gelate e le camicie di forza. La loro finalità risulta essere il castigo per imparare a comportarsi secondo le regole della società e tendono alla formazione di un soggetto sottomesso e conforme all’ordine costituito. Lo stesso meccanismo può essere riscontrato in quello che Foucault descrive come potere disciplinare nel testo Sorvegliare e punire.
9 Foucault M., 2004, testo 206.
10 Foucault M., 1998, pag. 11.
11 Foucault M., 1999.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Le istituzioni totali in Goffman e Foucault
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Informazioni tesi
Autore: | Sabrina Villa |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2021-22 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Vittorio Morfino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 38 |
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