New York stories. La Grande Mela nei film di Scorsese.
Solitudine e violenza di una città in Taxi driver
Taxi driver è stato girato in un’estate particolarmente calda in cui “vi era una strana atmosfera, come se uno strano umido virus aleggiasse sopra la città” (Scorsese M., 'Scorsese secondo Scorsese'), così potente da riuscirne anche a sentire l’odore, che ha probabilmente potenziato la sensazione di oppressione che traspare da esso.
Per la prima volta, Scorsese gira a New York, ma allontanandosi dal quartiere di Little Italy. E, cosa insolita nella sua filmografia, non è stato lui l’autore della storia, ma Paul Schrader, e nonostante ciò, essendo cresciuto e vissuto a New York, è riuscito comunque a farla sua riempiendola delle sue personali impressioni sulla città. La sceneggiatura di Schrader è venuta alla luce dopo la fine del suo matrimonio provocandogli una depressione tale da farlo vagare insonne e senza meta per Los Angeles per settimane, sostentandosi prevalentemente bevendo alcolici.
La metafora che quindi partorì è stata quella dell’uomo che si muove in città come un animale nel suo habitat: da notare, a questo proposito, le immagini che aprono il lungometraggio, in cui una serie di soggettive dell’autista mostrano New York di notte, in un montaggio che alterna l’immagine degli occhi del protagonista a quelle della città in movimento.
La figura del tassista, uno dei mestieri più comuni di New York, qui rappresentata, è quella di un uomo circondato costantemente da gente ma senza amici, mentre l’automobile su cui si sposta diventa il “simbolo della solitudine urbana, una bara metallica” (Bertolina G.,Martin Scorsese,).
Schrader, prima di scrivere la sceneggiatura, ha riletto La nausea di Sartre, perché ha sentito che il suo protagonista era simile ad un eroe esistenziale, in quanto egli s’interroga in continuazione sulla ragione di ciò che gli accade intorno e, implicitamente, anche sul senso della sua esistenza.
Quando Scorsese legge questo copione, si rende conto che ciò che prova Travis sono sentimenti comuni a molte persone, soprattutto se queste risiedono in metropoli come New York. Secondo il regista, infatti, “quando vivi in una città, ti accorgi che gli edifici invecchiano […] che i ponti e i tunnel hanno bisogno di riparazioni.Parallelamente, anche la società decade […]. Così provi un senso di frustrazione altalenante” (Scorsese M.,Scorsese secondo Scorsese)
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New York stories. La Grande Mela nei film di Scorsese.
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Informazioni tesi
Autore: | Elvira Fiore |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo |
Relatore: | Silvia Leonzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 144 |
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