Status socio economico: gli effetti sullo sviluppo cerebrale del bambino
SES e salute mentale
Diversi studi hanno riscontrato come le problematiche nel benessere psichico durante l’infanzia possano esercitare ripercussioni negative sia nel breve sia nel lungo termine (Heiervang et al., 2007; Rutter & Sroufe, 2000).
In particolare, il SES costituisce un fattore in grado di influenzare il rischio di sviluppare disturbi mentali in questa fascia di età (Becker-Bliese et al., 2010; van Oort et al., 2011; Pfefferbaum et al., 2015). Tuttavia, ancora poco si conosce sui meccanismi che regolano la relazione tra SES e salute mentale dei bambini (Boe et al., 2012; Reiss, 2013). Ad esempio, mentre alcuni ricercatori suggeriscono che le influenze esercitate dal SES sul benessere mentale tendano ad affievolirsi con la crescita e con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta (West, 1997), altri dimostrano invece come tali effetti tendano a cronicizzarsi e a persistere nel tempo (Stansfeld et al., 2011).
La comprensione di tali meccanismi potrebbe contribuire a chiarire l’eziologia dei disturbi mentali nei bambini e a programmare interventi per prevenire o ridurne le conseguenze nei termini di uno sviluppo adattivo.
Come segnalato nei capitoli precedenti, i risultati contrastanti che si osservano in letteratura sono il frutto sia dell’utilizzo di diverse misure e definizioni del SES, sia delle specifiche caratteristiche dei partecipanti che prendono parte agli studi. Starfield, Robertson e Riley (2002) hanno impiegato misure composite del SES, combinando stato occupazionale e livello di istruzione dei genitori e hanno riscontrato in bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni una relazione negativa tra SES e salute mentale, mediante la somministrazione del Child Health and Illness Profile (CHIP; Riley et al., 2004°, 2004b). Tuttavia, tale relazione risultava statisticamente significativa soltanto quando a compilare i test erano i genitori, mentre la significatività statistica non era raggiunta se a compilarli erano direttamente i bambini.
Anche Amone-P’Olak e colleghi (2009) hanno utilizzato una misura composita del SES – ottenuta combinando il reddito familiare, i livelli di istruzione e lo stato occupazionale dei genitori – al fine di valutarne gli effetti sulla salute mentale su un campione di 2.230 bambini con età compresa tra i 10 e i 12 anni, i quali sono stati valutati mediante una batteria di test (ASEBA) da somministrare rispettivamente a genitori, insegnanti e bambini costituita dalla Child Behavior Checklist (CBCL; Achenbach, 1991°), dalla Teacher Report Form (TRF; Achenbach, 1991b) e dallo Youth Report Form (YRF; Achenbach, 1991c). I bambini provenienti da famiglie caratterizzate da uno status socioeconomico basso o intermedio mostrano di fatto un maggior rischio di sviluppare sia disturbi internalizzanti che esternalizzanti, rispetto a coetanei provenienti da famiglie caratterizzate un più elevato status socioeconomico.
Altri autori hanno invece cercato di comprendere quali specifici indicatori del SES sono associati a determinati disturbi mentali nell’infanzia. A questo proposito, uno studio di von Rueden et al. (2006) ha indagato gli effetti esercitati indipendentemente dal SES del nucleo familiare e dal grado di istruzione dei genitori sulla salute mentale (valutata per mezzo dell’Health-Related Quality of Life; HRQoL) di bambini con età compresa tra gli 8 e gli 11 anni. In generale, i risultati hanno mostrato come bassi livelli di SES e di istruzione dei genitori siano associati a punteggi più bassi nella salute mentale: in particolare, il basso livello di istruzione dei genitori appare in grado di predire punteggi minori nel benessere psicologico, nonchè la frequenza con cui i bambini esperiscono emozioni e stati umorali negativi.
Ancora, Huisman et al. (2010) hanno condotto uno studio longitudinale su 13.971 madri evidenziando come lo status socioeconomico della famiglia d’origine al momento del parto sia associato allo sviluppo di disturbi sia di tipo internalizzante che esternalizzante nel corso dell’infanzia e della prima adolescenza (le valutazioni venivano condotte sui bambini all’età di 8 anni e poi ripetute a 13 anni), mentre il grado di istruzione materna risulta essere in relazione con i soli disturbi esternalizzanti.
In aggiunta, Boe e colleghi (2012) hanno utilizzato tre differenti indicatori di SES (ossia lo status socioeconomico della famiglia, il livello di istruzione paterno e il livello di istruzione materno) per indagarne la relazione con la salute mentale dei bambini. Al lorostudio hanno partecipato un totale di 5.781 bambini di età compresa tra gli 11 e i 13 anni (di cui il 52% femmine e il 48% maschi). I risultati ottenuti hanno evidenziato come i sintomi di patologia rilevati per mezzo dello Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ; Goodman, 1997) correlano negativamente sia con il SES familiare sia con il grado di istruzione dei genitori.
Più nello specifico, bassi livelli di istruzione genitoriale sembrano predire punteggi più elevati nelle scale relative ai problemi di attenzione/iperattività e della condotta, mentre soltanto il livello di istruzione paterno predice l’insorgenza di problemi emotivi.
Ancora, il reddito percepito risulta avere un peso maggiore rispetto al livello di istruzione genitoriale nel predire i problemi emotivi e le difficoltà nel rapporto con i pari. Nel complesso dunque, tali risultati, se da un lato corroborano quelli di studi precedenti, dall’altro consentono anche di specificare gli effetti prodotti da ciascun indicatore del SES nell’ambito del benessere psichico del bambino. A questo proposito, il grado di povertà del nucleo familiare appare in grado di influenzare costantemente la salute mentale dei bambini, mentre il livello di educazione di entrambi i genitori sembra giocare un ruolo importante soprattutto nell’esordio di disturbi esternalizzanti (Boe et al., 2012). In particolare, le condizioni di deprivazione sensoriale che spesso trovano luogo in quelle famiglie con genitori poco scolarizzati possono condurre ad uno sviluppo cognitivo e neurale atipico che favorisce l’esordio di disturbi esternalizzanti (Machlin et al., 2017; McLaughlin et al., 2013; Tibu et al., 2015).
Utilizzando una differente prospettiva, anche le possibilità di accesso alle cure possono risentire dello stato socio-economico in cui verte il nucleo familiare e ciò può contribuire ad influenzare la salute mentale dei bambini. Reiss (2013) ha condotto una rassegna degli studi presenti in letteratura per valutare simili effetti su bambini e adolescenti di età compresa tra i 4 e i 18 anni. Nello specifico, l’autore ha revisionato la totalità degli articoli pubblicati in lingua inglese e tedesca nel periodo di tempo compreso tra il 1990 e il 2011, i quali avevano preso in considerazione almeno uno dei seguenti indicatori dello status socio economico: proprietà della casa di residenza, indice di povertà, livello di istruzione e stato occupazionale di entrambi i genitori e numero di componenti della famiglia. Per la rilevazione dello stato di salute mentale invece, gli studi passati in rassegna si erano serviti della CBCL (The Child Behaviour Checklist; Achenbach & Edelbrock, 1991) e della scala SDQ (Strengths and Difficulties Questionnaire; Goodman, 1997). In totale, Reiss ha individuato 55 articoli in grado di soddisfare i criteri di inclusione. Di questi, 52 studi hanno confermato la presenza di una correlazione inversa tra SES e problemi di salute mentale: nello specifico, i bambini e gli adolescenti provenienti da famiglie caratterizzate da basso SES mostravano un rischio dalle due alle tre volte maggiore di sviluppare problemi mentali, rispetto ai coetanei provenienti da famiglie caratterizzate da un più elevato SES.
In particolare, nel momento in cui le condizioni di povertà si mantengono costanti nel tempo, il rischio di sviluppare problemi di salute mentale appare maggiore. L’intensità di tale associazione assieme alla tipologia delle problematiche riportate variano poi a seconda dei differenti indicatori dello status socioeconomico.
In generale, il basso SES e lo scarso livello di istruzione dei genitori costituiscono i due indicatori del SES che più di altri (ad esempio il livello e la qualità dell’occupazione dei genitori) predicono lo sviluppo dei disturbi mentali nei bambini; anche le deprivazioni materiali dovute alle difficoltà finanziarie della famiglia predicono lo sviluppo di disturbi mentali ma non permettono di prevedere la loro intensità e durata. Ancora, il limitato accesso ai servizi di salute mentale che, come sopra accennato, spesso è conseguenza di condizioni caratterizzate da un basso status socioeconomico viene indicato come fattore di rischio in grado di incidere sulla salute mentale dei bambini. A questo proposito, i genitori con maggiori disponibilità economiche sono anche coloro che, in genere, riescono a garantire ai propri figli la necessaria assistenza sanitaria e un adeguato supporto psicologico qualora se ne presenti la necessità.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Status socio economico: gli effetti sullo sviluppo cerebrale del bambino
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Paola Di Chio |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Libera Univ. degli Studi Maria SS.Assunta-(LUMSA) di Roma |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Lisa Arduino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 100 |
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