Il sentimento del Nulla come condizione dell' Essere. L'esperienza dell'annichilimento
Romanticismo e Nichilismo. Vita estetica e vita reale.
Il sentimento – e l’espressione di esso – è protagonista assoluto dell’arte romantica, per il quale qualsiasi opera umana può trarre origine nella misura in cui esso è presente. Non vi può essere arte alcuna, e dunque nessuna opera, laddove non vi è sentimento. Portato all’eccesso in qualsiasi forma esso possa trovare espressione, il sentimento di cui tratta il romanticismo – e successivamente anche il decadentismo, nel corso del quale si esprimerà nella forma di ogni estremizzazione di esso – diventa la fonte originaria a partire dalla quale scaturisce l’esistenza stessa, nel senso cioè che l’esistenza è sentimento ed il sentimento è in ogni caso sentimento dell’esistenza; solo a partire dal sentimento, e su di esso, è possibile edificare l’insieme di relazioni e legami che costituiscono l’esistenza stessa degli uomini e ne fondano l’essere in quanto tale. L’arte è espressione del sentimento, è la forma ideale mediante la quale ad esso è dato modo di manifestarsi e rendersi pubblico. E se l’arte, in quanto mezzo che veicola il sentimento dalla propria interiorità alla forma artistica esteriore, non dovesse risultare sufficiente da sola a dare degna espressione del sentimento provato dall’artista atto ad esternarlo e renderlo pubblico, quale rispecchiamento della propria anima, altro non resta che trasformare sé stessi nella propria opera d’arte – l’arte per l’arte e la vita in quanto esperienza artistica diventano i dettami principali che il romanticismo ed il decadentismo, quale svolta nichilista della corrente romantica, seguiranno fedelmente.
Il Romanticismo, sviluppatosi negli anni successivi la Rivoluzione Francese sulla scia degli ideali ottimistici che Rinascimento ed Illuminismo avevano infuso nella cultura europea, e che si apprestavano a dissolversi in una nuvola di rinnovato pessimismo provocato dalla svolta drammatica che la rivoluzione aveva preso, può dirsi in un certo senso più rivoluzionario rispetto alle correnti culturali che l’hanno preceduto. A sostegno di tale visione, ad esempio, vi è un’interpretazione che vede nella cultura romantica quella fase di passaggio che ha avviato il processo di corrosione di ogni forma di sapere fondativo e riflettente la realtà; la progressiva corrosione del sapere, seguita da un deterioramento dei costumi e delle tradizioni culturali, finirà col condurre entro quell’orizzonte di pensiero che, nella seconda metà del XIX secolo, diventerà noto come Nichilismo.
Oltre alla corrosione del sapere fondativo – sapere cioè in base al quale almeno la realtà empirica che si offre all’immediatezza dei sensi non poteva non essere potenzialmente conoscibile in quanto tale – si assiste alla dissoluzione sempre più profonda della metafisica, per cui la realtà si rivela così sempre più permeata dall’infondatezza e dalla mancanza del senso ultimo, cui unico approdo non può essere che il «solido nulla» profetizzato da Leopardi. In contrasto con la piega nichilista verso cui il Romanticismo andrà progressivamente a cadere si staglia l’aspetto religioso di esso, il quale, pur accogliendo l’idea della dissoluzione irrefrenabile del tutto, infonde un nuovo carattere che richiama a sé il mito e si identifica con la parola di Dio, la quale altro non fa che rimandare a sé stessa emancipandosi dalle normative linguistiche – in virtù dello stesso meccanismo cui è soggetta la parola poetica che, proprio in quanto poetica, non è vincolata ad alcun ordine linguistico e dunque risulta avulsa da qualsiasi regola semantica, dato che ad essa possono essere attribuiti una pluralità di significati tra loro diversi senza far tuttavia riferimento ad un qualche significato particolare o definitivo.
All’interno del panorama entro si colloca il Romanticismo, laddove la realtà ed il mondo svelano la propria insensatezza ed il proprio poggiare sul nulla, per i quali l’essere manifesta drammaticamente in tutta la sua crudezza la vanità e fragilità che lo caratterizzano in quanto tale, l’arte assume un ruolo decisivo e fondante la verità. L’arte si presenta, nel Romanticismo, quale organo propriamente dedito all’espressione della verità: una verità, quella artistica, che non pretende di avere valore universale e fondativo, spuria dalla pretesa di proferire sentenza alcuna circa la realtà ed il mondo circostanti. La «verità artistica» sussiste in virtù della pluralità infinita dei significati che essa intende esprimere e manifestare, aventi tutti il medesimo valore in quanto tutti ugualmente possibili. L’arte diventa quindi pratica cui obbiettivo è la liberazione della verità, cogliendola al di là della distinzione del vero dal falso ed indipendentemente dalla realtà stessa, quale unico strumento capace di penetrare in essa e conoscerla, tentando di prolungarne l’impulso originario in virtù dell’inesauribile attività creatrice che ne costituisce la forza motrice
Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggiamento della vita, o nelle più acerbe e mortifere disgrazie […]; servono sempre di consolazione, riaccendono l’entusiasmo, e non trattando né rappresentando altro che la morte, la rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta. […] E lo stesso spettacolo della nullità, è una cosa in queste opere, che par che ingrandisca l’anima del lettore, la innalzi, e la soddisfaccia di sé stessa e della propria disperazione.
L’arte è dunque mondo dell’illusione e della pluralità del vero – quale unico mondo possibile – e gioco dell’infinito che porta alla luce tutte le manifestazioni possibili attraverso le quali il mondo può rivelarsi ed essere interpretato. L’artista è, in virtù della pratica che egli esercita, colui che detiene lo scettro della verità, nella misura in cui l’arte è capace di evocare la portata rivelativa che si nasconde dentro ogni singola cosa: come un apprendista stregone iniziato ai segreti della natura e che da essi si lascia coinvolgere ed invadere, secondo Novalis, o come mediatore e tramite che mette in reciproca comunicazione l’umano ed il divino, secondo Schlegel.
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Il sentimento del Nulla come condizione dell' Essere. L'esperienza dell'annichilimento
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Informazioni tesi
Autore: | Alba Rosa Gesualdo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Sergio Vitale |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 273 |
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