L'introiezione dell'Orientalismo: il Nazionalismo Hindu tra ricerca dell'identità e colonialismo
Orientalismo e studi post-coloniali
Prima della sua soppressione a seguito della Rivolta del 1857, l'East India Company aveva rappresentato una sorta di istituzione "cuscinetto" tra Regno Unito e India, allo scopo di poter esercitare un dominio indiretto (indirect rule) sulla colonia, dato che la sua esistenza si giustificava attraverso la salvaguardia degli scambi commerciali tra colonia e madrepatria. Ma, man mano che la presenza inglese sul territorio indiano si strutturava e acquisiva un profilo amministrativo, sorse la necessità ideologica di giustificare un dominio che andava oltre il possesso di avamposti commerciali ma prendeva la forma di una vera e propria colonia. La principale risposta a questa necessità di legittimazione fu la graduale creazione di categorie concettuali atte a comprendere l'alterità indiana in contrapposizione con l'identità occidentale inglese.
In primo luogo, bisogna notare che la stessa identità britannica venne costruita, prima ancora che in opposizione con l'alterità dei paesi coloniali, grazie alle conquiste e agli accordi politici che, a partire dall'epoca Tudor, portarono alla creazione del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda nel 1801. Il confronto con i diversi popoli che abitavano le isole britanniche, in particolare con gli irlandesi, impose agli inglesi la riflessione sul loro diritto alla conquista, giustificato attraverso il ricorso categoriale all'inferiorità degli irlandesi, popolo considerato barbaro e bisognoso dell'apporto della superiore cultura inglese. Questo spirito civilizzatore, secondo il quale il popolo irlandese avrebbe tratto beneficio dal dominio inglese, venne interiorizzato dai britannici e riproposto in chiave imperialista in epoca coloniale.
Durante il diciottesimo secolo, la neonata identità unitaria britannica, ancora in fieri, trovò nel confronto con altre identità non-britanniche l'occasione per delinearsi più compiutamente, secondo un modello concettuale che l'indologo Federico Squarcini definisce «dialogismo identitario», di chiara matrice levistraussiana. In questo processo di definizione dell'identità per contrasto, le diversità storiche e culturali presentate dall'alterità indiana vennero categorizzate in termini qualitativi e ontologici, creando dei paradigmi statici strumentali al perpetuarsi del dominio coloniale e, parallelamente, permettendo l'autorappresentazione britannica in chiave imperialista.
L'intellettuale palestinese Edward Said rivoluzionò gli studi orientali e post-coloniali con la pubblicazione, nel 1978, del libro Orientalism, in cui attribuisce una nuova valenza allo stesso termine Orientalismo che, tradizionalmente in ambito accademico, indicava semplicemente «l'insieme delle discipline che studiano i costumi, la letteratura, la storia dei popoli orientali». In Said il termine acquisisce la nuova accezione di discorso culturale egemone perché legato indissolubilmente alle vicissitudini storiche e politiche che permisero il colonialismo.
Nell'analizzare il corpus di conoscenze sull'Oriente sviluppate dagli intellettuali organici al potere coloniale, ritengo non si possa prescindere dallo studio delle istituzioni e del divenire storico del dominio europeo sui paesi non-occidentali. Sulla scia dell'interdipendenza tra sapere e potere di foucaltiana memoria, lo studioso palestinese reinterpreta l'insieme degli studi orientalisti avviati a seguito del confronto con l'alterità orientale, considerandoli strumenti conoscitivi atti alla giustificazione del dominio coloniale, in base alla creazione di categorie dicotomicamente contrapposte tra supposte identità occidentali e orientali. La dicotomia tra Occidente e Oriente rispecchia una lunga serie di paradigmi eurocentrici che hanno caratterizzato l'approccio aprioristicamente egemone degli studiosi europei verso l'alterità asiatica. Questi assunti eurocentrici divennero lo strumento principale del dominio coloniale per asserire l'egemonia culturale e politica europea, grazie alla quale gli studiosi orientalisti poterono ordinare le culture del mondo su base gerarchica, implicando l'intrinseca superiorità epistemologica e ontologica occidentale. [...]
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L'introiezione dell'Orientalismo: il Nazionalismo Hindu tra ricerca dell'identità e colonialismo
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Lo Giudice |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Studi Orientali |
Corso: | Lingue e Civiltà Orientali |
Relatore: | Mario Prayer |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 181 |
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