L'introiezione dell'Orientalismo: il Nazionalismo Hindu tra ricerca dell'identità e colonialismo
Nel dibattito politologico e storiografico, uno dei concetti più complessi da definire univocamente è quello di ‘nazione’, insieme alle relative nozioni di ‘nazionalismo’ ed ‘identità nazionale’. Ciò che pare condiviso in un ampio filone di studi è l’inclusione nella categoria di nazione di tutti gli individui che condividono caratteri comuni, siano essi linguistici, etnici, religiosi, culturali o territoriali, rintracciabili attraverso il ricorso ideologico ad una storia comune. Il filosofo Benedict Anderson ne ha proposto una definizione convincente parlando della nazione come di una comunità immaginata e descrivendo il processo di costruzione della nazione attraverso lo sviluppo di un’ideologia e di una storia nazionale. Collegato a questa definizione è il concetto di tradizione inventata , sviluppato dallo storico Eric Hobsbawm, grazie al quale è possibile interpretare il processo mitopoietico di costruzione della nazione.
Tuttavia, negli studi post-coloniali è stato posto il problema dell’eurocentrismo insito nella descrizione di tali definizioni di fronte alle esperienze storico-politiche dei nazionalismi non europei. Infatti l’India indipendente è difficilmente ascrivibile ai canoni classici del concetto di nazione; lo storico indiano Ramachandra Guha la definisce una «nazione innaturale» . L’invenzione di una tradizione, atta a costituire una comunità immaginata da chiamare nazione, deve esplicitarsi in un processo storiografico di ricerca e cernita di eventi e miti di rilevanza tale da creare un sistema di valori determinato, da cui poter costruire una specifica identità nazionale. La questione si complica nelle realtà in cui, in questo processo mitopoietico, si situa il colonialismo, sia nel suo divenire storico-politico che, soprattutto, in quello ideologico. Grazie all’opera Orientalismo dell’intellettuale Edward Said, vero e proprio spartiacque per gli studi post-coloniali, nel dibattito contemporaneo è ormai assodata la valenza del discorso culturale creato dal colonialismo per stabilire e mantenere i rapporti di potere con i popoli colonizzati. Tuttavia, una delle critiche più frequenti mosse da diversi ambienti accademici a Said riguarda l’assenza, in Orientalismo, di una dialogicità tra colonialisti e colonizzati o, quanto meno, di un’agentività (agency) da parte dei colonizzati nel processo di costruzione e di reiterazione del discorso orientalista. I paradigmi orientalisti, basati su supposte identità dicotomiche tra Oriente e Occidente, subiscono un processo di introiezione da parte della classe intellettuale indiana e vengono usati come arma dialettica o contro gli stessi colonizzatori o semplicemente per la ricerca di un’autodefinizione, ovviamente invertendone le valenze qualitative. Ad esempio, l’opposizione tra spiritualismo indiano e materialismo inglese, presentata nel discorso orientalista come prova dell’incapacità dei nativi di sviluppare forme moderne di società e di stato, viene riproposta dal filosofo-patriota indiano Swami Vivekananda ma invertita nel giudizio di merito, con l’effetto di innalzare la supposta essenza spirituale indiana di fronte al mero materialismo occidentale e renderla il baluardo della specificità nazionale. In altre parole, il processo ideologico alla base della creazione della tradizione nazionalista hindu si sviluppa attraverso la contemporanea emulazione e stigmatizzazione del discorso culturale orientalista, attingendo alla grammatica e al vocabolario orientalista per creare autonomamente i miti fondativi della nazione hindu.
Obiettivo di questo studio è passare in rassegna alcune definizioni di identità indiana proposte nel tardo periodo coloniale da intellettuali indiani organici alla corrente nazionalista hindu dei primordi, alla luce di ciò che si può definire “Orientalismo internalizzato”, al fine di mostrare come l’essenzialismo e il primordialismo del Nazionalismo Hindu, elementi cardine del processo di invenzione della tradizione, vengano costruiti a seguito del confronto con il discorso culturale orientalista, che viene filtrato e reinterpretato strumentalmente per rendere intellegibili le istanze nazionaliste e ottenere legittimazione. Perciò questo studio, ascrivibile alla tradizione storiografica della storia delle idee, metterà in atto una metodologia teorica ed ermeneutica, cercando di trarre spunto dalle recenti ricerche degli studi post-coloniali per rileggere i testi di alcuni intellettuali indiani alla luce di concetti cardine quali l’ibridità (hibridity) e il mimetismo (mimicry), adatti a comprendere le dinamiche tra Orientalismo e il nascente Nazionalismo Hindu in epoca coloniale.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Lo Giudice |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Studi Orientali |
Corso: | Lingue e Civiltà Orientali |
Relatore: | Mario Prayer |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 181 |
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