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La coltivazione del mais nei sistemi biologici e convenzionali: risultati da una sperimentazione poliennale

Modalità di gestione dei parassiti in biologico

Anche per la gestione dei parassiti l'agricoltura biologica fa affidamento sulla biodiversità dell'ambiente in cui opera per il mantenimento di un equilibrio tra e componenti dell'ecosistema agricolo. Eccezionali sono trattamenti sulla coltura contro la piralide, oggi fattibili con bioinsetticidi a basso impatto ambientale a base di Bacillus thuringensis (Gassmann et al., 2012).
Le prove effettuate al riguardo indicano una buona efficacia degli interventi con prodotti a base di Bacillus thuringiensis, purché vengano effettuati tempestivamente, prima della penetrazione delle larve nella pianta: ciò è reso difficoltoso dal fatto che
l'unico sistema di monitoraggio attualmente efficace è l'osservazione diretta e il conteggio delle ovature in campo, con tutte le difficoltà e l'onerosità che questa operazione comporta (Gasmaann et al., 2012).
Al momento attuale i principi attivi naturali per la difesa dalle avversità non vengono utilizzati ampiamente dai maiscoltori biologici, i quali ricorrono piuttosto alla prevenzione mediante l'impiego di varietà antiche resistenti, ma vengono anche utilizzate buone pratiche agronomiche volte alla prevenzione delle infestazioni. La rimozione o l'interramento di residui della coltura precedente sono pratiche utilizzate quando il mais viene messo in rotazione con altre colture (Vasileiadis et al., 2011).
Il contenimento delle infestazioni di piralide, il principale fitofago del mais, riveste una particolare importanza nella gestione complessiva della contaminazione da micotossine. Infatti, una difesa efficace permette almeno il contenimento dello sviluppo di funghi quali Aspergillus e Fusarium, responsabili della produzione di micotossine (fumonisina e aflatossine). Per i cereali sono ormai patrimonio acquisito le modalità con le quali condurre opportunamente, al momento della raccolta, le operazioni di essiccamento e di immagazzinamento per evitare lo sviluppo di muffe e dei loro metaboliti. Altrettanto rilevanti sono gli accorgimenti tecnici necessari per la precoce individuazione delle partite ad alto contenuto di micotossine che permettano di escludere dalle linee produttive i lotti più contaminati.
In tutti questi settori la ricerca, in particolare italiana, è stata estesa e produttiva, non solo nel rendere diffusamente disponibili gli strumenti tecnici, ma soprattutto nell'identificazione dei fattori di rischio, prima ed indispensabile nozione per l'approntamento delle strategie preventive. L'inosservanza di metodi preventivi si traduce nell'immissione nella catena alimentare di contaminanti che compromettono la sicurezza sanitaria degli alimenti e ne riducono sostanzialmente, ed irreparabilmente, il valore commerciale (Firrao et al. 2011)
Anche nella difesa dagli attacchi da elateridi, la scelta di un campionamento appropriato riveste un ruolo di primaria importanza per poter individuare preventivamente gli appezzamenti a rischio. Attualmente il livello di infestazione viene stimato impiegando trappole a feromoni per un monitoraggio preventivo degli adulti e, successivamente, trappole ad innesco alimentare per le larve: solo nel caso vengano rilevate più di 1,5-3 larve per trappola si può avere un danno economicamente rilevante. Indagini poliennali effettuate anche in Emilia-Romagna e prove sperimentali specifiche hanno comunque evidenziato che il rischio effettivo di infestazioni da elateridi è molto basso anche per aziende con una parte di terreni coperta da vegetazione per la maggior parte dell'anno, quali quelle zootecniche e biologiche. Nel caso si rilevino infestazioni, data l'impossibilità in agricoltura biologica di utilizzare trattamenti con geoinsetticidi, può risultare utile effettuare una lavorazione dell'interfila della coltura, in modo da disturbare le larve presenti e provocarne l'approfondimento nel terreno (Piazza et al., 2007).
Altri studi effettuati in Germania (Lang et al., 1999) hanno provato l'azione della predazione da parte dei coleotteri e delle tarantole sugli insetti erbivori nelle colture di mais.
I coleotteri (Carabidae) e le tarantole (Lycosidae) sono tra i predatori principali epigei nel terreno coltivato. L'effetto della loro predazione sulla popolazione potenziale degli insetti è stato esaminato in un campo di mais. L'abbondanza e gli
effetti dei predatori sono stati manipolati tramite aggiunte e sottrazioni all'interno dei campi prova durante due momenti di studio: a metà ciclo e a fine ciclo di coltivazione. Entrambi i predatori hanno abbassato la popolazione delle Cicadellidae spp. e dei Thysanopthera spp. e a metà ciclo e stata rilevata una riduzione della popolazione degli Aphididae spp. I risultati hanno indicato un effetto di riduzione da parte dei coleotteri sui Cicadellidae dipendente dalla dimensione: l'effetto di predazione più elevato è stato sui Cicadellidae con una lunghezza del corpo superiore a 1,1 mm. Non ci sono state prove evidenti che la stagione abbia influito sulla predazione. Questo studio ha confermato che i coleotteri e le tarantole possono avere un ruolo importante nel controllo della popolazione di Cicadellidae e Thysanopthera nei campi di mais.

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La coltivazione del mais nei sistemi biologici e convenzionali: risultati da una sperimentazione poliennale

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Informazioni tesi

  Autore: Danluigi Bertazzi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Corso: Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali
  Relatore: Paolo Benincasa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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Parole chiave

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coltivazione biologica e convenzionale
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coltivazione del mais
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