I genitori ''nati due volte''

Parlando dell’esperienza genitoriale narrata nel romanzo Nati due volte, non si può trascurare quella raccontata, invece, da Gianni Amelio nel suo film Le chiavi di casa, dato che quest’ ultimo sembra essere stato ispirato dal primo. Il regista, pur non essendo padre di un ragazzo disabile, ha saputo rappresentare sapientemente sullo schermo quello che è un incontro tra un genitore e suo figlio disabile. Questo perchè, colui che si autodefinisce un «vizioso»103 del cinema, ha vissuto, come lui stesso dichiara «un incontro umano profondissimo con Andrea Rossi, un quindicenne che è una vera forza della natura», e quindi racconta il “suo” Andrea «come lo avrebbe raccontato un padre che lo vedeva per la prima volta». In Le chiavi di casa il nome del genitore è Gianni (proprio come Amelio), mentre quello del ragazzo è Paolo (come il personaggio del romanzo di Pontiggia). Quando Paolo nasce, sua madre perde la vita mentre il padre, non riuscendo ad accettare la duplice tragedia (la morte della compagna e la disabilità del figlio) sceglie di abbandonarlo e ricostruirsi una nuova famiglia. Così, il piccolo cresce con gli zii e solo all’età di quindici anni incontra per la prima volta Gianni, il quale lo accompagna a Berlino per delle visite specialistiche. I due, che «sono in qualche modo speculari: uno è malato dentro, l’altro è malato fuori», convivendo per una settimana, finiscono per trasmettersi qualcosa che va oltre le inadeguatezze e le paure, il passato e gli errori. Nel film, così, si possono individuare delle tematiche ricorrenti non solo nei dialoghi dei personaggi, ma anche nei loro gesti e espressioni.