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Fotogiornalismo: costruire e manipolare le immagini

Le falsificazioni dell'immagine fotografica

Riporto uno stralcio di intervista fatta da Andrea Pogliano ad un fotografo freelance italiano:

"Questo lavoro sull'Africa l'ho fatto nel 1994. [...]. Pensa che fino al 2002, [...], non ho venduto nulla. Poi le ho vendute. Ai giornali che mi chiedevano quando avevo fatto le foto, io dicevo di averle fatte l'anno prima. Dovevo vendere un po' di immagini e ho colto l'occasione. Ci ho un po' marciato. Tanto l'Africa per i giornali è immobile, no?”. (Da un intervista con un fotografo freelance italiano. A. Pogliano)

Il significato di questo ricorso agli archivi fotografici e di ri-utilizzo di una foto esula da un comportamento volto a imbrogliare o cercare di manipolare in qualche modo la realtà, ma ha una motivazione prettamente di tipo economico frutto comunque di ampie discussioni in ambito deontologico ed etico, per i quali l'Italia pecca decisamente di una scarsa regolamentazione. Il secondo tipo di falsificazione, riguarda le foto messe in scena dal fotografo, o nelle quali il fotografo abbia un ruolo attivo nel verificarsi di determinati eventi.
Il motivo è la fretta, o la difficoltà nel trovare un'immagine che possa descrivere bene un fatto. Nel pieno dell'era dell'immagine è fondamentale avere sempre a disposizione una foto: mostrare al pubblico qualcosa. Avere però un'immagine per ogni cosa che accade risulta pressoché impossibile, allora si procede spesso a ricostruzioni, talvolta spacciandole per vere, o a immagini riprese da altri (telecamere di sorveglianza, o testimoni), anche se spesso poco chiare.

"Una volta i giornalisti che arrivavano sul posto dopo un fatto chiedevano se qualcuno avesse visto o sentito qualcosa. Oggi si chiede se qualcuno ha fatto delle foto con la fotocamera del telefonino” (Da un colloquio telefonico con Amedeo Vergani).

La falsificazione gode poi di un largo impiego soprattutto durante le guerre, le cui notizie giungono a noi solo grazie ai media. Nel 1989 in Romania si alimentarono le proteste contro la dittatura di Ceausescu, a favore della democrazia, che il leader cercò di sedare con la forza. Timisoara, in Transilvania, fu la prima città a ribellarsi manifestando violentemente contro il regime. Le frontiere furono chiuse e i giornalisti furono allontanati durante gli scontri impedendo di raccontare e documentare quello che stava accadendo.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Fotogiornalismo: costruire e manipolare le immagini

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Visentin
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Raffaele Fiengo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 57

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