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Valutazione delle performance ambientali di sistemi ortofrutticoli

La sostenibilità nel settore agricolo e agroalimentare

L'agricoltura, in quanto attività primaria dell'uomo nell'uso ragionato, e non rapinatore, delle risorse naturali deve, per principio, essere sostenibile, cioè ecoeconomica ed ecocompatibile. Lo è stata per millenni, poiché l'agricoltore è il logico e connaturale custode dell'ambiente e della multifunzionalità dell'agricoltura. Lo è stata anche quando ha dovuto intensificarsi per sopperire alle esigenze della crescente popolazione.

Ma, dalla fine del XIX secolo (un miliardo di persone) l'esplosione demografica (oltre sei miliardi oggi), la competizione sui mercati, la discutibile imitazione dei trionfanti modelli di modernità e di prosperità dell'era industriale (peraltro durata un secolo e mezzo) hanno progressivamente trasformato l'attività primaria nei Paesi avanzati in un'agricoltura industrializzata, ricca di input esterni. Inoltre oggi, se nei Paesi del Nord del mondo è in atto un ampio dibattito sul tema della sostenibilità dei sistemi produttivi, nei Paesi emergenti ed in via di sviluppo, l’esplosione demografica impone modelli che comportano sfruttamento e inquinamento delle risorse naturali.

Sotto il profilo dell'agricoltura e delle attività connesse, oggi la sostenibilità è insidiata da molti eventi: accelerata distruzione di risorse naturali (per esempio 2/3 dei terreni coltivati sono stati colpiti dal degrado negli ultimi 50 anni), agro-biodiversità in evidente declino, incremento del consumo di risorse idriche per l'irrigazione (spesso maggiore dei consumi industriali e civili), aumento dell'inquinamento di suolo, acqua e atmosfera, rischi di riduzione della capacità complessiva della vegetazione di catturare gas serra, ecc.

Eppure l'agricoltura deve evolversi: per tanti Paesi emergenti, come fu per quelli oggi avanzati, essa è il motore della crescita economica ed è tuttora fonte di occupazione del 60-70% della forza lavoro; in tutti i Paesi deve garantire il fondamentale diritto naturale dell'umanità: la sicurezza alimentare e nutrizionale. Purtroppo, in vari settori produttivi e soprattutto nel settore agroindustriale, l’importanza della questione ambientale è stata considerata, nel corso dei decenni passati, come un elemento secondario della gestione complessiva.

Gli sprechi e le emissioni improprie sono state fin troppo presenti nel modello agricolo che ha caratterizzato la seconda metà del ventesimo secolo: la “rivoluzione verde” del secondo dopoguerra ha spesso considerato il suolo solo come un substrato in cui introdurre input di elementi esterni per ottenere un output di prodotti agricoli. Solo recentemente ha cominciato a farsi strada la consapevolezza che anche per l’agricoltura la salvaguardia dell’ambiente è la strada maestra per ottenere vantaggi competitivi (Scarascia Mugnozza, 2001).

Occorre inoltre ricordare che agricoltura e cambiamento climatico si caratterizzano per una complessa relazione di causa-effetto. I sistemi agricoli producono rilevanti volumi di gas a effetto serra, principale causa del cambiamento climatico. Al tempo stesso però, essi subiscono gli impatti negativi del cambiamento climatico, in termini di riduzione della produttività e di incremento dei rischi legati alla sicurezza alimentare.

Le soluzioni capaci di interrompere questo circolo vizioso sembrano riconducibili principalmente a due macro ambiti: la ricollocazione delle produzioni agricole e l’innovazione nelle tecniche di gestione e nelle pratiche agroalimentari. L’attività agricola è responsabile della produzione di gas serra per una quota pari al 33% del totale delle emissioni annuali nel mondo (WRI, 2007).

Questa quota è generata per il 46% da protossido di azoto, proveniente prevalentemente da attività concernenti il terreno agricolo e l’utilizzo di energia, per il 45% da emissioni di metano (derivanti per il 27% da fermentazione enterica degli animali, 10% dalla risicoltura, 8% dalla gestione dei fertilizzanti organici) e per il 9% da anidride carbonica. Dall’esame di questi dati si evince come le attività agroalimentari contribuiscano in misura piuttosto modesta alla produzione di CO2, ma in misura più rilevante alla generazione di N2O e CH4, a causa delle attività connesse all’allevamento e alla risicoltura e, in parte, alla fertilizzazione dei suoli (Barilla CFN, 2009).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Valutazione delle performance ambientali di sistemi ortofrutticoli

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Informazioni tesi

  Autore: Michele Bounous
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Torino
  Corso: Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali
  Relatore: Cristiana Peano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 93

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